SiciliAntica Centuripe. 40° Rinnovo del Gemellaggio Lanuvio e Centuripe

40  Gemellaggio Lanuvio CenturipeTutto ebbe inizio nel 1962 con il ritrovamento di una pietra calcarea, rinvenuta fra i ruderi antichi della contrada Crocefisso di Centuripe. In quella pietra era incisa un’iscrizione greca in dialetto dorico, che fu notata dal signor M. Mazzurco di Centuripe. Incuriosito, lo stesso fece esaminare tale pietra al professor Manganaro, un docente universitario e valente epigrafista. Il prof. Manganaro capì di avere tra le mani un raro documento epigrafo e lo interpretò, colmandone le lacune con la sua abilità d’erudito epigrafista, come segue:
Tre ambasciatori centuripini:
Filìarcos, figlio di Filìarcos, Làmpon e Csòarcos, figlio di Menìscos, verso la fine del mese di Novembre si recarono a Roma ed a Lanuvio, per ottenere dal Senato lanuvino il riconoscimento ufficiale dei vincoli di parentela, di amicizia e di ospitalità, che legavano i Centuripini con i Lanuvini.
A tale scopo portarono con loro i documenti genealogici o, secondo un’altra interpretazione, le tradizioni scritte comprovanti la parentela tra le due popolazioni.
Era allora dittatore di Lanuvio Furio, figlio di Publio, che convocò il Senato lanuvino per dare modo agli ambasciatori centuripini, che erano dei ragguardevoli personaggi della loro città, di esporre la loro richiesta.
Con il dittatore Furio collaboravano l’edile Gaio Attilio ed un altro edile che era figlio di un certo Gaio.
La convocazione avvenne prima delle Calende di Dicembre: il senato di Lanuvio riconobbe la fondatezza della richiesta centuripina ed emanò il decreto di convalida dei remoti vincoli di parentela fra i due popoli. All’estensione del decreto assistettero Lucio Marcio, figlio di Quinto, e Lucio Cattio, figlio di Marco e fu provveduto a tramandare l’evento alla memoria dei discendenti, come accenna l’epigrafe.
Si può dedurre che la parte essenziale del decreto del Senato lanuvino venne incisa su due stele, che quasi certamente furono collocate in importanti luoghi pubblici o nelle aree sacre delle due città. Il prof. Manganaro dopo vari studi sulle caratteristiche dell’epigrafo e considerazioni di carattere storico fu indotto a ritenere che l’epigrafe poteva risalire al II° secolo a.C.