Sindacati medici ennesi a difesa di Crisafulli: pensano a rinascita e conseguente ripresa economica e Università Rumena ultima occasione del territorio

mediciEnna. Per dovere di cronaca riportiamo il testo integrale di un comunicato stampa delle Organizzazioni Sindacali mediche dell’Ospedale Umberto I° Enna, AAROI, ANAAO, CISL-MEDICI e COSMED:

Le sottoscritte OO.SS. dell’Ospedale Umberto I° di Enna, non avendo titolo per rispondere alle osservazioni del Ministro dell’istruzione dell’università e della ricerca, ritengono, tuttavia, che il tutto vada inquadrato all’’interno dell’”Accordo di Schengen” (Decreto Interministeriale 850 11-5-2011 – Ministero degli Affari Esteri) e tengono a precisare quanto segue:
§ il problema non è nell’ingresso di università straniere di spirito europeo, ma nell’università italiana che ha bisogno di una buona riforma, altrimenti non si spiega perché migliaia di giovani vadano a studiare medicina e scienze infermieristiche proprio in Romania, in Spagna e anche in Albania. Con un esborso economico ben superiore alla tassa fissata, che comprende anche i testi universitari.
§ Se i laureati della Romania vengono assunti in Francia, Inghilterra e principalmente in Germania vuol dire che quelle nazioni riconoscono un valore certo alla laurea rumena, sia come test di ingresso che come didattica ed esperienza formativa.
§ Per quanto riguarda l’uso delle risorse pubbliche si precisa che l’adesione dei medici e del personale dell’ospedale è stata e sarà a titolo gratuito e al di fuori del’’orario di servizio
§ L’università siciliana farebbe bene ad interrogarsi sui seguenti punti:
· la migrazione sanitaria (persone che vanno a curarsi fuori regione) è costante. forse perché il mondo accademico non esprime, se non raramente, eccellenze per cui c’è il bisogno di andare fuori regione, con un esborso da parte della regione siciliana di 250 milioni di € annui
· ci si chiede il motivo della stipula di convenzioni con istituti fuori regione tipo il Rizzoli di Bologna e il Bambin Gesù di Roma, sulle quali in una nota di Lucia Borsellino si sollevano seri dubbi sulla convenienza degli accordi milionari sottoscritti.
Perché si teme il confronto con altre realtà, che non assorbono risorse, se si è sicuri del proprio operato e se ciò può essere di stimolo a fare di meglio. Tutto ciò è quello che noi auspichiamo e ci aspettiamo dall’Università.
Ritengono, inoltre:
§ che l’unica iniziativa della Regione Siciliana, in controtendenza con quanto denunziato da vari studi e rapporti tipo lo SVIMEZ (aumento della emigrazione e carenza di investimenti), non può essere svilita da polemiche che si fondano sulla perdita di posizioni autoreferenziali che hanno paura di confrontarsi e accettare la sfida sia didattica che formativa, in quanto la collaborazione con l’Ospedale Umberto I° di Enna, non policlinico ma parte integrante del Sistema Sanitario Nazionale e Regionale, può dare alla formazione medica un contributo fondamentale, orientando i nuovi professionisti verso il “saper fare” e verso quei valori di qualità, efficacia, appropriatezza, corretto uso delle risorse e attenzione al sociale che possono rendere equo e sostenibile il servizio sanitario pubblico in un’epoca di risorse economiche limitate.
§ Che questa dell’università Rumena è l’ultima occasione del territorio ennese per uscire dalla spirale delle dismissioni di strutture e dell’abbandono del territorio dal punto di vista sanitario. La contrazione delle risorse economiche, maggiore anche rispetto alle altre provincie siciliane, ha causato un mancato rinnovo di tecnologie e di risorse umane con una grande sofferenza nell’offerta sanitaria. La presenza della facoltà di medicina ad Enna non può che rivitalizzare, sia dal punto di vista scientifico che umano le prestazioni della struttura per rispondere ai bisogni sanitari del popolazione ennese e di tutto il Centro Sicilia, da sempre depauperato dalle città sede di atenei.
§ Non ultimo pensiamo alla rinascita, con conseguente ripresa economica dell’indotto, nella parte alta della città dove insistono i relitti di tante attività dismesse (Enel, Telecom, Banca d’Italia, ex Ospedale ect) che hanno caratterizzato gli ultimi tempi di crisi economica e sociale.


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Coordinamento delle Associazioni e dei Rappresentanti di medicina e delle professioni sanitarie siciliani
Parlano i giovani medici: “Pieno sostegno alle diffide del MIUR”
“Esprimiamo apprezzamento e pieno sostegno nei confronti del tempestivo, quanto opportuno, intervento del MIUR, che ha formalmente diffidato tutti gli attori che hanno siglato la convenzione finalizzata a dare avvio in terra di Sicilia, a partire dal corrente anno accademico, ad un corso di laurea in Medicina e Farmacia, nonché ad un corso di laurea in infermieristica, gemmato dalla Università rumena di Galati, “Dunarea de Jos” – è questo il commento degli studenti e dei giovani medici del Coordinamento delle Associazioni e dei Rappresentanti di medicina e delle professioni sanitarie siciliani, che nei giorni scorsi avevano invocato l’intervento del MIUR e del Ministero della Salute a fronte della notizia annunciata a mezzo stampa relativa all’attivazione di corsi universitari ad opera di erogatori stranieri.
L’autorevole intervento del MIUR, oltre che contribuire a fare chiarezza, ancora una volta” evidenzia tutti i limiti di una gestione quantomeno approssimativa messa in campo dall’attuale Governo della Regione Sicilia in tema di formazione sanitaria pre e post lauream” – continuano gli studenti.
“Il Governo Crocetta in dispregio alla vigente normativa in tema di autorizzazione e di programmazione del fabbisogno di medici e professionisti sanitari (ma anche contraddicendo una propria recente richiesta di dimezzare il numero di accessi a medicina nelle Università siciliane, avanzata al Ministero della Salute), concedendo a mezzo di una convenzione scritta la fruizione delle corsie delle Aziende Sanitarie Siciliane, ha avallato l’iniziativa di una università privata straniera, senza alcuna ricaduta positiva per il territorio e per il sistema salute, ma con potenziali ricadute negative sull’intero impianto nazionale della programmazione dei profili sanitari da formare”.
Ed a quanti hanno preso a pretesto tale vicenda per cercare di mettere in discussione l’importanza e l’attualità del sistema di accesso programmato ai corsi di laurea di area sanitaria il Coordinamento delle Associazioni e dei Rappresentanti di medicina e delle professioni sanitarie siciliani replica sostenendo al contrario al necessità “di mantenere, e se possibile migliorare attraverso l’adozione di strumenti di orientamento vocazionale durante la scuola secondaria, l’attuale sistema di accesso programmato a medicina ed ai corsi di laurea delle professioni sanitarie, secondo le regole in adozione in tutti gli Stati Membri dell’Unione Europea. Infatti, la sanità è l’unico ambito in cui il diritto allo studio deve trovare un giusto equilibrio col diritto alla salute dei cittadini, il cui presupposto è quello di garantire adeguati standard di qualità formativi, che si possono ottenere soltanto mantenendo un adeguato rapporto tra studenti e casistica clinica”.