ANAC: rendere le white list obbligatorie

ANACIl Presidente dell’Anticorruzione, noto per la sua franchezza e per l’impulso che ha dato alle azioni anticorruzione, bacchetta Governo e Parlmaneto e con la Segnalazione n. 1 del 21 gennaio 2015 esplicita chiaramente che solo l’esplicita obbligatorietà dell’iscrizione alle white list, per le imprese che svolgono attività maggiormente esposte a rischio di infiltrazione mafiosa, consentirebbe di realizzare appieno l’obiettivo del legislatore. In caso contrario, tali elenchi finiscono per essere poco rappresentativi della platea degli operatori economici che svolgono attività maggiormente esposte al pericolo di infiltrazione criminale.

Il quadro normativo vigente impone alle pubbliche amministrazioni di consultare, anche per via telematica, le white list cui possono iscriversi solo i prestatori di servizi ed esecutori di lavori.

Tuttavia, la stessa disciplina delle white list non prevede, in modo chiaro ed esplicito, un obbligo di iscrizione a carico delle imprese che, infatti, è riportata in termini volontari (art. 2, comma 2 del d.p.c.m. 18 aprile 2013), pur essendo implicitamente obbligatoria per coloro che sottoscrivono contratti pubblici o devono ottenere autorizzazioni a subappalti relativi a contratti pubblici (comma 2, dell’art. 29, d.l. 90/2014).

L’ANAC evidenzia che ciò rischia di determinare la creazione di elenchi poco indicativi ai fini di un dettagliato controllo antimafia, suggerendo una modifica normativa nel senso di prevedere espressamente l’obbligatorietà dell’iscrizione per le imprese che operano nei settori più vulnerabili.


Gildo Matera