Enna. Nessun contributo della Provincia per i centri di riabilitazione

Enna. Le difficoltà finanziarie della Provincia regionale sta creando delle difficoltà ai tre centri di riabilitazione di Enna, Barrafranca e Piazza Armerina per cui i circa 50 disabili, che necessitano di terapia, potrebbero non avere questo tipo di assistenza. La Provincia regionale aveva promesso un contributo di 90 mila euro, che era stato promesso dall’assessore alle politiche sociali. La mancata concessione del contributo di 90 mila euro ha creato difficoltà a quindici operatori dei tre centri Csr perché mancano i soldi per pagarli. Infatti i soldi messi a disposizione del Consorzio di riabilitazione e i comuni non possono soddisfare le esigenze del personale. La Provincia regionale, in questo campo, è stata sicuramente l’elemento sostenitore di questi centri di riabilitazione perché ha concesso contributi e per certi spetti si è sostituita all’azienda sanitaria provinciale, che da parecchi anni si è disinteressata di questo importante servizio, che, invece, è mantenuto dalle altre otto aziende sanitarie provinciali. Recentemente c’è stata una riunione nella sala della Provincia, presente il professor Giuseppe Adamo, il consigliere Giuseppe Regalbuto, sempre sensibile a queste problematiche, l’assessore Geppina Savoca per affrontare le problematiche dei centri di riabilitazione ennesi, ma le conclusioni sono state poco rassicuranti ed oggi si notifica che la provincia non è nelle condizioni di poter assegnare i 90 mila euro promessi, perché i tagli di regione e Stato hanno messo, a livello finanziario, in ginocchio la Provincia, che ha dovuto effettuare dei tagli dolorosi ma necessari. Pare che sia prevista un’altra riunione alla Provincia con la presenza di Adamo, Vetriolo e Naso che gestiscono i tre centri di riabilitazione per vedere come muoversi per arrivare ad una soluzione valida. I genitori degli allievi che hanno bisogno delle terapie hanno deciso di riunirsi per un’azione comune ed addirittura ad una protesta collettiva per spingere l’ente a ritornare sulle sue decisioni, anche se soldi veramente non ce ne sono.