Ad Aidone gli acroliti di Dèmetra e Kore restituiti dagli USA

DEE-Demetra-e-KoreAIDONE – Con i loro occhi a mandorla, le labbra carnose e quel sorriso serafico e un po’ beffardo che le accomuna alle più straordinarie opere d’arte di ogni tempo – come la Gioconda di Leonardo o il Ritratto d’uomo di Antonello da Messina – gli acròliti delle dee Dèmetra e Kore, reperti archeologici del VI secolo a.C. trafugati dalla Sicilia negli Stati Uniti trent’anni fa e restituiti solo di recente, da oggi 13 dicembre potranno essere ammirate per la prima volta in Italia, e dunque in Europa, nel Museo Archeologico di Aidone, in provincia di Enna.

La mostra permanente – la cui inaugurazione è prevista per le 10 di oggi – è inserita all’interno di “Morgantina 2009-2011. Il ritorno delle dee”, un progetto coordinato dalla Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Enna.su iniziativa dell’Assessorato Regionale per i Beni Culturali e Ambientali. Da qui al 2011, infatti, saranno restituiti al Museo di Aidone una serie di preziosi reperti dell’antichità – fra cui la Dea del Getty, conosciuta come Venere di Morgantina e tutt’oggi esposta al Paul Getty Museum, in California – provenienti da scavi clandestini nell’antica città di Morgantina e finiti attraverso rocambolesche vicende nelle aste internazionali d’antiquariato. L’altissimo valore artistico e formale dei due acroliti – esposti dal 2002 al 2007 al Bayly Art Museum dell’University of Virginia – è confermato dalla soprintendente di Enna, dott.ssa Beatrice Basile, che spiega come queste due dee, Demetra e Kore “siano gli esemplari più antichi finora conosciuti di statue eseguite nella tecnica acrolitica”; cioè con le estremità (teste, mani e piedi) in marmo, mentre il corpo, in terracotta o legno, era rivestito di abiti in stoffa. Innovativo – a metà tra arcarico e contemporaneo – l’allestimento scelto dalla Basile per il debutto italiano: le due dee, infatti, che nella mitologia greca sono madre e figlia, sono state ricomposte e soprattutto “vestite” da Marella Ferrera, la stilista siciliana che, dopo aver firmato raffinatissime collezioni di alta moda, ha collaborato anche con teatri lirici e di prosa.

L’archeostory

Si chiude così, con un classico lieto fine, una vicenda che ha tutti i contorni e gli ingredienti di un’appassionante “archeostory” a sfondo internazionale: scavatori di frodo che nella notte, alla luce incerta delle lampade portatili, disseppelliscono grandi volti enigmatici; “esperti” di un piccolissimo paese dell’interno della Sicilia che in un garage intrecciano incredibili contatti con il mondo misterioso dell’esportazione clandestina di opere d’arte; insospettabili prestanome e spregiudicati mediatori svizzeri; giudici coraggiosi e diplomatici di lungo corso; ambigui e potenti mercanti d’arte londinesi e collezionisti di New York dal cuore di ghiaccio. Dopo trent’anni, i grandi volti – che non sono più enigmatici, e hanno un nome, quello delle dee delle messi e del rinnovamento perenne della vita – tornano a casa, nel piccolissimo paese accanto alla grande città greco-sicula di Morgantina con un allestimento che punta alla contaminazione fra le arti di ieri e di oggi.

L’allestimento

Un allestimento non tradizionale – quello scelto dalla Soprintendenza di Enna – basato sull’immediata percepibilità visiva ed emotiva delle statue e del loro significato come oggetti di culto di grande impatto emotivo, che ha chiesto la collaborazione di un’esperta insolita per gli ambienti accademici:“Volevamo poter restituire, senza descriverlo, un corpo a queste due divinità – spiega la Soprintendente, dott.ssa Basile – e per farlo dovevamo creare una volumetria particolare, insieme reale e fuori del tempo, qualcosa che Marella Ferrera, col suo estro artistico, ha saputo ideare e suggerire utilizzando moderni materiali poveri per una versione attuale della costruzione antica”.

