Agira, guerra tra chiesa e politica sul nuovo statuto dell’opera pia Scriffignano

Agira. Il nuovo statuto dell’opera pia “Sacerdote Mariano Scriffignano”, recentemente modificato da un commissario straordinario regionale e dal consiglio comunale per ripristinare le volontà testamentarie della fondatrice, non è stato ancora firmato dal presidente della Regione Siciliana. E così il mondo ecclesiale insorge per un ritardo che viene ritenuto frutto di pressioni politiche provenienti da Agira. Erano stati infatti i politici agirini negli anni scorsi ad aumentare la presenza di membri del Cda laici (da 2 a 4) mettendo in minoranza la componente ecclesiale (i tre sacerdoti delle tre parrocchie principali del paese) che doveva essere invece maggioritaria secondo i dettami della fondatrice Maria Scriffignano. Una decisione che all’atto della fondazione venne dettata dai fini solidaristici dell’ente che doveva aiutare i giovani e in particolare gli orfani a vivere una vita dignitosa e a studiare. Ma la politica è sempre stata attratta dal grande patrimonio dell’Ipab e così le modifiche arbitrarie allo statuto portarono lo scorso anno al commissariamento dell’ente da parte della Regione che scelse il funzionario Saverino Richiusa proprio per ristabilire la composizione originaria. Recentemente il mandato di Richiusa è scaduto ma la Regione, invece di approvare il nuovo documento e avviare l’iter per l’insediamento del nuovo consiglio di amministrazione dell’ente, ha deciso di inviare un altro commissario. Una decisione che ha fatto storcere il naso ad uno dei tre membri di diritto del Cda, il parroco dell’unità pastorale san Pietro – sant’Antonio da Padova padre Pietro Scardilli che dice: «questa decisione è veramente sospetta, non mi spiego questo ritardo visto il lungo iter burocratico portato a termine e visto che il commissariamento dell’ente era stato deciso per rispettare la volontà della fondatrice. Peraltro- aggiunge- voci provenienti dall’assessorato regionale mi confermano che qualcuno vuole bloccare l’approvazione del nuovo statuto». Della questione si è interessato anche il vescovo della diocesi di Nicosia monsignor Salvatore Muratore che ha scritto una lettera al presidente della Regione, all’assessore regionale Giuseppe Spampinato, al dirigente generale delle politiche sociali Rosolino Greco e al commissario straordinario dell’Ipab. Nella missiva il vescovo sottolinea la valenza socio-assistenziale ed economica dell’istituto e sostiene che l’approvazione dello statuto segnerebbe il «ripristino della legalità nel rispetto delle tavole di fondazione».

Luca Capuano