Scandicci, 53enne originario di Regalbuto uccide la moglie. In una lettera le accuse: “Mi hanno lasciato solo”

Scandicci (Firenze), Ha ucciso la moglie all’alba di ieri, prima strangolandola, poi colpendola con un bastone o comunque un corpo contundente. Erano circa le sei del mattino e i due figli, che dormivano, si sono svegliati e hanno vissuto in pieno la tragedia. E’ accaduto in un condominio di Scandicci in una fredda mattina di fine dicembre.
L’uomo, Rosario Giangrasso, 53 anni originario di Regalbuto, non ha avuto pietà della moglie, Dao Giangrasso, 43 anni, di origini thailandesi, con un impiego saltuario come donna delle pulizie.
L’omicida ha poi cercato di tagliarsi le vene ma è stato salvato e, dopo una breve permanenza in ospedale, è stato trasferito nel carcere di Sollicciano. I due figli della coppia, una sedicenne e un quattordicenne, sono stati affidati ai nonni.
Una tragedia dell’emarginazione e della solitudine quella della famiglia Giangrasso, che era seguita dai servizi sociali e che abitava nell’appartamento di Scandicci grazie a un affitto calmierato, che consentiva in qualche modo di andare avanti.
L’uomo ha lasciato uno scritto prima di uccidere la moglie. In questo, lancia accuse contro alcune persone mentre ne ringrazia altre, tra cui un sacerdote che sarebbe stato vicino alla famiglia.
I rapporti tra marito e moglie non erano più idilliaci. La donna da qualche tempo non dormiva con il consorte ma in un’altra stanza. E’ qui che Rosario Giangrasso alle sei ha infierito sul corpo della moglie, forse dopo averla immobilizzata, sorprendendola pare nel sonno. Si è poi tagliato le vene. Sentito il trambusto, la figlia si è diretta nella camera. Ha trovato il padre ma non la madre, che l’uomo aveva coperto con un piumone. “Mio padre è ricoperto di sangue ma non so dove è mia madre”, avrebbe detto ai carabinieri lanciando l’allarme. Il 118 ha cercato di salvare la donna ma ormai non c’era più niente da fare. L’uomo è stato trasportato in ospedale.
Giangrasso, ex muratore e giardiniere, da tempo disoccupato, era conosciuto per i suoi gesti eclatanti con i quali cercava di richiamare l’attenzione delle istituzioni, da cui si aspettava un aiuto per uscire dalla grave situazione economica in cui versava. L’ultima sua iniziativa balzata agli onori della cronaca risaliva al 2 luglio scorso, quando era riuscito a salire su un’impalcatura allestita sul retro del duomo di Firenze per protestare per la sua condizione economica, disoccupato e sotto sfratto.
La piazza era gremita di turisti che, incuriositi, seguirono l’evolversi della vicenda. Dopo aver ottenuto dal sindaco di Scandicci, Sandro Fallani, la garanzia di un incontro, Giangrasso era sceso da solo dalle impalcature. Nel marzo del 2012, disperato per aver perso il lavoro, si arrampicò su una gru alta 50 metri a Scandicci.
Nel 2013 salì su un traliccio, sempre a Scandicci, perché temeva di perdere la camera che gli aveva messo a disposizione il Comune in un affittacamere. In quell’occasione, sul suo profilo Facebook, postò le foto del gesto e scrisse: “Il confine tra la vita e la morte, cosa mi tocca fare per non farmi portare via moglie e figlioli dai servizi sociali”.
Poco tempo dopo, sempre temendo che i servizi sociali gli togliessero i figli, affisse un cartello all’ospedale di Torregalli, tra Firenze e Scandicci, dichiarandosi disposto a vendere un rene per mantenere la famiglia.