“Vestire due dee – spiega la Ferrera – è l’esperienza più straordinaria che possa capitare a una stilista di moda. Ho scelto un filato naturale, un tulle di lana tessuto in Francia che abbiamo fatto tingere color avorio perché si accostasse meglio alla carnagione di Demetra e Kore”. Una feconda contaminazione, dunque, fra antico e moderno per una migliore comprensione dell’antico.

Il convegno internazionale e l’inaugurazione

L’inaugurazione della mostra degli acroliti ha presto il via ieri con un convegno di studi a carattere internazionale organizzato dalla Soprintendenza di Enna in collaborazione con la Provincia e l’Università Kore di Enna e con i Comuni di Aidone e Piazza Armerina. Interverranno, fra gli altri, gli archeologi Malcom Bell e Carla Antonaccio che dirigono a Morgantina gli scavi della missione statunitense, Clemente Marconi, professore della Columbia University, che per primo si è occupato dello studio degli acroliti, e Claudio Parisi Presicce, esperto di scultura greca.

“Nel corso del seminario – aggiunge la Basile – verrà anche ripercorsa la complessa vicenda del recupero delle statue fino alla convenzione fra Ministero, Regione Siciliana e Musei americani che ha recentemente stabilito, una volta per tutte, la restituzione di quanto illecitamente trafugato e soprattutto un principio condiviso di legalità che deve presiedere alla circolazione e allo scambio dei reperti archeologici.”

Oggi cerimonia inaugurale. A tagliare il nastro saranno il Presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, e il Prefetto di Enna, Giuliana Perrotta. Interverranno anche l’Assessore Regionale ai Beni Culturali Nicola Leanza, il Presidente della Provincia Regionale di Enna Giuseppe Monaco, il Soprintendente di Enna Beatrice Basile e il Sindaco di Aidone Filippo Gangi.

I prossimi arrivi di “Morgantina 2009-2011. Il Ritorno delle Dee”

Il “Ritorno delle dee” prevede altre due restituzioni dagli States: entro i primi sei mesi del 2010 la mostra del complesso di argenti provenienti dal Metropolitan Museum di New York conosciuto come il Tesoro di Eupòlemo (III sec. a.C.). All’inizio del 2011 tornerà ad Aidone la grande dea, ora al Getty Museum, e ancora senza nome: è infatti conosciuta come Afrodite, ma più probabilmente è anch’essa una raffigurazione della grande madre della Sicilia greca, la dea Demetra.

Gli Acroliti

Con l’inaugurazione della mostra permanente che il Museo Archeologico di Aidone dedica ai due Acroliti di Demetra e Kore comincia per la Soprintendenza di Enna una grande stagione di “ritorni”: opere d’arte illegalmente vendute a mercanti clandestini che finalmente torneranno a far parte del patrimonio artistico della Sicilia e, nel caso di Morgantina, costituiranno il polo d’attrazione del parco archeologico del territorio ennese.

Un progetto, questo di “Morgantina 2009-2011” reso possibile grazie alla serrata azione diplomatica condotta dal Governo italiano da più di vent’anni e sancito in maniera inequivocabile da un recente protocollo d’intesa fra il Governo italiano, la Regione Sicilia e i grandi musei americani che consacra l’accettazione – anche da parte dei musei privati maggiormente restii alla regolamentazione internazionale del mercato di opere d’arte – dei principi di legalità che oggi ad esso presiedono.

Gli Argenti di Eupolemo

Dopo gli Acroliti toccherà agli Argenti di Eupolemo, un gruppo di 15 pezzi di vasellame da tavola in argento, del III sec. a.C., di preziosa e raffinata fattura, trafugati intorno al 1981 e acquistati dal Metropolitan Museum di New York.

Il loro “ritorno” in Sicilia è previsto entro i primi sei mesi del 2010.

La “Dea del Getty”

Per il gennaio del 2011, invece, è previsto il più atteso dei “ritorni”, quello della grande Dea del Getty, conosciuta oggi come Venere di Morgantina anche se gli studiosi sono propensi a considerarla Demetra, la dea delle messi per la quale in Sicilia esiste un culto antichissimo.

