Valguarnera E’ morto il Preside Franco Alessi

Valguarnera. E’ volato via in cielo all’improvviso in una notte d’estate, così, serenamente per come visse. Il Preside Franco Alessi non è più tra di noi. Aveva solo 70 anni. Probabilmente un infarto lo ha portato via all’affetto dei suoi cari e dei suoi tanti amici. I funerali si svolgeranno domani giovedì alle 16,30 presso la Chiesa Madre. Un fulmine a ciel sereno nell’apprendere questa mattina la tragica notizia. Lo avevamo incontrato qualche mattina fa col sorriso sulle labbra, nulla lasciava presagire a quale crudele destino stava per andare incontro. Franco Alessi è stato uomo di grande cultura, di bontà assoluta e di elevata statura morale. La sua vita è stata sempre scandita da fatti significativi e mai banali. Uomo politico di grande spessore, è stato per decenni, negli anni ’80 e ‘90 un punto di riferimento locale e provinciale dell’ex PCI. Compagno tra i compagni. Immensa la sua passione e il suo fervore politico. Tantissime le lotte in consiglio comunale sempre a fianco dei più deboli, degli ultimi. E poi come non ricordare i suoi comizi in piazza della Repubblica ove riusciva a convogliare centinaia e anche migliaia di persone. E come non ricordare la sua straordinaria arte oratoria. Per decenni è stato un punto di riferimento importantissimo non solo della cittadinanza valguarnerese ma anche della provincia. Più volte consigliere comunale e assessore si è distino sempre per la franchezza e onestà intellettuale. Quello che maggiormente lo contraddistingueva tra la gente erano la credibilità e il rispetto, non solo da parte dei suoi compagni di partito ma soprattutto dai suoi avversari politici. La politica, quella con la “P” maiuscola era il suo punto di riferimento, come punti di riferimento erano Enrico Berlinguer e Pio La Torre. Franco Alessi non è stato però solo uno straordinario uomo politico ma è stato soprattutto un uomo di grande cultura e di Scuola. Inizia la sua carriera di insegnante in Veneto per proseguirla in provincia di Enna. Parecchi anni dopo diviene dirigente scolastico, iniziando dalla sua Valguarnera ove prende le redini della scuola Media locale “Lanza- Pavone”. Conclude la sua carriera dirigendo il Liceo Classico e il Magistrale di Enna . Molti amici, ex compagni di partito ed insegnanti, oggi lo piangono. Se ne è andato via per sempre una persona per bene, tanto amata e stimata dalla gente.
Rino Caltagirone

Alla famiglia tutta, ed in particolare all’amico Cristofero, di cui riportiamo in calce il ricordo del padre, le condoglianze della Redazione di ViviEnna


