Nota UIL su Casa Circondariale di Nicosia: si sta cercando di far calare il sipario?

Nicosia. Giuseppe Trapani del Coordinamento Provinciale UIL PA Penitenziari, ha diramato le seguente nota sulle piccole strutture penitenziarie siciliane soppresse che si riporta integralmente:
Sull’ormai imminente soppressione della Casa Circondariale di Nicosia, si sta cercando di far calare il sipario. Certo è, che il Sindacato da solo: e senza l’appoggio politico, non potrà affrontare le volontà dei burocrati della spending review e delle sentenze Strasburghiane (che impongono all’Italia una risistemazione dei Penitenziari) usate come scure, facendola cadere su pseudo risparmi valutati da asettici calcoli matematici, senza tenere conto di parametri di efficienza, sigillando i cordoni della borsa e quindi soffocando la possibilità di mettersi in linea con gli standard imposti, mentre dall’altra parte (quella metropolitana) i cordoni si aprono per costruire mega padiglioni carcerari, dove saranno stipati centinaia di detenuti, ma, proprio in questi giorni, è emerso all’opinione pubblica, in modo chiaro la difficoltà di osservazione del detenuto, che hanno portato alla concessione di permessi carcerari, non proprio in linea con la personalità del Reo e il problema non sta solo nei permessi: è in una miriade di benefici penitenziari che passano proprio attraverso l’osservazione del Reo, come la concessione della liberazione anticipata passata a cinque mesi l’anno, rispetto ai due di venticinque anni fa, dando ormai per scontato che i detenuti che ne usufruiranno saranno praticamente la totalità, senza adeguare i sistemi di osservazione ormai praticamente al lumicino. Altro versante di cui poco ci si sta occupando è la preoccupante escalescion di eventi critici tra il Personale di Polizia Penitenziaria con carichi di lavoro insopportabili, gravato dal blocco delle assunzioni (solo in Sicilia servirebbero circa 1000 unità), sarebbe necessario diminuire gli effetti del pendolarismo con progetti di avvicinamento ai luoghi di origine del Personale, ma, gravano la creazione di mega poli penitenziari nelle città metropolitane, cancellando la possibilità di inserire strutture Penitenziarie in cittadine più a misura d’uomo e sterili da inseminazioni criminali. Invece si stiperanno migliaia di detenuti, in mastodontiche strutture, che, già si sa, non produrranno gli effetti di una umanizzazione della pena e certamente la soluzione non è quella di scarcerare detenuti o di ridurne la permanenza in carcere e riversare il problema all’esterno. Il ragionamento matematico applicato è che con gli stessi Agenti presenti a Nicosia (come in tutte le piccole strutture in soppressione) è possibile controllare centinaia di detenuti e questo è vero, infatti, di semplice controllo si può parlare, impossibile affidare l’osservazione di centinaia di detenuti a esigue unità di Polizia Penitenziaria (3 agenti max), senza risorse organiche adeguate, senza un’adeguata area Educativa/pedagogica, senza Educatori, Psicologi, Assistenti Sociali ed è innegabile che gli istituti di piccola e media dimensione (dove la Polizia Penitenziaria è in grado di sopperire alla mancanza di risorse, nell’ambito pedagogico), sono quelli in cui maggiormente si può attuare l’osservazione e il trattamento, si può effettuare un adeguato contenimento dei reclusi più esagitati, sono quelli che vantano la non presenza di suicidi, di eventi critici a soglie quasi inesistenti, si vive un rapporto detenuto Personale diverso, umano, che va aldilà della semplice conta numerica dei presenti, insomma solo in ambienti dov’è possibile ascoltare, parlare, agire si concretizza il dettato costituzionale e i dati sono incontrovertibili (anche con le spaventose mancanze di risorse). Le soluzioni ci sono e vanno ricercate in una reale innovazione dell’Amministrazione, si potrebbe distinguere la gestione della sicurezza, dall’osservazione e quella Sanitaria, da quella Amministrativa, si potrebbero gestire più Istituti di piccole dimensioni con una unica sede Amministrativa, si dovrebbe puntare alla costruzione di Istituti di nuova generazione, piuttosto