La Dea in questione è uno splendido esempio di scultura greca della fine del V sec. a.C. raffigurante una dea che impetuosamente avanza, le vesti mosse dal vento aderenti alle forme piene.

Nel 1988 appare improvvisamente nel Paul Getty Museum di Malibu, Los Angeles. E da subito gli studiosi delle missioni di scavo italiane e statunitense ritengono essere quella trafugata da un santuario di Morgantina.

Altri appuntamenti

Riapertura Villa Romana del Casale e Inaugurazione del Museo di Piazza Armerina

Tra dicembre del 2009 e gennaio del 2011, il “Ritorno delle dee” sarà scandito da una serie di appuntamenti, eventi e mostre collaterali nel territorio di Enna che culmineranno con la riapertura al pubblico, dopo un lungo restauro, della Villa Romana del Casale di Piazza Armerina, con i suoi splendidi mosaici e con l’inaugurazione del Museo della Città di Piazza Armerina nel restaurato Palazzo Trigona: un’occasione per conoscere, insieme con alcuni fra i più insigni monumenti dell’archeologia siciliana, una provincia ricca di arte, di storia e di straordinari paesaggi.

La scoperta ad Aidone

Nell’estate del 1979, cominciò a circolare in Aidone (Enna) la notizia di una singolare scoperta: una serie di elementi di sculture in marmo – due teste con alcune mani e piedi – sarebbero state trovate da scavatori clandestini in contrada S. Francesco Bisconti. Iniziati gli scavi in autunno non ci furono riscontri del rinvenimento ma si scoprirono le prime strutture di un grande santuario dedicato a Demetra.

La vendita clandestina e il rinvenimento negli USA

Qualche anno più tardi, a New York, fra gli appassionati di arte antica si diffuse la notizia dell’acquisto, da parte di un collezionista non identificato, di elementi di statue in marmo di età arcaica.

Fu un membro della missione archeologica americana di Morgantina, nel 1986, a identificare le sculture, anche grazie alla testimonianza di chi le aveva viste ad Aidone subito dopo il rinvenimento: erano esposte, in prestito da parte del collezionista che le aveva acquistate, al Paul Getty Museum di Malibu, in California. Le fotografie inviate dallo studioso a Malcolm Bell, direttore della missione americana di Morgantina, permisero per la prima volta il riconoscimento dell’età (VI a.C.) e dello stile dei pezzi e la loro attribuzione a statue di Demetra e Kore.

Le indagini in Italia

La consegna, nel 1987, delle fotografie da parte di Malcolm Bell al Soprintendente di Agrigento, Graziella Fiorentini, consentì l’avvio delle indagini. Dopo la denuncia della Procura di Enna, nell’estate del 1988, che segnalava la presenza delle statue trafugate da Morgantina al Paul Getty Museum, queste furono in fretta restituite al collezionista di New York, ancora non identificato.

Tra il 1988 e il 1989, le indagini del Procuratore di Enna, Silvio Raffiotta, riuscirono ad identificare i testimoni che avevano visto le sculture subito dopo lo scavo, gli intermediari che le avevano trattate sul mercato clandestino, l’antiquario di Londra, Robin Symes, che le aveva vendute e il collezionista miliardario Maurice Tempelsman, noto anche per essere stato l’ultimo compagno di Jacqueline Kennedy Onassis.

La donazione alla Virginia University e le trattative del Ministero

Nessun esito, tuttavia, sortirono le trattative condotte dal Ministero dei Beni Culturali con l’attiva partecipazione del Comitato Interministeriale per la Restituzione delle Opere d’Arte; ma nel 2002, Maurice Tempelsman ha donato le sculture al Bayly Art Museum dell’Università della Virginia, vincolando il lascito al rispetto di due condizioni: l’assenza di pubblicità sulla donazione e sul nome del donatore e il divieto di restituire le opere all’Italia prima di cinque anni.

All’inizio del 2008, decorso il periodo imposto dal donatore, l’Università della Virginia, dopo il primo e unico convegno dedicato alla presentazione delle sculture, ne ha curato la restituzione all’Italia.