Ance: Proposte ai Comuni per un piano antisismico

Le proposte dell’ANCE avanzate da Pirrone ai Sindaci dei Comuni ennesi
pirrone_vincenzo“Il nostro paese si colloca tra i peggiori in quanto a danni alle persone ed alle cose in conseguenza di eventi calamitosi. Gli stessi eventi in altri paesi occidentali sono risultati pressoché privi di conseguenze, nel nostro paese siamo invece costretti a piangere vittime per poi, a posteriori, delegare alle procure il compito di colpire le omissioni e le negligenze. Ma non di sola giustizia abbiamo bisogno. Le nostre città hanno bisogno di sicurezza e di cura nelle manutenzioni e nelle costruzioni di edifici ed infrastrutture”, così Vincenzo Pirrone in una nota inviata ai Sindaci per descrivere le proposte per un piano di interventi oramai urgenti.

Come noto 18 Comuni su 20 del nostro comprensorio cono classificati (del.GR 408/2003) in zona sismica 2 (Barrafranca e Pietraperzia sono invece in zona 3) con un parametro di accelerazione massima al suolo maggiore di 0.125g nei Comuni di Centuripe, Cerami, Mistretta, Nicosia, Piazza Armerina, Sperlinga, Comuni sui quali l’ANCE da oltre tre anni interviene per sensibilizzarli a dare seguito alle annuali Ordinanze della Protezione Civile in materia di interventi sugli edifici, con risultati modestissimi.

Pirrone: “Oggi appare urgente adottare un piano, adeguatamente sostenuto da risorse certe e stabili che permetta di intervenire, anzitutto, nelle aree di maggiore pericolosità (zone 1 e 2 della classificazione sismica) previa mappatura degli edifici. Riteniamo che per quanto riguarda gli immobili pubblici, sia necessario il rapido avvio di un piano di prevenzione del rischio sismico che, sul modello di quanto già previsto per la messa in sicurezza delle scuole e la riduzione del rischio idrogeologico, consenta di intervenire su tutte le strutture pubbliche. Con riferimento al patrimonio edilizio privato, occorre procedere ad una valutazione dello stock distinto per destinazione d’uso epoca di costruzione e tipologia della struttura edilizia. Appare necessario che tale mappatura coinvolga anche gli edifici di culto religioso con il necessario coinvolgimento delle curie vescovili”.

Con riferimento agli edifici destinati a abitazioni private, è necessario prevedere quattro linee d’azione.

1. Prevedere azioni che consentano di aumentare il livello di consapevolezza del rischio da parte della popolazione, quali ad esempio quelle comunicative dei piani di mergenza ed evacuazione rendendo edotti i cittadini sulle zone ed edfici più a rischio.

2. Introdurre l’obbligatorietà della diagnosi dell’edificio, o di più edifici connessi, dal punto di vista del rischio statico, antisismico e, più in generale, della sicurezza dell’edificio, in funzione della tipologia costruttiva e dello stato di conservazione dell’edificio stesso. In tal senso auspichiamo che nella revisione dei regolamenti edilizi che dovrete operare ex LR 16-16 o con ordinanze ad hoc possano trovare spazio regole capaci progressivamente di garantire messa in sicurezza dell’esistente e nuove edificazioni secondo le migliori tecniche antisismiche, prevedendo adeguati incentivi in termini volumetrici e/o di sgravio dei contributi di costruzione ed oneri di urbanizzazione e/o tasse locali.

Al fine di diffondere l’obbligatorietà di tale fondamentale azione, proponiamo di prevedere la detrazione fiscale dell’intero costo necessario per la diagnosi degli edifici nelle zone sismiche 1 e 2, quantomeno per quelli realizzati ante 1974.

3. Sul piano nazionale e regionale si propone di utilizzare la leva delle detrazioni d’imposta per consentire di realizzare gli interventi di adeguamento sismico che permettano di mettere in sicurezza interi edifici recuperando una quota (il 65%) dei costi sostenuti, possibilmente in un periodo anche più breve, per chi ha capienza, rispetto ai 10 anni previsti dalla legislazione vigente. Inoltre occorre rimuovere gli attuali limiti che per tali interventi restringono i benefici alle sole prime case e agli edifici a destinazione produttiva. Per venire incontro alle difficoltà economico-finanziarie della parte di popolazione meno abbiente è possibile prevedere, contemporaneamente, contributi a fondo perduto, erogati dagli enti locali regioni, per ridurre l’impatto economico degli interventi sulle famiglie, partendo da quelle meno abbienti e che abitino edifici più vetusti”.

a cura di Gildo Matera