Ato rifiuti EnnaEuno “scarica” il Comune di Nicosia?

Nicosia è il primo comune dell’Ennese a ritornare alla gestione comunale del servizio di igiene ambientale. Comune fuori dall’Ato e Ato fuori dal Comune, con la precisazione nella delibera con la quale viene resa esecutiva la decisione, che a partire dal primo giugno nulla è più dovuto alla società d’ambito. Lunedì mattina il sindaco Sergio Malfitano e la giunta hanno incontrato 10 operatori ecologici che fino a 4 giorni fa erano “comandati all’Ato” e che adesso tornano ad essere dipendenti comunali, per mettere a punto il piano di pulizia, raccolta e smaltimento dei rifiuti. E’ quindi il Comune a gestire il servizio esattamente come è stato fino al 2004, anno per il quale fu l’Ato a incassare le bollette pagate dai cittadini, benché a coprire i costi era stato il Comune. La somma venne considerata “la quota di ingresso” nella società d’ambito, peccato che poi Nicosia ha pagato 2 volte, grazie al giochetto mai chiarito delle fatture per oltre 600 mila euro rilasciate dall’Ato per “prestazioni” svolte nel 2004, quando ancora non esisteva. Quelle fatture vennero portate in banca e su di esse l’Ato ottenne una anticipazione che avrebbe dovuto restituire man mano che incassava le bollette. Il debito non venne onorato e 3 anni fa il Comune di Nicosia venne pignorato dalla banca per i 600 mila euro, che l’Ato aveva incassato e che il Comune è stato costretto a versare per sbloccare le casse municipali.
A conti fatti solo su questi due aspetti il Comune ha pagato molto cara l’appartenenza in veste di socio all’Ato che avrebbe dovuto ottimizzare e rendere il servizio più economico. Poi la vicenda delle anticipazioni per i salari dei netturbini da parte del Comune che in meno di 2 anni ha anticipato oltre 1 milione e mezzo di euro mai restituiti dalla società che ha continuato ad incassare le bollette e anche i 9 milioni dal fondo di rotazione della Regione. Malfitano ha deciso di recuperare quelle anticipazioni che con gli interessi sono oggi 2 milioni e 200 mila euro e l’Ato, che non ha mai neanche rimborsato quei 600 mila euro ottenuti con le “fatture fantasma”, ha comunicato a tutti gli organi istituzionali di non garantire più il servizio. Malfitano ha potuto così deliberare il ritorno al Comune del servizio Rsu come promesso in campagna elettorale. L’Ato a questo punto dovrà provvedere al pagamento dei 15 operi ex Sicilia Ambiente transitati alla società d’ambito che il Comune non può assumere né prendere in carico. Ieri mattina “sul caso Nicosia” che potrebbe essere il primo di una serie costituendo un precedente, si è svolto un vertice tra il prefetto Clara Minerva e l’Ato.