Aidone. 66 anni per tornare dall’Uruguay. Storia dei due fratelli Minolfi

fratelli minolfiPaolo e Gaetana Minolfi dopo 66 anni hanno fatto ritorno per la prima volta in Aidone, loro città natale dalla quale erano partiti bambini alla volta dell’Uruguay, e qui hanno riabbracciato, dopo quasi 50 anni, le sorelle che invece, ancora bambine, dall’Uruguay erano rientrate a loro volta in Italia. È stata una grande festa condivisa con gioia dai figli dell’altra sorella, Clara, che è morta qualche anno fa sognando che questo incontro si realizzasse.
La storia di questa famiglia separata risale agli anni 50, gli anni delle grandi emigrazioni nelle Americhe, negli USA ma soprattutto in Argentina, Uruguay, Brasile e Venezuela. Anche Giuseppe Minolfi, contadino, piccolo proprietario, che pure riesce a mantenere dignitosamente la sua famiglia, si lascia ammaliare dalle sirene di quanti decantano le opportunità e le ricchezze delle Americhe. I suoceri che abitano a Montevideo propongono alla figlia di raggiungerli, e Giuseppe si convince a lasciare partire la moglie e i tre figlioletti –Paolo di 12 anni, Gaetana di 5 e la piccola Clara di appena tre mesi-, lui li raggiungerà più tardi quanto le “carte” saranno pronte. Paolo, allora dodicenne, ricorda il viaggio in treno da Raddusa a Napoli per “fare i documenti” e poi quello definitivo: è l’agosto del 1949 quando dalla stazione di Raddusa partono per Genova, dove si imbarcano; solo dopo 25 giorni di navigazione sbarcheranno a Montevideo. Nel 1950 Giuseppe riesce a partire, la famiglia si riunisce e comincia una nuova vita che non è molto diversa da quella lasciata; per sfamare la sua famiglia deve spezzarsi la schiena proprio come faceva in Aidone, mentre la moglie contribuisce con il suo lavoro da sarta. Intanto nascono altre due bambine; la nostalgia per la patria è tale che alla prima dà il nome di Sicilia e alla seconda Giacinta, in ricordo dei colori e dei profumi intensi della sua terra. Vi restano 16/17 anni, poi il continuare a vivere lontano senza intravedere possibilità alcuna di migliorare la propria condizione, la nostalgia di Aidone che si fa più acuta ogni giorno che passa, induce Giuseppe a decidere di riprendere la via dell’Oceano per fare ritorno a casa, e lì finire i propri giorni. Paolo e Gaetana, o come la chiamano lì Beva, sono due giovani adulti, hanno messo radici e in Uruguay, si sono creati la loro vita, quando i genitori comunicano la decisione loro preferiscono restare e lì costruire il proprio futuro, le proprie famiglie, in una terra che ormai sentono come la propria e che darà loro la possibilità di sopravvivere dignitosamente, senza potersi allargare però neppure per permettersi di pagare un biglietto e venire in Italia a rivedere la famiglia. Nel fondo del loro cuore Paolo e Beva rimangono sempre italiani, non rinunciano mai alla cittadinanza italiana e non si sognano neppure di chiedere quella uruguayana. Quando Paolo va in pensione decide che è arrivato il momento di permettersi il grande lusso, quello di spendere i risparmi di una vita per riallacciarsi alle proprie radici; così compra per sé e la sorella un biglietto aereo e parte per l’Italia. Clara nel frattempo è morta ma non ha mai smesso di parlare di questi fratelli con i figli che sono stati lieti di accogliere e abbracciare gli zii.
fratelli Minolfi Aidone
Hanno trovato un paese certo molto diverso da quello che avevano lasciato bambini, ma molti angoli sono ancora uguali, proprio come li ricordavano e loro li scoprono con gioia e meraviglia. Hanno sentito riecheggiare finalmente nella bocca dei paesani il dialetto conservato gelosamente: non ricordano una parola di italiano ma, come succede spesso tra lingue sorelle, loro parlano spagnolo i loro interlocutori italiano, alla fine ci si capisce benissimo e spesso, quando è necessario trovare il termine giusto, affiora la competenza dialettale nascosta ma mai veramente dimenticata! Resteranno qui qualche mese, godendosi le sorelle che ricordavano bambine e i nipoti che avevano conosciuto solo in fotografia! Intanto si stanno adattando benissimo alla vita di paese. Paolo va a prendere il caffè in piazza e lì si ferma a fare quattro chiacchiere con i nuovi amici, Beva sta incontrando gli amici conosciuti su Facebook, entrambi sono piacevolmente meravigliati della calorosa accoglienza riservata da parenti, amici e sconosciuti, perfino dal Sindaco che li ha accolti nell’aula consigliare. E loro si sentono sempre più felici di essere venuti, fieri ed orgogliosi di essere aidonesi, di essere rimasti cittadini italiani. Fotografano ogni angolo, ogni scorcio, gli incantevoli panorami, le bellezze architettoniche, il museo, quasi a volere imprimersi per sempre ogni particolare da raccontare ai famigliari e agli amici quando torneranno. Per fortuna c’è qualcosa che è rimasto tale e quale sessantasei anni fa: il Castellaccio, i ruderi del castello normanno, non si sono spostati di un millimetro, nonostante siano in bilico da sempre. Parola di Paolo!

Franca Ciantia