Ci sarà, nel referendum di Piazza Armerina, spazio per quella riflessione serena che finora è mancata?

piazza-armerina-palio-normanniIl prossimo 21 settembre, fino ad oggi in assenza di qualsiasi reale dibattito pubblico oltre quello che si è tenuto in consiglio comunale, i cittadini di Piazza Armerina saranno chiamati a confermare con un referendum l’adesione al “consorzio di Catania”. Perché le virgolette? Perché come è noto, a conclusione dell’iter previsto dalla legge regionale 8, un consorzio di Catania non esisterà più. La provincia di Catania sarà divisa in tre consorzi: la città metropolitana al centro, un consorzio a nord con alcuni comuni delle falde dell’Etna, uno a sud corrispondente al Calatino. Rimarranno comunque tutti i servizi statali che faranno capo a Catania perché il governo regionale non ha ancora concordato nulla con lo Stato. Tutto questo autorizza appunto ad usare le virgolette. Se invece vogliamo togliere le virgolette, dobbiamo dire che i cittadini di Piazza Armerina saranno chiamati a confermare l’adesione al consorzio di Gela, che infatti si è frettolosamente trasferita in provincia di Catania per togliere a Caltagirone il ruolo di comune capofila del Calatino e realizzare finalmente la provincia del Golfo cui – peraltro legittimamente – aspira da tanti decenni.

Fin qui il quadro, molto sinteticamente descritto, sul quale i Piazzesi sono stati convocati il 21 settembre, almeno formalmente. In realtà essi si esprimeranno su sentimenti, sensazioni, impressioni, emozioni. In parte perché non si sa ancora nulla su cosa siano i nuovi consorzi e su quali competenze avranno, in parte perché – diciamoci la verità – il referendum sarà su Enna sì, Enna no. Per il resto, il consorzio cui aderire potrebbe essere Catania, Gela, Caltagirone, o anche Trapani, Varese o persino Dublino qualora ce ne fosse la possibilità.

Se questo è vero, può essere allora utile chiedersi: conviene a Piazza Armerina lasciare il consorzio/provincia di Enna? E, inoltre, conviene a Enna che Piazza Armerina vada via?

Se si escludono gli elementi emozionali, per ambedue i quesiti la risposta più logica è no: non conviene a nessuno. Non conviene a Piazza Armerina lasciare Enna, e non conviene a Enna essere abbandonata da Piazza Armerina. Più in dettaglio, Piazza Armerina, se lascia Enna, perde quella posizione di secondo comune, che non è quello di capofila, ma che ha ugualmente i suoi vantaggi, anche considerando il fatto che la differenza demografica con l’attuale capoluogo è di appena seimila abitanti: condizioni impossibili da ritrovare in qualsiasi altro consorzio. D’altra parte, se Enna perde Piazza Armerina, perde una città importante, un polo turistico di rilievo internazionale, diciamo pure una perla insostituibile.

In effetti, se si escludono gli elementi emozionali, Enna e Piazza Armerina dovrebbero condividere per molti decenni ancora, grazie anche alla minima distanza che le separa, strutture e servizi che, in caso di separazione, verrebbero scissi e, per conseguenza, perduti da Piazza Armerina, non certamente da Enna. Ma tutto questo probabilmente il 21 settembre moltissimi cittadini di Piazza Armerina non lo prenderanno in considerazione, e così quasi sicuramente provocheranno alla loro città un salto nel buio per molti decenni a venire, mentre ad Enna – tutto sommato – faranno sia un grande dispetto che un grande favore, forse più grande il favore del dispetto.

Ormai è troppo tardi per fermare una macchina referendaria voluta, se non a furor di popolo, certamente a furor di pubblico presente al consiglio comunale, cioè da una minoranza urlante, come si è udito nei documenti video, ma non necessariamente ragionante. Il referendum dunque si farà, come è giusto e legittimo. Ma è anche giusto e legittimo che i cittadini di Piazza Armerina siano pienamente consapevoli che, se confermeranno l’uscita dal consorzio di Enna, non è per nulla certo che guadagneranno rispetto a ciò che già hanno, mentre è più che probabile che perderanno molto di ciò che finora hanno avuto. Se la matematica, anzi la demografia, non è un’opinione, i comuni piccoli stanno meglio con i comuni piccoli, e la loro forza sta nell’aggregazione e nella possibilità di legittimare in tal modo anche antiche prerogative che non hanno più la forza dei numeri. E, come è noto, né Enna né tantomeno Piazza Armerina sono metropoli, anche se qualche volta si sentono tali.

Cataldo Salerno
Ex presidente della provincia di Enna


n.d.r.:
In merito al comunicato stampa di Filippo Franzone – Portavoce Comitato per lo Sviluppo dell’Area Gelese (riportato con grande enfasi da qualche giornalista della città dei mosaici, con invito ad Aidone e Barrafranca) in sintesi afferma:
“Dopo l’uscita di Piazza Armerina, che insieme a Niscemi, il 21 settembre 2014 svolgeranno il referendum confermativo, e grazie all’adesione di Mistretta, e Capizzi, il Libero Consorzio di Comuni di Enna potrebbe contare 158.560 ab., c’è la possibilità ed il margine per far “migrare” Aidone (4.891 ab.), non facendo scendere sotto la soglia minima di 150.000 abitanti il Consorzio di Enna. Aidone è un centro vicinissimo a Piazza Armerina, per Aidone aderire al consorzio di Catania significherebbe non solo riavvicinarsi a Piazza Armerina, con tutti i vantaggi turistici e di vicinanza che ne derivano, ma poter fare sistema anche con Gela, antica capitale greca di Sicilia e Caltagirone, centro della “Val Di Noto” che è patrimonio mondiale dell’umanità. Nell’ipotesi che tutti i sopracitati comuni che attualmente sono all’interno del Libero Consorzio di Messina, aderissero al Consorzio di Enna, anche Barrafranca avrebbe la possibilità di uscire dal Libero Consorzio di Enna se lo vuole”.
Poi Frantone conclude: “Sta cambiando la geografia siciliana, seppur parzialmente…”.

Per cui necessita un chiarimento: Reitano (819 ab.), Motta d’Affermo (805 ab.), Pettineo (1.399 ab.), Castel di Lucio (1.347 ab.) deliberano a favore e se pure Tusa andasse con Palermo, non cambierebbe nulla per la continuità territoriale di Santo Stefano di Camastra e di tutti gli altri. Prima di scrivere guardare la cartina geografica della Sicilia non sarebbe meglio?
Infine, se per caso Caltagirone aderirebbe (però il tempo è tiranno) al Consorzio di Ragusa!