Enna. Diga Pietrarossa: mai entrata in funzione

Una diga, quella di Pietrarossa, tra Aidone e Caltagirone, dalla vita difficile e complessa, mai entrata in funzione, mai utilizzata per rendere più fertili i 21 mila ettari di terreni sia per il territorio di Enna che per il territorio della provincia di Catania. Per dieci lunghi anni la zona, dove è stata costruita la diga, è stata sotto sequestro da parte della Procura di Enna, nonostante la stessa fosse stata progettata per risolvere i problemi di irrigazione di molte colture pregiate del centro Sicilia, un’eterna incompiuta anche dopo il dissequestro, che risale al 2007, e che rimane ancora in attesa di completamento, ma ci vogliono altri soldi, addirittura si aspettavano altri 70 milioni di euro, provenienti dai Fas, che non sono mai arrivati e che si aspettano da circa quattro anni, con la preoccupazione che non arriveranno mai. La diga dipende dal Consorzio Bonifica di Caltagirone, è stata completata per il 90 per cento, dal 1989 al 1993, con un bacino imbrifero di 35 milioni di metri cubi d’acqua, addirittura dovrebbe superare di molto l’ Ancipa di Troina, ma senza dare acqua ai comuni, doveva servire solo per l’irrigazione, sarebbe stato importante qualificare e migliorare ben 21 mila ettari di terreno. Ai primi anni ’90 la svolta in negativo; durante i lavori, furono rinvenuti i resti di un sito archeologico, un’antica “statio rurale romana”. I lavori, sostenne nel 2007 l’ex sovrintendente ai beni culturali Beatrice Basile, danneggiarono il sito archeologico. La Basile descrisse quel sito archeologico come “la prima vera ‘statio’ romana rinvenuta in Sicilia, un cavanserraglio di 4 mila metri quadri di grande valenza antropologica e storica”. Praticamente doveva essere una sorta di moderno interporto collocato nel cuore della Sicilia, per dare la possibilità ai mercati di riposarsi nel trasferimento da una parte all’altra della Sicilia. Oggi si vede, ma la maggior parte è coperta le fondamenta dell’edificio, un grande cortile e all’interno delle fornaci e delle grosse latrine pubbliche. Quattro anni fa, dei lavori della diga, si era occupato anche il Cipe, il comitato interministeriale per la programmazione economica, che ipotizzò il completamento, sempre tramite i fondi Fas, entro il 2014, ma sino a questo momento c’è tanto silenzio e non si sa se la diga può essere ultimata. L’assessore provinciale all’agricoltura, interpellato, ha risposto con notizie frammentarie, non ci sono certezze Iniziato il progetto intorno agli ’80 ottenne uno stanziamento dall’allora Cassa del Mezzogiorno pari a circa 170 miliardi delle vecchie lire. Poteva rifornire acqua a tutta la parte centro-orientale della Sicilia, risolvendo tanti problemi in un territorio storicamente povero d’acqua, ma la diga continua a rimanere una “grande incompiuta”.