Confcommercio: con la chiusura del Tribunale la popolazione di Nicosia diminuirà di 2.000 abitanti

Nicosia. La chiusura del tribunale è un fatto compiuto. Iniziato il trasloco il 13 settembre il tribunale nicosiano non esisterà più, accorpato a quello di Enna. Parlare di “speranze” e “miracoli” è ormai assurdo, come assurdo è pensare a un decreto correttivo che possa, dopo l’accorpamento, ripristinare il presidio nicosiano, considerati i costi che questo richiederebbe ed il caos nelle attività giudiziarie che ne deriverebbe.
Caos che si profila a partire dal 14 settembre a Enna dove si dovranno organizzare tutti i procedimenti di Nicosia, fissare le udienze e assegnarle ai magistrati che in pochissimi casi saranno gli stessi che hanno seguito i processi aperti a Nicosia, dal momento che quasi tutti i giudicanti hanno chiesto e già ottenuto trasferimento ad altre sedi. Questo vuol dire che processi già avviati quasi sicuramente verranno rinviati e poi sono destinati a ricominciare da capo.
Al di là dei ritardi che si profilano nel servizio giustizia quella che è preoccupante è l’analisi dell’economia di Nicosia del “dopo chiusura”. Ammesso che venga mantenuto il carcere, anche se il ministero in oltre un mese non ha dato direttive né autorizzazioni al Comune per procedere ai lavori di ampliamento, la città perderà nell’arco di circa un anno almeno 2000 abitanti.
Dopo il tribunale si prospettano a cascata, la chiusura, conseguentemente, dell’Agenzia delle entrate e della tenenza della Guardia di Finanza, metre potrebbe essere ridimensionata anche la Compagnia dei Carabinieri che potrebbe essere “declassata” in tenenza. Una riduzione generale del personale delle forze dell’ordine, oltre che la perdita del personale del tribunale, sulla quale nei mesi scorsi ha lanciato l’allarme Salvatore Catania, vicepresidente provinciale di Confcommercio. Catania aveva analizzato le conseguenze sull’economia locale, sottolineando che quando su meno di 15mila abitanti se ne perdono in pochi mesi oltre 2mila, le conseguenze sono devastanti. Si tratta di persone che verranno trasferite altrove e che in città vivono con le famiglie e quindi rappresentano una fascia di popolazione che spende, acquista, paga affitti, manda i figli a scuola, magari investe o ha investito, comprando una casa.
Popolazione che tra l’altro è quella che, in un momento di crisi economica e occupazionale, conta su uno stipendio e quindi mantiene un potere di acquisto che altre categorie hanno perduto. Quello che si prospetta è l’impoverimento del territorio, con la chiusura di attività commerciali già in difficoltà, ma anche con la perdita di valore di immobili e attività produttive.
Un colpo che rischia di essere mortale all’economia nicosiana, perché aumenterà l’offerta degli immobili in vendita e in affitto a fronte di una domanda che crollerà. Questo quando già la crisi ha determinato una pesantissima diminuzione del valore degli immobili. Una città dove per i giovani, a breve, l’unico sbocco occupazionale sarà la “valigia dell’emigrante”.