Enna, bloccata la riapertura della cava di monte Scalpello

Agira. Stop alla cava di monte Scalpello. La battaglia a difesa del sito archeologico e paesaggistico di Agira, nell’Ennese, è stata vinta dall’associazione regionale SiciliAntica che aveva presentato ricorso contro la riapertura del sito per l’estrazione dei minerali. Oggi il Distretto minerario di Caltanissetta ha bloccato l’autorizzazione per la cava di calcare di San Nicolella: per 30 giorni l’azienda trevigiana Fassa Bortolo, che ha ottenuto la concessione del sito, non potrà intervenire. “Un primo traguardo – commenta Simona Modeo, presidente regionale di SiciliAntica – per cui esprimiamo grande soddisfazione. Il traguardo finale è ancora lontano ma siamo fiduciosi perché la legge è dalla nostra parte”.
Il progetto di Fassa Bortolo prevede la riapertura della cava di calcare e minerali in un’area abbandonata da oltre tre decenni, che si trova sul versante meridionale di monte Scalpello e che, per il suo valore storico e naturalistico, è sottoposto ai vincoli archeologico e paesaggistico. A firmare l’autorizzazione per il progetto è stata anche la Soprintendenza di Enna, come ricorda l’assessore regionale ai Beni culturali, Sebastiano Tusa, evidenziando che l’attività non comprometterà il sito e che prevede anche una sua valorizzazione.
Contrari alla posizione di SiciliAntica anche Legambiente Sicilia, che da anni segue le vicende di monte Scalpello, “un sito ad altissimo interesse geologico, paesaggistico e archeologico – dice Gianfranco Zanna, presidente regionale – devastato dalle cave di alcune ditte concessionarie che non hanno mai operato una sola azione di ripristino ambientale. Il progetto Fassa Bortolo, fra le altre cose, prevede la bonifica dell’area di una delle cave, con la demolizione e la messa in sicurezza di tutti gli edifici residuali dei vecchi impianti, il rinverdimento dell’intero versante oggi lasciato glabro con la ricostituzione del profilo della montagna. Si pone finalmente l’obiettivo di recuperare una profonda ferita in un bel profilo di montagna ed è mirato alla produzione di materiali edili ad alta sostenibilità ambientale. La serietà è anche dimostrata dalla disponibilità a realizzare una struttura che possa conservare e rendere fruibile i reperti ritrovati nell’attigua zona archeologica che è stata interamente esclusa da qualsiasi operazione estrattiva. Continueremo a vigilare per verificare se gli impegni assunti saranno rispettati”.

by Repubblica Palermo