Vieni e seguimi veni sequi me
Così all’inizio della tua vita Il Signore ti chiamava fin da bambino quando entravi nei bocconisti alla sequela del Beato Giacomo Cusmano e del Beato Padre Spoto tuo professore di francese come sempre mi ricordavi. Ad appena dodici anni la perdita della mamma, Mariannina Minni, che ti lasciato un vuoto mai colmato. Mai persona è stata così presente nella tua vita come la mamma Mariannina l’amata mamma di cui sempre parlavi. E i tuo fratelli Pietro e Salvatore che amavi e col quale avevi condiviso questo immane dolore e che sempre sentivi vicini nonostante la vita li aveva portati lontani solo geograficamente.
Come seminarista ti distinguevi per il tuo zelo e la tua preparazione e per la tua correttezza che ti portava ad avere amici come Padre Civiletto, Padre Salvatore Russo, Padre Bertolone oggi Monsignore e maestri di vita tra tanti Padre Carmelo Saccone che forse è la figura che più ti ha formato negli anni giovanili. Padre Giacomoi Cusmano e la carità senza limiti evangelica.
Veni sequi me
La vocazione religiosa cedeva il posto alla grande vocazione della tua vita la famiglia perché hai sentito forte il richiamo verso la famiglia, dicevi sempre che Pina era la donna della tua vita l’amore a cui hai ispirato tutta la tua esistenza e che ha riempito di senso ogni attimo dei tuoi giorni terreni. Sentivi forte questa vocazione alla famiglia che consideravi scopo e fine della tua esistenza tanto da dedicare tutte le tue forze, le tue energie senza risparmiarti. Nella mia vita ci sei sempre stato discreto ma protettivo. Famiglia fatta di legami forti: quello di Pina la donna della tua vita, la compagna di questo lungo e breve viaggio 45 anni di matrimonio che dicevi essere trascorsi in un baleno. Pina l’ultima parola che hai detto prima di concederti nell’e mani del Signore. Marianna la bella Marianna la figlia è diventata donna e che oggi ti ha regalato la tua gioia più grande la specializzazione, la figlia che hai seguito e hai venerato. Marianna come tua mamma che cercava in te quei consigli che solo tu potevi darle. E Poi Giorgia la nipotina ma tu dicevi mia figlia, che tu hai amato come solo tu riuscivi a fare accompagnandola a scola tutte le mattine, con la corsa contro il tempo per prendere il bus e con la lotta con la matematica e col latino che tu volevi vincere insieme a lei. E poi Io, tuo figlio che ti ha dato molti dispiaceri ma al quale tu non hai mai voltato le spalle come al figliol prodigo: Padre ho peccato contro il cielo e contro di te e tu con le braccia aperte a correre verso di me che non ero degno nemmeno di essere tuo servo. Ogni mattina insieme per cinque anni nei tribunali nello studio per starmi vicino e per aiutarmi come solo tu, solo un padre, solo un buon padre potevi fare. Tanti ormai erano abituati a vederti nelle aule di Tribunale con la tua umiltà col tuo sorriso e oggi anche loro ti ricordano con affetto e con nostalgia. Noi ti diciamo oggi grazie di cuore quel grazie che meriti e che ci aiuterà a essere degni di tanto amore senza limiti conservando e seguendo il tuo esempio.
Veni et sequi me
Lo stesso invito sentivi per la passione della tua vita la politica che ti ha visto protagonista di tante battaglie come compagno come ti hanno voluto ricordare i tuoi compagni. Era una scelta culturale e di vita e i riconoscimenti che hai avuto in questi giorni forse ti hanno dimostrato che era una scelta vissuta correttamente con onestà con umiltà con passione. Enrico Berlinguer era uno di famiglia come lo erano i compagni di sezione che io ho sempre chiamato zii perché tra la politica e la vita il confine era molto sottile. Avevi ormai perso ogni passione ma la politica oggi ti saluta che sono qui per ricordare il tuo impegno .
Così come la scuola, professore poi Preside tu mettevi sempre al centro di tutto la persona, te ne curavi la capivi la ascoltavi cercavi di correggerla eri amico preside e Preside amico, te ne danno testimonianza i tanti alunni che hai accompagnato nel loro percorso di vita e i tanti docenti e non docenti che hai sempre compreso e consigliato.
Veni et sequi me
Negli ultimi anni della tua vita l’ultima chiamata, la comunità Roccia di Salvezza. insieme abbiamo iniziato a seguire dapprima la messa del caro Padre Badami, del caro Padre Settembre che oggi ti dedica l’ultimo saluto poi i cenacoli del lunedì con la cara Nuccia, Patrizia e Rosalba e le due Paole e Poalo Santa Pippo e poi Marianna. Fino alla convocazione nazionale a Pesaro con la parola del buon samaritano, questo farsi prossimo che ti aveva tanto colpito perché di fronte al viandante gettato per strada e percosso dai briganti ci sono solo due scelte fermarsi o andare oltre e in questo avevi riconosciuto la tua esistenza in quel fermarsi e prendersi cura di ogni fratello che incontravi nella vita, nella scuola nella politica, e la comunità ti ha accolto tra le sue braccia e oggi è tutta qui riunita attorno a te, al caro Franco con Eddy e i ragazzi del servizio del canto i nostri fratelli e sorelle della comunità che in tanti sono venuti fin da lontano per onorare la tua vita. In uno degli ultimi cenacoli ti era uscita una frase mai tanta profetica I miei orecchi avevano sentito parlare di te, ma ora ti vedo davvero con i miei occhi.
Caro papà mi mancherai ci mancherai ma la fede in Cristo risorto e nello Spirito Santo ci lascia la consolazione che adesso dal cielo continuerai a guidare le nostre vite aspettando un giorno di incontraci di nuovo insieme di nuovo. Ti lascio con due poesie a te tanto care:

I cipressi che a Bólgheri alti e schietti
Van da San Guido in duplice filar,
Quasi in corsa giganti giovinetti
Mi balzarono incontro e mi guardar.
È la Tittí come una passeretta,
Ma non ha penne per il suo vestire.
Addio, cipressi! addio, dolce mio piano! —
— Che vuoi che diciam dunque al cimitero
Dove la mamma tua sepolta sta?
O morto giovinetto,
anch’io presto verrò sotto le zolle
là dove dormi placido e soletto…

Meglio venirci ansante, roseo, molle
di sudor, come dopo una gioconda
corsa di gara per salire un colle!
Meglio venirci con la testa bionda,
che poi che fredda giacque sul guanciale,
ti pettinò co’ bei capelli a onda
tua madre… adagio, per non farti male.