Giudice del tribunale di Enna: “Ato dimostri il credito” su querelle con Comune Nicosia

Doppio colpo di scena all’udienza, in corso dinanzi al giudice del tribunale di Enna che doveva pronunciarsi sulla richiesta della commissione di liquidazione dell’Ato rifiuti, di sospendere gli effetti del pignoramento da 2 milioni e mezzo di euro ottenuto dal Comune di Nicosia.
Il giudice esaminata la documentazione depositata dall’Ato, che sostiene di vantare dal Comune un credito di oltre 5 milioni di euro, ha chiesto all’Ato di produrre la documentazione “giustificativa” delle somme che l’Ato sostiene di vantare. In sostanza per il giudice i conti presentati dall’Ato non sarebbero chiari e certificati, perché mancherebbero le cosiddette “pezze di appoggio”, documenti contabili, fatture, ricevute che dimostrano che la somma vantata dall’Ato è quella che i commissari liquidatori chiedono. Entro 5 giorni, quindi dovranno essere dimostrate tutte le voci di spesa che concorrono a “formare” la cifra di 5 milioni 192 mila euro come debito del Comune verso l’Ato nei quali rientrano anche 350 mila euro che l’Ato ammette di non avere fatturato. A quel punto i legali del Comune avranno altri 5 giorni di tempo per esaminare le carte e, eventualmente, contestarle.
L’altro colpo di scena lo hanno riservato i legali del Comune che ieri mattina hanno depositato atti e documenti che dimostrerebbero come l’Ato sia debitrice nei confronti dell’Ente non soltanto dei 2 milioni e 200 mila euro per i quali è stata pronunciata una sentenza favorevole al Comune ma di altri 2 milioni di euro per somme anticipate, versamenti effettuati e per i 600 mila euro per i quali il Comune di Nicosia subì un pignoramento da parte di una banca che aveva anticipato le somme all’Ato rifiuti.
Il Comune aveva sostenuto i costi del servizio per il 2004, ma aveva ceduto l’incasso delle bollette alla società d’ambito che cominciava l’attività da gennaio 2005. L’Ato aveva ottenuto una anticipazione da 600 mila euro dalla banca su due fatture emesse a carico del Comune, somma che avrebbe dovuto versare all’istituto di credito man mano che le incassava le bollette, dal momento che formalmente le fatture erano state emesse solo per ottenere l’anticipazione.
In realtà l’Ato aveva incassato l’anticipazione bancaria, aveva incassato le bollette pagate dai nicosiani, ma non aveva restituito i soldi alla banca che ha battuto cassa nei confronti del Comune che nel 2011 vi era ritrovato con le casse pignorate e ha dovuto versare la somma come debito fuori bilancio.
Documentazione, questa che il Comune di Nicosia ha già prodotto dinanzi al giudice di Enna, insieme a tutte le motivazioni per le quali ha contestato le somme richieste dall’Ato. Il giudice si è riservato di valutare quanto produrranno i legali della commissione di liquidazione, quindi esaminerà le eventuali contestazioni del Comune di Nicosia, quindi finalmente fra almeno 10 giorni deciderà se sospendere gli effetti del pignoramento da 2 milioni di euro ottenuto dal Comune. Intanto va avanti anche l’inchiesta aperta dalla procura di Nicosia sul “balletto” con il quale il servizio di igiene ambientale è stato prima sospeso dall’Ato e restituito al Comune per mancanza di fondi, salvo essere poi ripreso in carico dall’Ato 3 giorni dopo, quando comunque si era creata l’emergenza sanitaria.