Assoro. Chiusura Sp 7/bis monta la protesta

Ѐ caos ad Assoro per la chiusura della Sp 7/bis – ss 290. A scatenare la bufera, quel divieto di transito che chiude la strada, posto in via cautelativa tre anni fa e che ora la presenza di pattuglie della polizia stradale, da circa una settimana, ha reso quel tratto un vero e proprio “multificio” con relativa falcidia dei punti dalla patente. Rumors più accreditati sostengono che alla base della vicenda vi sia una denuncia della Provincia a seguito di numerosi furti di segnaletica e transenne. Veniamo al dunque: il rischio idrogeologico – la presenza di tre frane – è il motivo della chiusura, avvenuta formalmente tre anni fa. E poi? Nessuna politica interventista da parte della Provincia ha fatto seguito alla chiusura, o meglio, al vero e proprio isolamento di un’importante zona dell’assorino, la c.da Cavalcatore. Già tre anni fa venivano denunciati i danni che la chiusura avrebbe arrecato, non solo perché – di fatto – i non pochi residenti si trovano “sequestrati” o peggio, impossibilitati a rientrare nelle proprie abitazioni; Aida Giangreco, Doro, il Cavalcatore sono solo tre nomi delle numerose aziende presenti in zona e che da questa vicenda non possono che trarre numerose difficoltà e danni economici. Un duro colpo, dunque, alla zootecnia e a tutte quelle attività che contribuiscono all’economia di un Paese (ci chiediamo: a chi presenteranno poi il conto dei danni subiti?). Da qui l’urgenza di un neo costituito comitato cittadino, promosso da alcuni giovani assorini, tra cui la dottoressa Sibilla Giangreco (ex assessore comunale), l’architetto Giuseppe Armenio e il giovane Lucio Notarrigo, proprietario del bed & breakfast “La casa dell’artista”, attualmente isolato dalla chiusura. Nel giro di poco, il neo comitato ha raccolto oltre un centinaio di firme per protestare contro un provvedimento “cieco e sordo”, vista la palese e cruciale importanza dell’arteria provinciale. La mobilitazione non si ferma qui: l’associazione MTB Assoro, in occasione della passeggiata di Pasquetta che si sarebbe dovuta svolgere proprio su quel percorso, sfilerà a piedi con il lutto al braccio, a “piangere” la morte della viabilità assorina; il prossimo mercoledì 3 aprile il comitato incontrerà cittadini ed amministrazione sin dalle prime ore del mattino, con l’obiettivo di individuare un percorso unitario che porti a soluzioni concrete. Dal canto suo, il sindaco Pino Capizzi fa sapere che “la mia protesta va avanti da tre anni, ossia dalla prima chiusura in occasione della quale ho scritto e denunciato la situazione di emergenza per i cittadini e i numerosi imprenditori, ho fatto sopralluoghi, coinvolgendo sempre le parti interessate. Il tutto senza mai ottenere risposta alcuna”. Assenza di soluzioni che persiste anche oggi, all’indomani dell’incontro avvenuto tra il primo cittadino, il presidente del consiglio comunale Antonio Malaguarnera, il Prefetto Clara Minerva, ed il vice Questore, dottoressa Pecoraro, cui peraltro sono state consegnate le centinaia di firme raccolte. Ma stavolta, visto il clima esasperante, Capizzi si dice intenzionato a scendere in prima fila e aderire alle forme di protesta promosse dalla collettività (n.d.r.: perchè a ridosso di campagne elettorali tutti si risvegliono!). Domattina un nuovo incontro alla Provincia, questa volta con l’Ufficio Tecnico, per chiedere ancora una volta delle risposte urgenti ed indifferibili. Non è più possibile fare orecchie da mercante, soprattutto alla luce di soluzioni proposte di recente e che avrebbero, se non risolto, quantomeno migliorato la situazione: “circa un mese fa – ha dichiarato Antonio Malaguarnera – avevamo affrontato per l’ennesima volta la questione e la Provincia aveva pattuito la somma di 260mila euro per risanare almeno la prima frana (quella a monte)”. Bene, e dopo? Ancora una volta silenzio e “spallucce”.
Alessandra Maria