Nicosia: Associazione filodrammatica “Girasole” ha presentato la commedia “Da domenica a domenica”

Ottimo successo di pubblico per la commedia brillante in due atti “Da domenica a domenica” scritta da Miriam Campione e da Gaetano Di Dio e rappresentata nei giorni 11, 13 e 14 Aprile presso il cine teatro comunale “Cannata” di Nicosia dall’associazione filodrammatica “Girasole” sotto la regia di Gaetano Di Dio. La vicenda ruota attorno a quattro coinquiline che abitano nella Roma dei nostri giorni: Alessia, Allegra, Paola e Speranza, quest’ultima, in una sorta di moderno brutto anatroccolo, presa in giro dalle altre tre per la “bellezza atipica” (ovvio eufemismo). E non solo dalle coinquiline, ma anche dagli altri “frequentatori” della casa: dal barone Goffredo, nobile decaduto, a Narciso, figlio “super egocentrico” della padrona di casa, e a sua sorella Gigia.

A complicare la vicenda un’idea particolare avuta dalle tre coinquiline di voler far fidanzare Speranza con Felice, un timido logorroico collega di Paola. Ma non basta. Sulla scena irrompono altri personaggi, ognuno con le proprie particolarità: i genitori di Allegra, meridionali che parlano un italiano dialettizzato, Marco, fidanzato di Allegra ma che quest’ultima spaccia per fidanzato di Speranza per evitare sfuriate da parte dei genitori (arrivati a casa della figlia per comunicarle la notizia del suo matrimonio combinato con un certo Lillo), la nonna sorda e il cugino “bambino troppo cresciuto” di Paola. Una situazione quasi inestricabile, che alla fine si conclude con il lieto fine, con una Speranza, e qui la morale di tutto, che afferma la supremazia dell’essere sull’apparire. Questo è il bello del teatro! Quando il teatro ritorna alla sua più importante funzionalità, cioè quella pedagogica, facendo sì che un’opera è pienamente riuscita. Il teatro è un’arte e come tale ha importanza per la cultura e il progresso umano. E tramite le movenze e il recitato, è giusto, ed è la più gustosa ciliegina su un’ottima torta, trarre un insegnamento morale. E non dimentichiamo che quest’opera ha anche un altro aspetto che le conferisce una marcia in più: è totalmente originale, scritta e modellata da due membri della compagnia per la compagnia. Diventa quindi una fusione tra la persona e la maschera, quasi un vestito curato dal sarto e creato ad hoc. Una fusione che, alla fine, dice “giù la maschera” e mostra la persona, quella vera. Quegli amanti del teatro che non recitano per soldi ma per divertimento. E se ci sta qualche applauso, di certo non sarà sgradito.

Alain Calò