Nicosia. Morì dopo un cesareo al Basilotta. I periti “Condotta medica non condivisibile”

Nicosia Ospedale BasilottaNicosia. La perizia disposta dalla Procura sulla morte per complicanze post parto di una quarantenne, scagiona l’anestesista e il 118. La notizia è stata riportata da La Sicilia del 9 ottobre. la vicenda riguarda la morte di Antonella Seminara, avvenuta 14 mesi fa per le complicanze durante un parto cesareo all’ospedale Basilotta. Secondo le prime conclusioni dei periti i ritardi nei soccorsi, causati, tra l’altro da un guasto all’elicottero del 118, non sarebbero stati determinanti a causare la morte. Sembrerebbe che la situazione sia precipitata già in sala operatoria al punto che se pure la partoriente fosse stata trasportata più tempestivamente presso l’ospedale di Sciacca dove era stato individuato un posto in rianimazione, probabilmente non ci sarebbe stato nulla da fare. Per la vicenda sono indagati 2 ginecologi, 2 ostetrici, un anestesista tutti in servizio all’ospedale Basilotta e l’operatore del 118 nisseno. Antonella Seminara era giunta all’ospedale Basilotta dopo essersi sentita male ed era stata sottoposta a tracciato a seguito del quale i medici aveva accertato che mancava il battito fetale ed avevano disposto il cesareo d’urgenza. Era però sopraggiunta una emorragia e le condizioni della Seminara erano peggiorate rapidamente. Secondo i periti, la donna avrebbe potuto essere salvata con una isterectomia che non venne effettuata e un immediato successivo ricovero in rianimazione, reparto che al Basilotta, pur essendo previsto, non è mai stato attivato. La Seminara, che era al suo primo figlio, sarebbe morta dissanguata e, sempre secondo i primi accertamenti, per salvarla sarebbe stata necessaria l’asportazione dell’utero che avrebbe potuto arrestare l’emorragia. L’indagine è coordinata dal procuratore Fabio Scavone che l’aveva aperta alla procura di Nicosia e che ha chiesto la trasmissione degli atti alla procura di Sciacca, che aveva aperto un fascicolo, perché la Seminara era stata comunque trasportata all’ospedale agrigentino, dove però era giunta ormai priva di vita e dove, quindi, non sono ipotizzabili responsabilità mediche. Quella sera, dopo che era stato trovato il posto a Sciacca, c’erano stati problemi per il trasporto perché l’elisoccorso di stanza a Caltanissetta era fermo per un guasto ed era stato fatto arrivare un elicottero da Palermo. La Seminare era rimasta in ambulanza per circa un’ora e mezzo. Secondo i periti, comunque, l’emorragia era talmente violenta che anche senza quell’attesa, l’esito sarebbe stato fatale. La perizia scagiona anche l’anestesista considerato che la decisione di praticare l’isterectomia, spettava esclusivamente ai medici ginecologi . Il patologo legale Giuseppe Ragazzi e la ginecologa Claudia Giuffrida, incaricati dal Pm, hanno escluso responsabilità nella morte del bambino, avvenuta per cause imprevedibili, ma definiscono non condivisibile in alcun modo la scelta dei sanitari di trasferire la paziente senza eliminare la fonte dell’emorragia e cioè l’utero. “La decisione di operare riguardava i medici di ginecologia e ostetricia – scrivono i periti del Pm – e l’assistenza rianimatoria, ancorché correttamente eseguita, non avrebbe potuto condizionare la prognosi”. I periti sostengono che non si può avere la certezza che una tempestiva isterectomia avrebbe salvato la paziente, ma sottolineano che l’intervento era l’unica possibilità di salvezza e che, malgrado ciò, non è stato effettuato e “di fatto – scrivono – la patologia è stata lasciata al suo naturale decorso”. “La condotta professionale dei medici in ginecologia ed ostetricia – si legge – non può essere condivisa”, perché per i periti in quella situazione andava asportato l’utero, praticata la terapia antiemorragica e solo successivamente disposto il trasporto in un centro munito di rianimazione.
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