Leonforte. Il Palmento Ipogeo

Il buco in piazza Stazione, da anni provvisoriamente “addubbato”, è un palmento interrato. Venuto alla luce negli anni 90 del secolo scorso durante i lavori di ripristino di un importante tratto stradale, è rimasto così come lo si trovò; non c’è un cartello che lo indichi né un punto luce che lo evidenzi. E’ una deviazione, un fosso, una discarica di immondizia urbana, tutto tranne che un palmento del 700. Il palmento sorge nel fondo denominato “la Villa Cernigliere”; fondo che si estendeva in tutta la parte nord del paese e confinava a sud con i vigneti di Capra. Il Cernigliere era un immenso vigneto destinato alla produzione dell’inzolia così come le viti del fondo Capra. Nei fondi sorgevano palmenti, trappeti e laboratori per la lavorazione del lino. I palmenti riversavano il mosto nei dammusi e ancora qualche decennio addietro l’odore del vino fermentato inebriava interi quartieri. Dal mosto si ricavava il vino ma anche la mostarda e il vin cotto, cose abituali alla mensa del leonfortese. E’ probabile che quello di via Stazione sia uno dei molti palmenti diffusi sul territorio ed è altrettanto probabile che l’avvallamento sia artificiale. La zona denominata Stazione fu infatti interessata dalla costruzione di un percorso ferroviario a scartamento ridotto che congiungeva Dittaino a Leonforte e proseguiva verso Assoro. Negli anni 20 del 1900 anche l’entroterra siciliano fu attraversato dall’ammodernamento infrastrutturale, che accorciava le distanze e consentiva il trasporto di genti e merci su binario e non solo su mulattiere. Le linee ferroviarie servivano a collegare i vari punti dell’isola e raggiungere le zone più impervie, anche Nicosia avrebbe dovuto avere una sua stazione ma i lavori sebbene avanzati non arrivarono mai a conclusione. Il vezzo tutto italico delle incompiute già allora mieteva insuccessi. L’Università Popolare si è interessata al palmento ipogeo di piazza Stazione perché sconosciuto a molti leonfortesi. Sarebbe opportuno dare dignità a quel sito di modesto interesse archeologico, ma fondamentale per comprendere la storia del paese. Un’azione di crowdfunding aiuterebbe il recupero del palmento e l’Università Popolare è pronta a intraprenderla se supportata dall’amministrazione.

Gabriella Grasso