Enna. Il gruppo consiliare del Pd decide di sfiduciare Dipietro e sé stesso. Referendum 11 luglio?

Enna. La notizia è di poche ore fa e sarà destinata a far discutere a lungo perché i direttivi del Pd di Enna insieme a parte del gruppo consiliare hanno deciso di accelerare l’iter per presentare la mozione di sfiducia. Come? Attraverso un referendum tra gli iscritti per il prossimo 11 luglio. Ma quali iscritti potranno votare? Questo è il primo di una serie di punti interrogativi che accompagnano questa vicenda che sembra essere nient’altro che una “auto bocciatura” del gruppo consiliare guidato da Salvatore Cappa. Perché un’auto-sfiducia? Semplicemente perché il Pd in consiglio comunale ha una larga maggioranza, 16 su 30, che fino ad ora gli ha consentito di dettare la linea. Basti pensare all’ultimo bilancio approvato con una serie di emendamenti del Pd che hanno indirizzato lo strumento finanziario dove voleva.

I direttivi, con i big del partito da Crisafulli ad Alloro, ne hanno discusso per arrivare alla decisione caricata tutta sulle spalle dei consiglieri comunali visto che la proposta (a sentire le prime indiscrezioni) sarebbe la loro. Alla vigilia di questa riunione avevano però detto no alla sfiducia quattro consiglieri del Pd, De Rose, Savoca, Lo Giudice e Colaleo perché considerano la sfiducia un danno alla città
Già da due anni, da quando cioè è stato eletto l’attuale sindaco e l’attuale consiglio comunale, una parte del Pd parla senza sosta di sfiducia, una sorta di disco rotto camuffato da un “è così che vuole la città”. Ecco perché adesso nessuno si sente meravigliato.

Alla base della decisione c’è lo stato della città definito desolante. Buche per le strade, erba incolta, cumuli di rifiuti. Le stesse emergenze che, insomma, la città denuncia da ben oltre gli ultimi due anni.

Agli iscritti verrà così chiesto, previsto per giorno 11, se sono d’accordo con la proposta del gruppo consiliare a sfiduciare subito il sindaco Dipietro, un si o un no che deciderà il futuro di Enna che verrebbe così commissariata almeno fino al giugno del prossimo anno.
Un futuro che il Consiglio tutto potrebbe avere la forza di decidere autonomamente ma probabilmente ha capito di non avere la forza/autonomia o la capacità di farlo, probabilmente una pressione o una responsabilità troppo grande. Stride e non molto, infatti, che un gruppo con una maggioranza netta in aula decida di “mandarsi” a casa soprattutto dopo che pochi giorni fa Dipietro aveva lanciato l’appello a tutte le forze consiliari a costruire insieme il futuro della città al di là delle appartenenze politiche; una scelta, quella di collaborare, avanzata in previsione di importanti scelte ed investimenti che attendono la città da qui a pochi mesi. Scelte che potrebbero essere fatte da un commissario.

I prossimi giorni si preannunciano dunque molto caldi e senza esclusione di colpi di scena.