Fummo. PD “edificio” costruito da ex comunisti ed ex democristiani di sinistra

“…Fummo – bisogna dirlo – travolti dagli avvenimenti, fummo, senza volerlo, un aspetto della dissoluzione generale della società italiana, diventata un crogiolo incandescente di tutte le tradizioni, tutte le formazioni storiche, tutte le idee si fondevano, qualche volta senza residuo…”. Suppongo che a Pierluigi Bersani sia ritornata alla mente questa valutazione che Antonio Gramsci fece della situazione dell’Italia nel 1924, due anni dopo l’avvento al potere del fascismo, nell’articolo comparso su “L’Ordine Nuovo” il 15 marzo 1924. Quelle parole di Gramsci, che Bersani citò in uno dei suoi interventi nel dibattito politico nazionale, quando non si era ancora dimesso da segretario del Pd, possono essere usate per descrivere lo stato di crisi profonda in cui è precipitato il Pd. Questo partito si proponeva agli elettori come un elemento risolutore della crisi italiana dei nostri giorni, ma alla prova dei fatti, nelle vicende successive alle elezioni del 24 e 25 febbraio di quest’anno, si è rivelato invece un aspetto della dissoluzione della società italiana d’oggi. Sulla crisi del Pd, di cui molti osservatori ne prevedono la scissione, si è detto e scritto tanto. A mio avviso le analisi più pertinenti, che aiutano a capire quello che è accaduto, le hanno fatte Roberto D’Alimonte sul “Sole 24Ore” e Michele Salvati sul “Corriere delle Sera”. Per D’Alimonte, il Pd è un progetto incompiuto perché la fusione fredda tra Ds e Margherita non è riuscita. E’ una sommatoria di due partiti esistenti che hanno prodotto una massa amorfa. L’idea di fondo era quella di creare un partito nuovo che offrisse un’immagine diversa da quella dei due partiti tradizionali. L’obiettivo del partito nuovo con un’identità sfumata era quello di conquistare nuovi consensi al di là dei bacini tradizionali della Margherita (democristiani di sinistra) e Ds (ex comunisti o come ama definirsi Giorgio Napolitano “former communist”). Obiettivo che è oggi raggiungibile perché il livello di volatilità elettorale è molto elevato. Cosa serve al Pd per ottenere consensi al di là del suo bacino tradizionale? Al Pd manca una sintesi che vada oltre le vecchie identità di provenienza per offrire agli elettori una proposta fatta di nuovi contenuti, una nuova classe dirigente e un nuovo modo di comunicare. Usando la metafora della rana di Esopo che, credendosi bue, si è gonfiata fino a scoppiare, rimprovera al Pd di aver dimenticato di essere una minoranza per niente compatta e per nulla manovrabile. Salvati individua nel Pd cinque linee di faglia. La prima linea di faglia è rappresentata da quelle che rimpiangono le politiche della socialdemocrazia nei trent’anni del secondo dopoguerra 1945-1975 e quelli che ritengono che queste politiche socialdemocratiche non siano più attuabili e che occorre invece una sterzata in direzione liberaldemocratica. Laici / cattolici sono la seconda linea di faglia, che non esiste negli altri partiti europei di sinistra o ha minore importanza. Questa faglia ha creato seri danni in occasione dell’elezione del presidente della Repubblica. Il Pd non ha votato Rodotà non perché l’ha proposto Grillo, ma perché non l’avrebbe votato la sua componente cattolica ex Margherita. La terza faglia è rappresentata dalla contrapposizione tra gli antiberlusconiani duri e puri e quelle che sono critici di Berlusconi, ma tengono conto del fatto che Berlusconi ha il consenso di un terzo degli italiani. Nella quarta faglia ci sono i giovani rottamatori e i vecchi da rottamare. C’è una quinta ed ultima faglia sulla quale i conservatori che considerano la costituzione repubblicana “la più bella del mondo” si contrappongono agli innovatori che ritengono la forma di governo disegnata dalla seconda parte della costituzione non più in grado di governare efficacemente e democraticamente il sistema politico passato dalla democrazia dei partiti alla democrazia del pubblico. Il terremoto delle ultime elezioni politiche ha smosso violentemente tutte queste cinque faglie con una forza tale da mettere a serio rischio la stabilità dell’edificio costruito da ex comunisti ed ex democristiani di sinistra.

Silvano Privitera