Enna. La “buona scuola” secondo gli ennesi

la buona scuolaÈ arrivato anche dalla provincia di Enna il giudizio sulla “buona scuola”, il rapporto che il ministero dell’istruzione ha chiesto direttamente alla “base” per capire dove migliorare la scuola secondo il giudizio di docenti, studenti, che nelle scuole superiori hanno dedicato delle specifice assemblee, del personale Ata e consigli d’istituto.
L’Ufficio scolastico provinciale a tal proposito ha istituito un gruppo di lavoro formato dai dirigenti scolastici Angelo Di Dio (liceo “Lincoln” di Enna), Filippo Gervasi (I. C. “De Amicis” di Enna), Maria Concetta Messina (I. C. di Aidone), Maria Silvia Messina (I. C. “Neglia” di Enna) e Maria Grazia La Tona (responsabile dell’ufficio scolastico).
“È stato un lavoro molto positivo in cui è stata sentita la base ed ha permesso di fare la radiografia alla scuola indicando anche le prospettive” dicono i dirigenti a capo del gruppo di lavoro che da una prima analisi del questionari giunti hanno avuto modo di notare che tra i punti di maggiore preoccupazione c’è il continuo taglio alle risorse economiche che pregiudica i buoni propositi, le carenze strutturali e dei servizi dovute anche all’assenza di interventi da parte dei Comuni e della Provincia, la riduzione del monte ore di alcune discipline ma a non essere gradita è stata soprattutto la scelta di accorpare più istituti scolastici: “Questa scelta non è stata apprezzata perchè ha pregiudicato la qualità, più alunni spesso coincide con maggiore difficoltà a risolvere i problemi” dicono i componenti del gruppi di lavoro.
Tra i punti forza la riduzione della burocrazia, ma anche il potenziamento di alcune materie come l’attività motoria, la musica e l’inglese, l’uso della tecnologia così come la flessibilità delle ore di frequenza.
Non sono poi mancate le proposte che hanno dato l’opportunità soprattutto ai docenti di esprimere le proprie istanza su temi quali la stabilizzazione del personale ed il riconoscimento economico equiparato agli standard europei. In certi aspetti è venuta fuori una scuola che, però, non è quella che vorrebbe il governo Renzi.

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