Dialogo tra un sognatore vecchio ed una idealista giovane (17): Del Ballottaggio

ballottaggioDomenica prossima il corpo elettorale ennese o, il popolo, come s’usa dire ora, sarà chiamato a votare per eleggere il sidaco mediante ballottaggio.

Chiediamo all’on.Gaetano Virlinzi, già deputato all’ARS

Ma che vuol dire Ballottaggio?

Ballottaggio è un termine politico pressocchè sconosciuto nell’epoca cosiddetta della prima repubblica, in cui si sceglieva tra programmi e progetti diversi; si è introdotto con la personalizzazione della lotta politica. La sua etimologia è incerta. Si sa che gli Inglesi solevano dire che Ballott (Scrutinio) e meglio chu Bullet (Proiettilli): come dire lotta tra persone non cruenta, ovvero voti al posto delle pallottole.

Perchè si è introdotto nel gergo politico italiano, se fa parte di una tradizione diversa?

Perchè è avvenuta l’estrema personalizzazione: basti guarda il numero e la quantità di foto per attirare l’attenzione dell’elettore come ai concorsi di bellezza, a prescindere dalle altre qualità e capacità, se ne ha.

Allora chi non fotogenico, giovane, attraente non chance?

Praticamente no.

E come è potuto accadere?

Perchè negli ultimi trenta anni si è svolto un processo di americanizzazione della politica, prendendo, però, da essa solo la parte che conveniva: il Presidenzialismo, senza i pesi ed i contrappesi tipici di ogni schema Presidenziali, atti a limitare i poteri del Presidente; le primarie, ma non riconosciute per legge, quindi un fatto privato spacciato per fonte di legittimazione; comitati elettorali spacciati per partiti anch’essi con il nome del capo, Pd, per ora escluso; finanziamenti non dichiarati, ma non rifiutati ed in ultimo, fatto più rilevante, proposta all’elettore di un candidato, con ampi poteri, ma divieto di indagare sulla sua vita privata e sulle attitudini morali: insomma in America, prima di affidare ad una persona il pubblico potere, devono essere sicuri che non sia bugiardo, nè furbo, nè ladro, non evasore fiscale: colà, esiste la sanzione politica prima di quella, severissima, giudiziale. Da noi niente di tutto questo, anzi vengono ritenute doti personali, o, peggio, presupposti per fare politica: l’onesto, reputato un incapace. Siamo ad un corrompimento istituzionale. O, se meglio ritieni, ad un capovolgimento assiologico, cioè dei valori.

O forse ad una banalizzazione, che è più grave.

E già. Da tempo, oramai, non si vota più per un ideale, da non confondere con le nuove ideologie, che hanno surrogato le vecchie (mercato, meno Stato, giovanilismo, rottamazione, etc), ma per l’amico, il fidanzato il parente. Si compongono liste di candidati con il solo scopo di portare voti, a prescindere. E così, giacchè il fenomeno viene percepito, l’elettore si stanca di essere considerato sovrano un giorno e suddito per cinque anni….

Come avvertiva Rousseux oltre due secoli fa…..

E non va più a votare lasciando il campo ai maneggioni, ai furbi, ai mestieranti e a chi trae profitto dalla carica pubblica, anzichè servirla con onore, come dice l’art. 54 della Costituzione.
Se si aggiunge che gli Organi elettivi sono stati svuotati di potere, che è stato trasferito altrove, perchè meravigliarsi se il Consiglio comunale serve per distribuire i gettoni presenza al fine di ristorare le persone, ma non l’organizzazione politica di appartenenza, delle spese sostenute per finanziare la campagna elettorale?

Ma se è così, a cosa serve il Comune, a cosa serve il Sindaco, oltre che a rilasciare certificati di nascita e di matrimoni, sempre più rari, peraltro?

E’ una domanda che nessun candidato si è posto. Si tratta di strumenti di governo funzionali ad una classe che era egemone e ne aveva bisogno per la sua crescita, cioè la Borghesia. Ma ora, da tempo, anzi, la Borghesia non è più classe egemone, il potere risiede nella finanza internazionale, ed anche le sue Istituzioni sono entrate in crisi.

Ma allora non dobbiamo andare a votare domenica?

Si che dobbiamo. Scegliedo (eligendo, da eligere, scegliere) tra ciò che ci viene proposto, sapendo che nessuno può, attraverso i mezzi del Comune, risolvere problemi epocali.

Eppure c’è chi promette.

La onestà non è soltanto quella di non rubare ai cittadini, ma soprattutto quella intellettuale: non promettere ciò che si sa, non si può mantenere, non annunciare cose che non si possono realizzare; insomma non imbrogliare, o come si diceva ai miei tempi, non fare demagogia.

E allora? cosa dobbiamo scegliere?

E allora scegliamo secondo scienza e coscienza. Tra un candidato navigato ma chiaccherato, perchè ha una storia, anche lunga, ed un altro che professionista della politica non è, pur potendo vantare esperienza amministrativa, ma che si è cimentato in altra professione.

Dobbiamo affidarci a uomini del Diritto?

Non siamo, o ci proclamiamo, appartenenti allo Stato di diritto?. Quindi siamo nelle mani dei giuristi.

Allora chi non avvocato, o interpetre delle leggi, non è, non può fare il Sindaco.

Il ruolo di interpetre dovrebbero svolgerlo i Dirigenti del Comune, cioè la Burocrazia. Ma non esiste un atto che non venga impugnato e non dichiarato irricevibile dal TAR. Ciò significa che la Buracrazia non è in grado di svolgere il suo compito. E quindi sempre nelle mani dei giuristi siamo: di Magistratura ordinaria per gli atti illeciti o illegali e amministrativa, per quelli procedurali. E’ l’effetto dell’individualismo autoritario, sia pure in sedicesimo. Tant’è che il Presidente-ragazzino, vuole abolire i TAR: come dire: eliminare gli effetti, non le cause.

Ha parlato di Stato di diritto, di individualismo autoritario ma di che si tratta in concreto.

Nelle prossime occasioni, se ci saranno, approfondiremo: per ora diciamo che si è affermata la tendenza ad affidare ad una sola persona decisioni che prima erano collegiali…

E ora sono individuali…

No: individualmente assunte, ma collettive, perchè hanno effetti cogenti su tutti i cittadini, sulla collettività.

E se il destinatario di cotanto potere fallisce?

Allora il pubblico ludibrio, immemori di avergli affidato, con le elezioni, cotanto potere.

Ma ancora non ho capito per chi votare.

Tra l’arroganza del potere e del suo esercizio, ed il Diritto mite, io scelgo il Diritto mite.