che continuare a ristrutturare vecchi Istituti Borbonici (A titolo di esempio citiamo Palermo Ucciardone, Catania P.zza Lanza, Sciacca) e la soluzione Mistretta per il nostro territorio sarebbe la più giusta e la più immediata da spendere, senza la soppressione di quelle esistenti (fino all’apertura della nuova struttura), perché sono efficienti e funzionali, basterebbe semplicemente razionalizzare gli spazzi disponibili e le risorse organiche (e molti sono gli interventi possibili), tra l’altro chiudere le piccole realtà (se 70/100 posti così vengono definiti), senza interventi strutturali a che serve? Per altro:
– La stragrande maggioranza delle strutture è da adeguare ai nuovi sistemi di detenzione (esattamente come la C.C.Nicosia);
– Alla Città di Mistretta è stato scippato un progetto già avviato per l’edificazione di una nuova struttura penitenziaria, a misura d’uomo (ma questo dato non è coefficentato), nell’ottica di desertificare i piccoli centri urbani, che invece sono quelli che più potrebbero soddisfare le esigenze del Personale e dei reclusi, a favore di grosse strutture che causano problemi di gestione e difficoltà oggettive al Personale: catapultato in realtà cittadine dove i costi della vita sono insopportabili (rispetto ai stipendi assegnati), obbligando (di conseguenza) al pendolarismo (una necessità senza possibilità di scelta), rispetto a una eventuale emigrazione. Tra l’altro, in una realtà provinciale come quella Messinese, con una grossa incidenza criminale, dove rimarrebbero solo due Istituti Penitenziari (Messina e Barcellona), fortemente sbilanciata rispetto alle altre province;
– Le stesse Amministrazioni comunali si sono impegnate a intervenire nelle strutture per poterle mantenere, senza per altro ottenere risposta alcuna, su quella Nicosiana pende ancora una richiesta dell’Amministrazione Comunale che in atto non ha nemmeno permesso di elaborare un progetto e quantificare la spesa, mentre continua ad assottigliarsi il numero del Personale senza che si vedano nuove assegnazioni, a fronte di numerosissime richieste ormai senza speranza;
– I valori di cui si possono vantare le strutture di piccole e medie dimensioni sono: rapporto umano non riscontrabile nelle grosse realtà, eventi critici inesistenti, livelli di controllo altissimi, nelle piccole strutture si riescono a infondere elementi di autocritica e rielaborazione del vissuto senza pari, seguire e ascoltare. Anche il gradimento della stragrande maggioranza dei detenuti che vi sono ristretti, dovrebbe pesare in senso positivo, a fronte di: suicidi che avvengono nelle grosse realtà e i continui eventi critici, anche a danno del Personale operante e si è pensato ai detenuti del territorio? Che si vedranno catapultati in realtà di dimensioni tali da non permettergli la coltivazione degli affetti famigliari (elemento del trattamento);
– Invece, sembra che dal limbo in cui si è stati collocati, a seguito della temporanea sospensione (mai ratificata) del D.M. 1 feb. 2013 che ne sopprime l’esistenza, si uscirà con la definitiva cancellazione di una realtà storica di cui le cittadinanze non vogliono disfarsi, una risorsa e non uno spreco come l’amministrazione Penitenziaria ci sta valutando, proprio perché in un momento in cui all’Italia viene chiesta un’umanizzazione della pena, quale migliore umanizzazione è possibile se non in strutture a misura d’Uomo, in cui vi sono i territori aperti a programmi di recupero?
Per concludere, vorremmo fare riflettere sull’importanza che hanno svolto e che continuano a svolgere le piccole realtà, specialmente nel trattare casi di particolare difficoltà gestionale, di servire da valvole di sfogo agli eventi critici che via, via si innescano nelle grosse realtà, che se soppresse potrebbero causare danni ben maggiori rispetto ai risparmi a cui si aspira di ottenere. Oltre ad essere una risorsa per il territorio e per tutto quel Personale che tanto a dato e sta dando nelle grosse strutture e che a fine carriera può riavvicinarsi alla propria città, dando quell’utile contributo professionale che è realizzabile proprio nelle piccole strutture”.