Nicosia annovera un proprio “figlio” tra le vittime delle foibe

Aveva ragione Hegel quando diceva che il pensiero, quello vero e corretto, deve essere descrittivo su quanto accaduto e quindi crearsi quando “il sole è tramontato” e ormai quel che è fatto è fatto. Un pensiero sulle vittime delle foibe, che vengono ricordate il giorno 10 febbraio, è, ovviamente doveroso. Ma ormai sembra che il ricordo sia semplicemente la cornice, o meglio la maschera di una inutile propaganda politica. Come accade anche il 27 gennaio. Sembra quasi che i morti ricordati il 27 gennaio sono “di sinistra” mentre quelli del 10 “di destra”. Sembra quasi come quel sindaco comunista del mio libro che si lamenta col Vescovo perché Gesù siede alla destra del Padre e mentre nessuno a sinistra, violando così la par condicio. I morti sono morti e basta. Anzi, per chi crede, io me li immagino come quel netturbino de “’A livella” apostrofando questo nostro comportamento come una pagliacciata. E di fatto si rischia di trasformare in pagliacciata il ricordo. Se vi muore un parente lo piangete. E il pianto è un’emozione pura e sincera. E le emozioni provengono dal cuore. Ricordo, vorrei ricordarvi, ha etimologicamente dentro di sé la parola “cuore”. Il ricordo è quindi un qualcosa che reca in sé la rievocazione di emozioni belle o brutte (in questo caso brutte) che siano. Non chiediamo alle emozioni se fanno il saluto romano o il pugno chiuso. Le rispettiamo. E basta. E così dovremmo fare per i morti della Shoah e delle Foibe come per tutte le vittime dei massacri che la storia, nel suo svolgersi, ha portato con sé. Altrimenti, se la riconduciamo a bandiera politica, stiamo attenti, perché tutti coloro che hanno causato quei morti avevano messo sotto la loro bandiera “gloriose vittime”.
Fatto questo dovuto preambolo, passiamo ad una piccola ma interessante “pillola di storia”. Il 10 febbraio rappresenta la data per la commemorazione delle vittime delle Foibe. E queste vittime hanno una localizzazione ben precisa che è il confine nord orientale dell’Italia. Quindi un territorio ben lontano dalla Sicilia e da Nicosia. Eppure anche Nicosia annovera un proprio “figlio” tra le vittime delle foibe. Un certo signor Puglisi Giovanni. E or mi vien da pensare al dolore che questa perdita ha causato nella sua famiglia. Un dolore che va solo rispettato. E basta.

Alain Calò