Riorganizzazione sanità Sicilia. Salvato il punto nascita di Nicosia

I punti nascita in Sicilia passeranno dai 70 del 2009 a 47, con una riduzione di 23 unità.
Saranno rifunzionalizzati i reparti di ostetricia e ginecologia con meno di 500 parti all’anno, con cinque deroghe in ragione di particolari posizioni geografiche o di difficili collegamenti stradali.
Sono questi i punti salienti del decreto sul riordino e la razionalizzazione della rete dei punti nascita in Sicilia che l’assessore regionale per la Salute, Massimo Russo, ha presentato oggi a Palermo al congresso della Societa’ italiana di ostetricia e ginecologia (Sigo).
Nel decreto c’e’ anche un forte richiamo alle strutture private convenzionate, chiamate ad arginare l’enorme numero di parti cesarei che e’ stato registrato negli ultimi anni.
“La Sicilia – ha detto l’assessore Russo – adempie puntualmente a quanto previsto a livello nazionale dalla Conferenza Stato Regioni. Abbiamo disegnato la nuova rete dei punti nascita dopo un eccellente lavoro svolto dai tavoli tecnici cui hanno partecipato i migliori professionisti del settore, seguendo dunque il metodo della condivisione. Si va in modo chiaro nella direzione della qualità e della sicurezza delle mamme e dei loro bambini”.
L’assessore ha sottolineato che le statistiche confermano la maggiore pericolosità delle strutture con basso volume di operatività e ha anche ricordato come una legge dello Stato consenta alle famiglie di poter iscrivere anagraficamente il proprio figlio in un luogo diverso da quello in cui la mamma ha partorito. Il provvedimento e’ stato condiviso con l’associazione dei comuni (Anci).
Il decreto sulla rete dei punti nascita, come previsto nell’accordo raggiunto lo scorso anno in Conferenza Stato – Regioni, prevede la rifunzionalizzazione dei punti nascita con meno di 500 parti all’anno, fissando a mille parti lo standard verso cui si dovrà tendere nel giro di un triennio.
I cinque punti nascita che resteranno attivi nonostante un numero di parti inferiore sono Corleone (Palermo), Nicosia (Enna), Bronte (Catania), Mussomeli (Caltanissetta) e Santo Stefano di Quisquina (Agrigento). Il loro mantenimento e’ giustificato dalla oggettiva difficoltà o impossibilità di garantire, entro tempi congrui, il trasferimento delle pazienti verso strutture di secondo livello, dall’ampiezza dell’area territoriale di riferimento e dalla media del numero di parti già effettuati nel quinquennio, superiore a 150 parti all’anno.
E’ previsto l’accorpamento dei punti nascita, anche con numero di parti superiore a 500, nei casi in cui la distanza fra loro e’ estremamente ridotta.
La nuova organizzazione dovrà essere completata entro il 30 giugno 2012, secondo i piani attuativi che dovranno essere predisposti dai direttori generali delle aziende entro il mese di marzo.
La rifunzionalizzazione della rete prevede strutture di primo e secondo livello, secondo il modello “hub e spoke” previsto dal Piano sanitario regionale: le strutture di secondo livello, cioe’ quelle che tratteranno i casi piu’ complessi, dovranno garantire anche le funzioni assistenziali di terapia intensiva come le Utin (unita’ terapia intensiva neonatale) e le rianimazioni.
Il decreto dedica particolare attenzione al problema dei parti cesarei che nel 2009 ponevano la Sicilia al secondo posto in Italia dietro alla Campania. Gia’ lo scorso anno l’assessorato, attraverso l’equiparazione delle tariffe tra parto naturale e parto cesareo, e’ riuscita a invertire il trend (anche i dati del primo semestre 2011 confermano il miglioramento). Adesso l’obiettivo e’ quello di raggiungere in breve tempo la soglia del 20% dei parti cesarei primari (attualmente al 37%) ed e’ gia’ previsto che saranno introdotte sanzioni economiche a partire dal 2012 per le strutture che supereranno questo limite.
E’ prevista anche la valutazione delle performances dei singoli punti nascita, sia nel pubblico che nel privato, per valutare l’appropriatezza delle prestazioni.