Legambiente Erei su Commissione nazionale antimafia ad Enna

commissione-antimafiaLa presenza della Commissione Nazionale Antimafia ad Enna con l’audizione degli organi preposti all’ordine pubblico, ha messo a nudo alcune questioni delle quali oramai da tempo Legambiente si era fatta attenta osservatrice e che a nostro avviso caratterizzano negativamente l’intero quadro socio-economico della provincia.
La sempiterna negazione di una presenza mafiosa organizzata è stata finalmente scardinata definendo la chiara ingerenza della mafia, sebbene per lunghi periodi dormiente ed apparentemente non violenta, nella vita pubblica.
La mafia esiste nel comparto agricolo, il più importante dell’area, con la presenza di organizzate squadre capaci di accaparrarsi aree vastissime sia con le pressioni estortive, sia con fraudolente sostituzioni di proprietari, affittuari e conduttori, sia, ancora, con la gestione in affitto di terreni demaniali. Questa occupazione costa alla Unione Europea diverse decine di milioni l’anno di contributi versati per una economia che in realtà non esiste e serve esclusivamente all’accaparramento di ingenti somme da destinare ad altri traffici oltre che al controllo capillare del territorio nel quale sempre meno l’onesto imprenditore potrà avere spazio.
Questa presenza fu quella che osteggiò per anni la ripresa delle attività al Parco Floristella, fu quella che infine portò alle dimissioni del Presidente dello stesso Parco, ing. Giuseppe Lupo, è quella che con grande probabilità ha motivato i diversi incendi dolosi che quest’anno hanno devastato l’intera area posta tra Enna, Valguarnera e Piazza Armerina.
Questa mafia è quella che nel tempo ha ridotto a un deserto il vastissimo demanio del comune di Regalbuto, costituito un tempo da rigogliose quercete di notevolissimo pregio ambientale, è quella che ha nel tempo acquisito monumentali complessi rurali e persino antichi conventi trasformandoli nei fantasmi di loro stessi, luoghi atti solamente al rifugio di pastori sempre più arruolati tra extracomunitari balcanici, quasi sempre in un limbo nel quale la dimensione delle regole è limitata al rispetto per il capo.
Questa mafia è quella che ha devastato letteralmente quello che un tempo era il fiorente mondo dell’allevamento nell’area troinese e che oggi minaccia l’operato del Sindaco Venezia e del Presidente Antoci con atti che sono ben più che semplici intimidazioni.
La Commissione ha poi attenzionato le due grandi economie di sistema, l’acqua ed il ciclo dei rifiuti, sostenendo che è lì che deve essere ricercato il connubio tra la criminalità e la politica. Sostenendo, e lo diciamo da tempo, che la costruzione di luoghi nei quali l’unica virtù esaminata per poter far parte di ben pagati e sovradimensionati organici, era quella della vicinanza al politico di turno. Sistemi che, citiamo il caso dei rifiuti, oggi pongono il nostro territorio nella peggiore delle posizioni a livello europeo, con una inesistente raccolta differenziata, con un livello di abbandono di rifiuti che sarebbe stato semplicemente inimmaginabile qualche anno addietro, con un devastante accumulo di debiti che, prima o poi, peseranno sulla gestione pubblica di tutti gli altri servizi dalle strade alle scuole alla sanità.
La mafia quindi esiste, è viva, organizzata e presente ad Enna, ha “capacità e velleità imprenditoriali” ed anzi proprio in questo territorio con Raffaele Bevilacqua, ma addirittura prima di lui ha sperimentato l’accentramento su di un’unica persona dei ruoli di capomafia, leader politico e referente amministrativo. Oggi, dice la Commissione, bisogna comprendere a chi è passato il testimone di Bevilacqua.
Noi lo avevamo sostenuto e oggi chiediamo a tutti i rappresentanti delle istituzioni non solo di prendere atto di questa affermazione ma anche di improntare ogni loro futura attività al più netto contrasto di facili infiltrazioni, di pressioni, di intimidazioni, di isolamenti strategici delle voci ancora dissonanti.
Un esempio fra tutti l’acquisizione spontanea di protocolli di legalità per l’assegnazione di terreni agli allevatori, strada intrapresa dalle due Aziende Speciali Silvopastorali di Troina e di Nicosia, strada intrapresa dal Parco dei Nebrodi.
Questo esempio deve avere effetto sulla società che si definisce “civile”, sulle organizzazioni agricole locali che, ancora a detta della Commissione, appaiono estremamente poco attente a creare gli anticorpi alla diffusa presenza della criminalità nel loro comparto.

La Sicilia interna non merita che al perenne abbandono, alla mancanza infrastrutturale, all’acuirsi della emigrazione di gran parte dei giovani, si sommi un così pesante e letale abbraccio e, facendo nostre le parole del Presidente Bindi, “la mafia non si combatte solamente con i Carabinieri ma anche con le scuole, gli ospedali, i tribunali”, quindi con i presidi di uno stato sano e diffusamente presente che consenta ai suoi cittadini di esser tali e non donne ed uomini abbandonati alla mercé del malaffare.

Legambiente Erei