Nicosia: si sono concluse le “Giornate di Davì”

Nicosia. Si sono concluse le “Giornate di Davì” che, per questa prima sessione (la seconda sarà ad Aprile), ha registrato un gigantesco consenso con ben 1.200 presenze. I 17 autori con altrettanti relatori che si sono alternati in questi 3 giorni no-stop del pensiero hanno messo a nudo le proprie idee, i propri sentimenti, i propri sguardi. Tutto magistralmente coordinato e organizzato dall’eclettico Aldo La Ganga, libero pensatore e artista che ha allestito questa mastodontica rassegna che si segnala essere una tra le più importanti in Italia. Per meglio comprendere i sentimenti che sono stati messi in gioco per questa rassegna, lasciamo spazio ad una testimonianza, la mia, frutto dalla volontà di spogliarmi per un attimo dal ruolo che indegnamente ricopro come “scribacchino” e di mettere su due parole, a freddo, su quanto ho vissuto in questi due giorni. È difficile far trasparire in poche righe il tutto, ma vabbè… ci provo.
“E ora vorrei dire io due parole.
La prima, e forse unica, è GRAZIE.
Grazie alla fiducia concessami da Aldo che mi ha voluto al suo fianco (sopportandomi e supportandomi!) nell’organizzare quest’ultima fase de “Le giornate di Davì”. Il mio è stato un contributo minuscolo in confronto all’impresa mastodontica di Aldo che è riuscito a incastonare ben 40 tra autori e relatori. Incastonamento pienamente riuscito anche tramite l’ausilio della tecnologia con collegamenti telefonici e via Skype. La rassegna merita, merita, merita, merita, merita. È un momento, anzi “IL” momento per eccellenza in cui Nicosia diventa veramente, senza alcun artificio retorico, “Capitale culturale di Sicilia”.
Pur vivendo la maggior parte del proprio tempo fuori da Nicosia, Aldo AMA il suo paese. E questa rassegna ne è la prova. È facile dire “amo”. Ma l’amore si dimostra nei fatti e non nelle parole. E non con quei fatti ridotti al semplice regalo di una collanina in cui, peraltro, si piazza la propria firma che tutti possano vedere. Quello più che amore è apparire. Quello più che amore è elemosina. L’atto d’amore è un abbraccio. È un gesto che valorizza la persona o l’entità amata non per forza materialmente. Quanta gente, in questi giorni, si è sentita fortunata e onorata a vivere o a essere a Nicosia perché questo paese si è trasformato in un’Agorà dove il pensiero, quello libero, è diventato protagonista? In queste tre giornate ci sono state 1.200 presenze. Anche se solo una persona tra queste ha provato tale sentimento, mi riecheggia la Genesi, la manifestazione è riuscita. Ed è stato un atto d’amore per Nicosia. E almeno una c’è: Io. Ma sono sicuro di non essere il solo.
Questo è il primo spunto di riflessione che offre tale manifestazione. Potrei estendere il ragionamento ad altre lodevoli iniziative che nel corso dell’anno allietano Nicosia e che mettono questo paese dimenticato da Dio e da Cristo fermatosi ad Eboli o più realisticamente allo svincolo di Mulinello al posto in cui merita: una perla nel cuore della Sicilia.
Mi viene in mente una seconda riflessione, ispirandomi al pensiero che il prof. Di Grado ci ha regalato telefonicamente all’inizio della rassegna: l’assonanza tra libro e libero. Questa rassegna è libera non solo perché non ha padrini o padroni. Questa rassegna è libera perché è libera da qualunque ideologia. E rende liberi perché lo spettatore che è stato presente alle tre giornate ha visto una commistione di pensieri in un ventaglio immenso e infinito. Si è reso partecipe sul fatto che, come dice Hegel, “il vero è l’intero”. Oggi siamo troppo divisi a causa di “compartimenti stagni” che ci siamo autoimposti. Siamo schiavi di noi stessi e della società. L’appartenente ad una determinata bandiera si sente avversario belligerante dell’altro appartenente ad un’altra bandiera. Senza capire che, dialogando, si potrebbe trovare una soluzione e si potrebbe progredire. Siamo schiavi dei “titoli onorifici”, vacui e insignificanti, che servono solo a ridicolizzare la nostra persona e non ad esaltarla.

Siamo schiavi dei pensieri piramidali e delle gerarchie che, se andiamo a vedere, non sono qualcosa di naturale ma un perverso marchingegno per creare mostri che si sentono padreterni. Il pensiero è per tutti e di tutti. La libertà è per tutti e di tutti. Come potremmo liberarci dalle catene esterne se prima non ci liberiamo dalle catene autoimposte? Tramite il pensiero e l’esercizio di esso possiamo raggiungere quest’obiettivo.
Grazie Aldo, quindi, non tanto per la rassegna che, come vedi, ha completato il suo tempo, ma per il messaggio che ci dai e che ci hai lasciato. E se tutto ciò è utopia, lasciateci liberi almeno di sognare. Lasciateci liberi di essere don Chisciotte!
P.s. e ad Aprile si ritorna a lottare!”

Alain Calò