CGIL Enna: Segretaria Rita Magnano su amministrative capoluogo

enna magnano ritaEnna. Tutte le parole hanno un significato, usarle in libertà e, soprattutto, svuotandole dal reale significato è, ormai, diventata una moda.
Le parole oltre ad avere un significato, hanno anche una grande forza descrittiva.
La parola è un macigno.
Eppure oggi le parole vengono usate senza attenzione alcuna per quello che definiscono, determinano, suscitano.
Qualcuno dirà: ma siamo un popolo libero, siamo in democrazia.
Ecco: libertà e democrazia due termini abusati e stuprati.
Di quale libertà stiamo parlando, di quale democrazia?
L’epiteto, l’offesa, il ridicolo, l’insulto, l’ingiuria, il grottesco: declinare la parola su questi parametri da il senso della libertà e della democrazia?
Tutti servi, tutti schiavi, tutti riconoscenti, tutti fango, tutti complici.
Tutti liberi, tutti onesti, tutti affrancati, tutti per la legalità.
Una comunità divisa, con un taglio netto, dalle parole: i buoni da una parte e i cattivi dall’altra, il mondo della legalità da una parte e quella dell’illegalità dall’altra. I liberi da una parte e i servi dall’altra.
E i voltagabbana? Loro li nel mezzo, nel guado, pronti a saltare dalla parte del vincente non appena il vincente si palesi.
E ancora: le parole pesanti come un macigno, quelli spesi senza troppo pensare, in nome della libertà e della democrazia, quelle parole che non esprimono un giudizio politico, che può o meno essere condiviso, ma vomitano sull’avversario giudizi che di politico non hanno nulla e che, ascoltati da un figlio, una moglie, un parente stretto, attorcigliano le budella e fanno salire il sangue alla testa.
Una giostra di parole che non si ferma neanche dopo aver vinto il giro: perché l’ubriacatura di libertà e democrazia, di cui si ritiene essere unici detentori, ancora non è smaltita e allora si continua: liberi tutti, il cielo più azzurro, la terra conquistata.
Basta, per piacere basta!
Basta pensare che i giusti, gli onesti, gli uomini dalle mani puliti stiano tutti da una parte. Basta pensare che tutti hanno un prezzo e sono quelli che non stanno con noi, che non condividono lo stesso percorso. Basta pensare che si è liberi e democratici solo se si sta al di qua del fiume.
Questa città è stanca di parole inutili, vuote, saccheggiate da chi le ha prese in ostaggio e li grida con la furia della vendetta e la forza della denigrazione.
Questa città, già libera e democratica, si è recata alle urne e ha dato sostanza al senso di libertà e di democrazia con il proprio voto.
Ognuno di coloro che ha espresso il 51,89% del vincitore e il 48,11% del perdente, ha espresso la propria libertà in un sistema democratico.
Nessuno di quel 51% pensi di aver gridato “liberi tutti” perché nessuno del 48% aveva bisogno, evidentemente, di essere liberato.
Si accetti che la gente sappia decidere con la propria testa e come tale pratichi liberamente le proprie scelte. Senza, comunque, dimenticare coloro i quali sono tanto nauseati da rinunciare anche all’esercizio democratico del voto.
Si è giocata una competizione politica in cui libertà e democrazia ha trovato sintesi in un voto che piace pensare libero da entrambe le parti.
Ora è tempo di mettersi a lavoro per questa città, perché, se si vuol dare senso alle parole, si è veramente liberi solo quando si ha un lavoro etico, sicuro, tutelato, equamente retribuito e, in tal senso, in tanti aspettano che qualcuno gridi “liberi tutti”, in tal senso tanto c’è ancora da fare, troppo.
Ai due candidati a sindaco il compito di far tacere i tanti sostenitori che abusano delle parole.
Al nuovo Sindaco di Enna un sincero augurio di buon lavoro e, come a lui, ai consiglieri comunali eletti.
A noi ennesi l’augurio di avere scelto, per il governo di questa città, uomini e donne che sappiano rappresentare i bisogni e le esigenze di questo territorio.
A tutti il consiglio di non lasciare che qualcuno continui a svuotare le parole di senso e significato e, soprattutto, che qualcuno giochi con due diritti indisponibili: libertà e democrazia.
E ora si taccia e si inizi a lavorare.
Rita Magnano