Ex Presidente provincia, Cataldo Salerno: Se cade Enna, gli altri comuni precipitano

Non so se sia vero o se si tratti di una invenzione giornalistica di ferragosto, ma festeggiare la ventilata soppressione della provincia di Enna, in un quadro nel quale dovessero rimanere attive le altre province, non appare conveniente a nessuno e, in primo luogo, ai comuni dell’Ennese che seguono immediatamente Enna nella graduatoria per dimensione. Vediamo perché.

Se si ritornasse alla situazione antecedente al 1926 – con la provincia di Enna distribuita tra le province di Caltanissetta e di Catania – Enna sarebbe la terza città della provincia di Caltanissetta, dopo Gela e Caltanissetta. Piazza Armerina sarebbe la sesta, dopo Gela, Caltanissetta, Enna, Niscemi e San Cataldo.

Se tutta, o quasi tutta, l’attuale provincia di Enna venisse accorpata a quella di Catania, la città di Enna si troverebbe al nono posto, dopo Catania, Acireale, Paternò, Misterbianco, Caltagirone, Adrano, Mascalucia ed Aci Catena. Piazza Armerina si ritroverebbe al sedicesimo posto, Nicosia al ventitreesimo posto, Leonforte al ventiquattresimo.

Se, infine, venisse costituita la provincia di Gela, la città di Piazza Armerina ne sarebbe il quarto centro, dopo la stessa Gela, Licata e Niscemi.

Come si vede, comunque la si metta, tutti i comuni della provincia di Enna farebbero un passo indietro, o molto più di un passo. La retrocessione colpirebbe in particolare i comuni che attualmente nell’Ennese occupano il secondo, il terzo e il quarto posto, cioè Piazza Armerina, Nicosia e Leonforte. Questi comuni sono oggi tutti sede di importanti strutture distrettuali: ospedali, commissariati di polizia, tenenze dei carabinieri, sedi della guardia forestale e dei vigili del fuoco, case circondariali, uffici statali e delegazioni regionali e provinciali. Il loro status di sedi distrettuali è dovuto però ad una sola condizione: il fatto di essere i primi comuni, dopo il capoluogo, della provincia di Enna. Nel momento in cui essi dovessero perdere questa collocazione, perderebbero anche tutte le strutture distrettuali nessuna esclusa, perché tali strutture andrebbero naturalmente ad Enna, come città più importante dell’area sub-provinciale che nascerebbe al posto dell’attuale provincia, e come comune già peraltro dotato delle necessarie sedi e dei collegamenti più rapidi sia con Catania che con Caltanissetta.

Anche nel caso di istituzione della provincia di Gela, il comune ennese che ne entrerebbe a far parte, cioè Piazza Armerina, passerebbe da secondo a quarto centro di una provincia, con una differenza di popolazione con il capoluogo così alta (Gela è tre volte e mezza più grande) che facilmente Piazza Armerina perderebbe anche, a quel punto, la sede vescovile, che con Enna (che che ne dicano alcuni) non è stata mai messa in discussione e che, anzi, viene mantenuta a Piazza Armerina soltanto perché sta tra due città ugualmente importanti: a nord Enna, a sud Gela.

C’è, allora, qualcosa da festeggiare se cadesse la provincia di Enna? C’è qualcuno che a Piazza Armerina ci spera veramente? Io ritengo di no.


Cataldo Salerno
ex Presidente della Provincia regionale di Enna


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