Gagliano. Lettera di ringraziamento di mons. Vasta all’arciprete e al sindaco di Capizzi

Gagliano. A seguito dell’accoglienza ricevuta da parte dell’arciprete di Capizzi don Gino Scardella e del sindaco di Capizzi Giacomo Purrazzo nel giorno del pellegrinaggio dei gaglianesi al bosco di Caronia, mons. Vito Vasta, arciprete di Gagliano, ha inviato loro due lettere di ringraziamento, per averlo onorato con la loro presenza.
“Con grande piacere – scrive – ho gradito il suo gentile e affettuoso pensiero di volerci venire incontro, per la prima volta in tanti anni del pellegrinare dei gaglianesi, durante il ritorno da Caronia, per porgere il saluto a noi che transitiamo per le vie del vostro paese”. Mons. Vasta continua poi a scrivere ringraziando per il gesto molto gradito, ma anche per l’attenzione ricevuta da parte loro. Questo pellegrinaggio in onore del patrono San Cataldo è stato l’ultimo al quale mons. Vasta ha preso parte in qualità di parroco. Tra pochi giorni, infatti, cesserà dall’esercizio del suo ministero sacerdotale come parroco. Nelle sue lettere ringrazia anche a nome dei “cittadini che ogni anno si recano al bosco per adempiere i loro voti in onore del patrono San Cataldo”.
Mons. Vasta si congeda, infine, scrivendo: “Nella speranza di poterci ancora e per vari motivi rivedere, lo abbraccio affettuosamente e porgo fraterni saluti”.
Questo gesto a conclusione di un percorso che ha visto per lungo tempo gaglianesi e capitini guardarsi con ostilità nel giorno del pellegrinaggio a causa di un vecchio episodio, risalente a chissà quale epoca storica, durante il quale i capitini si vantarono di aver preso in giro i gaglinesi di ritorno dal loro pellegrinaggio per aver servito carne di cavallo al posto della carne bovina, allora considerata meno pregiata, senza che i gaglianesi se ne fossero accorti. Quella presa in giro si è perpetuata nel tempo e ancora oggi una folla di capitini scende in strada per gridare una frase provocatoria nei confronti dei gaglianesi che, di ritorno dal bosco, attraversano in auto il paese di Capizzi. Nel 2008 mons. Vasta dovette persino appellarsi alle autorità affinché intervenissero riportando l’ordine, in quanto la tradizione aveva ceduto il passo all’inciviltà. Oggi i gaglianesi affrontano questa tradizione tutta capitina col sorriso. I due paesi sono infatti uniti dal rispetto reciproco, ma il 23 agosto di ogni anno si ripete questo spettacolo considerato indecoroso da alcuni e divertente da altri. L’amicizia suggellata quest’anno dalla calorosa accoglienza che l’arciprete e il sindaco di Capizzi hanno riservato a mons. Vasta pone fine ufficialmente allo storico astio tra capitini e gaglianesi, ma l’aver continuato a ripetere la solita frase provocatoria ai pellegrini persino un attimo dopo aver “firmato l’armistizio”, lancia il chiaro messaggio: nessuno s’illuda di tornare dal pellegrinaggio senza essere oggetto delle nostre provocazioni.
Valentina La Ferrera