Riconoscimento invalidità: troppi i disagi derivanti dalle nuove procedure

Dura analisi del Delegato Provinciale dell’ANGLAT Giuseppe Regalbuto nei confronti dell’INPS e dell’ASP per i tempi di attesa troppo lunghi per coloro che presentano domanda di invalidità. I dati sulle disfunzioni del sistema emergono dal I° Rapporto sull’invalidità civile e la burocrazia 2013, curato da Cittadinanzattiva, frutto dell’analisi dell’Osservatorio sull’invalidità civile. Lo studio è il risultato del lavoro svolto quotidianamente dalle sezioni del Tribunale per i diritti del malato, dai servizi PiT Salute, dalle Associazioni di pazienti che aderiscono al Coordinamento nazionale delle Associazioni dei Malati Cronici (CnAMC), che hanno raccolto le 3876 segnalazioni dei cittadini giunte nel corso del 2012. Le raccolte catalogate sono state lette in parallelo con i dati istituzionali prodotti dalla Corte dei Conti, che ogni anno svolge un’attività di controllo sulla gestione finanziaria dell’Inps.

«Fin dai primi mesi del 2010, quando la nuova procedura di riconoscimento dell’invalidità civile è entrata in vigore» spiega Regalbuto «i cittadini hanno iniziato a segnalare in modo crescente i numerosi ostacoli per il riconoscimento delle minorazioni civili e delle indennità correlate, a causa dell’inefficienza delle procedure informatiche e della moltiplicazione di passaggi burocratici».

Le criticità più spesso lamentate dai cittadini riguardano l’intero iter di accertamento dell’invalidità civile ed handicap. Il disagio più eclatante, è rappresentato dalla lentezza dell’iter burocratico; le segnalazioni a riguardo sono passate dal 28,4% del 2011 al 45,6% del 2012. Il 29,8% delle segnalazioni ha ad oggetto, invece, l’esito dell’accertamento sanitario: più di un cittadino su quattro, ritiene la percentuale di invalidità o il grado di handicap riconosciuti assolutamente inadeguati rispetto alle loro reali condizioni di salute. A seguire vi sono le segnalazioni relative ai tempi necessari per l’erogazione dei benefici economici e delle agevolazioni, che risultano oltremodo eccessivi per i cittadini (18,2% nel 2012). Infine, rimangono le segnalazioni (6,4% nel 2012) che riguardano la rivedibilità, quella procedura che prevede la periodica rivalutazione dei requisiti sanitari utili alla concessione dei benefici economici e delle agevolazioni. La Sicilia, ad esempio, con il suo 29 per cento di “non conforme” è tra le regioni del Centro-Sud a far registrare la maggiore percentuale (dopo la Campania con il suo 34 per cento) di prestazioni revocate o ridotte, tale da intendersi il termine “non conforme”. A dirlo è la Corte dei Conti nella relazione di controllo Inps, esercizio 2011. Nulla ha ciò a che vedere con la questione dei “falsi invalidi”. Le novità introdotte dalla nuova normativa a decorrere dal 1 gennaio 2010 rivedono, infatti, le modalità di presentazione delle domande di accertamento (solo per via telematica), la valutazione sanitaria, la concessione delle prestazioni, il ricorso in giudizio, mentre lo scopo delle novità doveva essere quello di “migliorare la qualità metodologica valutativa e omogeneizzare i criteri di accertamento sanitario, con l’obbiettivo di evitare futuri disagi ai cittadini conseguenti a successive verifiche straordinarie”.

In molti casi si è così potuto riscontrare come le azioni intraprese dallo Stato non siano del tutto aderenti al dettato normativo, in quanto comprimono i diritti dei cittadini realmente invalidi e riducono arbitrariamente i requisiti previsti dalla Legge per l’assegnazione delle indennità correlate al riconoscimento delle minorazioni civili, apparendo in tal modo volte al raggiungimento di un obiettivo non dichiarato, ovvero il massimo contenimento possibile della spesa assistenziale.

«In questo momento storico» conclude Regalbuto «è di primaria importanza riaffermare il diritto dei cittadini ad accedere legittimamente ai benefici collegati all’invalidità civile, messo concretamente e diffusamente in discussione con la scusa della lotta ai cosiddetti “falsi invalidi”».