Enna. Fondo Proserpina: I rettori che protestano sono contro gli studenti e i loro diritti

enna fondazione proserpina facolta medicina farmaciaEnna. Fondo Proserpina, il prof. avv. Giuseppe Arena in merito ad una comunicazione dei tre Rettori delle Università siciliane ha diramato la seguente nota:
“Attraverso il comunicato congiunto, con il quale ritornano sulle attività ad Enna della Dunarea de Jos, i rettori delle università siciliane con facoltà mediche hanno ancora una volta fornito prova di una profonda miopia accademica.
Mentre infatti i tribunali amministrativi ordinano l’iscrizione ai corsi di laurea in medicina di oltre 9 mila studenti, raddoppiando e quindi ridicolizzando il numero chiuso nazionale, mentre migliaia di ragazze e ragazzi italiani sono costretti ad andarsene all’estero per studiare medicina, mentre cioè il sistema giudiziario e i fatti indicano la luna, i rettori degli atenei statali siciliani si fermano al dito con il quale il Tribunale di Caltanissetta, stabilendo la legittimità delle lezioni a Enna di un ateneo di un altro stato europeo, ha indicato l’esistenza di un problema politico gigantesco per l’intero Pese e non certamente per il piccolo orizzonte nel quale operano i rettori degli atenei statali siciliani.
E, poiché anche il dito risulta, evidentemente, enorme per questi rettori, essi cercano di sminuire anche quello, tentando di dimostrare che esso non indica la luna, che l’ordinanza del Tribunale di Caltanissetta insomma non sarebbe entrata nel merito.
E invece ci è entrata, eccome!
Basta semplicemente leggere con quali termini il Giudice conclude a proposito della Convenzione di Lisbona sul riconoscimento dei titoli di studio nell’Unione Europea: “nel caso in cui il MIUR ritenesse che tali titoli non trovino automatico riconoscimento nel nostro Pese, ben potrebbe adottare, nell’ambito delle proprie attribuzioni, un formale provvedimento di diniego di tale efficacia, non risultando necessaria una preventiva pronuncia da parte dell’Autorità Giudiziaria. Qualora, al contrario, il Ministero ritenesse che tali titoli godano del riconoscimento automatico in Italia, mal si comprenderebbe su quale base giustificare la chiesta interruzione dei corsi”.
Insomma: se il Ministero è convinto che i Trattati Europei non si applicano, provi a dirlo con un formale provvedimento invece di ricorrere alla magistratura, faccia un provvedimento motivato.
Ma al Ministero sanno di non poterlo fare.
Sanno che il numero chiuso in medicina è saltato perché è iniquo, non trasparente e pieno di potenziali imbrogli, come hanno dimostrato i tribunali e come denunciano da anni le associazioni studentesche.
Non si tratta di aggirare la valutazione delle attitudini alla professione medica. Anche gli studenti iscritti alla Dunarea de jos din Galati nell’aula remota di Enna hanno sostenuto le prove di ammissione, (quiz), ma hanno ottenuto i risultati immediatamente alla fine delle prove, inoltre, l’intera prova è stata registrata con un video conservato agli atti.
Perché invece i risultati delle prove nelle università italiane si conoscono dopo due o tre settimane delle prove ?
La qualità comincia dal rispetto degli studenti.
A proposito di qualita’ vorremmo solo ricordare che decine di studenti iscritti nella facolta’ di Palermo vanno proprio a Galati alla Dunarea de Jos, per un periodo di 6 mesi per arricchire il loro curriculum formativo.
Il che la dice lunga……”.



articolo collegato:
Medicina Enna: Rettori Messina, Catania e Palermo: Sentenza mina credibilità sistema universitario


Atenei, resta il numero chiuso
Il numero chiuso rimane, cambieranno invece i test di accesso e le attività preparatorie, a carico di scuola e università.
È questo l’ orientamento che prevale ai piani alti del ministero dell’ istruzione in merito alla riforma dei criteri di ammissione alle facoltà a numero programmato.
Il dossier è tornato di attualità dopo la sentenza del Tar Lazio che ha sancito il pieno diritto di circa 6 mila matricole a proseguire il loro iter universitario anche se non avevano passato i test di accesso a Medicina nel 2014 (si veda ItaliaOggi del 4 febbraio scorso): ammessi a frequentare il primo anno in via cautelativa dalla magistratura amministrativa, i ricorrenti avevano poi superato gli esami previsti. Prova più che sufficiente, ha argomentato il tribunale regionale del Lazio, per ritenerli meritevoli di andare avanti. A dispetto dei risultati della prima selezione.
Una sentenza che fa raddoppiare gli iscritti regolari delle facoltà interessate.
Della necessità di una revisione complessiva dei sistemi di ingresso ai corsi a numero chiuso aveva già parlato lo scorso anno il ministro dell’ istruzione, Stefania Giannini, che si era detta personalmente favorevole al sistema francese: tutti dentro al primo anno, poi si fa selezione in base agli esami superati.
Di diverso avviso il sottosegretario Davide Faraone, che si era schierato invece per il mantenimento della prova all’ ingresso. Intanto è passato un anno e il tempo per decidere il da farsi stringe se vale la promessa di avviare il nuovo sistema già nel 2016.
A viale Trastevere, dove il dossier ha subito vari stop, prima per fare spazio alla riforma della scuola e poi per i vari decreti attuativi della stessa, si ritiene ad oggi poco fattibile l’ eliminazione del numero chiuso, soprattutto per l’ impatto organizzativo che la decisione avrebbe sugli atenei.
Più realistico invece un ripensamento dei test, con una diversa articolazione delle prove, e della fase preparatoria e di orientamento degli studenti.
Attivando le leve della Buona scuola, è già possibile per gli istituti scolastici far svolgere ai propri studenti delle ore di alternanza all’ università, così come utilizzare il 20% di curriculum per attività di formazione ad hoc.
Decisiva l’ attività di orientamento anche in partnership con le università. Uno sforzo in più potrebbe essere chiesto agli atenei anche sul fronte dei corsi di preparazione, da tenersi in estate come alternativa a quelli offerti sul mercato.
Intanto, le aule dei tribunali, con una messe di sentenze, si stanno sostituendo al legislatore e all’ amministrazione. In questi giorni, mentre il Tar Lazio regolarizzava la posizione di 6 mila matricole, il tribunale di Caltanissetta ha confermato la legittimità dei corsi di Medicina e professioni Sanitarie dell’ università romena Dunarea a Enna rigettando il ricorso presentato dal Miur. Il modello italiano di selezione delle matricole fa acqua da tutte le parti.