Iniziate le querelles relative l’edificio che ospitava la Chiesa di Enna Bassa. Sen.Trentacoste M5S coinvolge Soprintendenza e Procura

I gruppi consiliari di maggioranza al Consiglio comunale di Enna, nella giornata di ieri, in IV Commissione, hanno approfondita la vicenda relativa all’edificio che ospitava la Chiesa di Enna Bassa, edificio di importanza storica/antropologica, visto che lì aveva sede la vecchia Casa del Mietitore, acquistata nel 1940 dall’Unione fascista dei lavoratori dell’agricoltura di Enna.

I tecnici del comune e l’assessore sono stati invitati in Commissione ed hanno risposto alle numerose domande poste dai componenti. L’assessore ha riferito dell’iter in corso e degli incontri avvenuti tra l’’Università ed il comune di Enna. L’ufficio tecnico ha, invece, riferito che il comune ha già notificato alla proprietà, ordinanza per il blocco dei lavori, diffidando l’impresa a ridurre, la delimitazione con transenne, ai soli fini necessari a garantire la tutela dell’incolumità pubblica.
Lascia pensare l’allontanamento dalla commissione del capogruppo del PD, Paolo Timpanaro, a lavori in corso, il quale ha dichiarato trattarsi di argomento di nessun interesse politico. Diversa la posizione del Presidente della commissione, Mario Tremoglie (sempre PD), che all’unisono con gli altri componenti (5 stelle inclusi), hanno ritenuto e ritengono che la questione venga seguita ed attenzionata. Contrariamente a Timpanaro, i gruppi consiliari di maggioranza noi ritengono di avere il dovere di vigilare affinché su quell’edificio ultresettannennale, simbolo della storia della città, vengano osservate le attuali prescrizioni urbanistiche. I gruppi consiliari di maggioranza, fanno presente che, nell’interesse della città, seguiranno con attenzione l’evoluzione della vicenda, consapevoli di essere difronte ad un edificio che andrebbe salvaguardato, magari attraverso appositi vincoli, per l’interesse storico che riveste.

“Quello che sta accadendo all’edificio della ‘Casa del Mietitore’ a Enna, è veramente grave”. A dichiararlo è il senatore ennese del Movimento 5 Stelle Fabrizio Trentacoste, in riferimento ai lavori che, da circa un mese, sono in corso su questo edificio, i quali – precisa – “non sono stati segnalati da apposito cartello di cantiere, con i dati sui lavori da eseguire e le relative autorizzazioni. Già Lo scorso 19 novembre, avevo denunciato al comando dei vigili urbani la mancata esposizione del cartello, presagendo la possibile demolizione di un edificio storico, testimonianza culturale, edilizia e urbanistica della nostra storia in quanto costituisce l’atto fondativo dell’abitato di Enna Bassa”.
“Oggi, a seguito dell’audizione in IV commissione dell’Ufficio Tecnico e dell’assessore competente, richiesta dalla nostra portavoce in Consiglio comunale Cinzia Amato – prosegue il senatore – ciò che è stato riferito dal dirigente comunale sembra confermare i nostri sospetti: la diffida alla Kore, proprietaria dell’immobile, a mettere in sicurezza esclusivamente le falde a sud-ovest, rivelatesi in stato precario, si è trasformata in rimozione dell’intera copertura dell’immobile. I lavori stavano proseguendo con la demolizione dei muri perimetrali al piano superiore, sospesi immediatamente dall’Ufficio Tecnico, anche perché non sorretti da alcuna autorizzazione urbanistica. In pratica, un abuso edilizio nel bel mezzo della città, operato da chi del rispetto delle regole e della conservazione della memoria storica dovrebbe fare la propria missione”.
“Tutto questo è gravissimo – denuncia il senatore – per tale motivo seguirò attentamente l’evoluzione di questa brutta storia nelle sedi competenti. Ho già chiesto alla Soprintendenza di Enna di studiare l’apposizione del vincolo culturale e alla Procura della Repubblica di verificare eventuali illeciti commessi”.
“Auspico – conclude Trentacoste – che questi organi pongano in essere al più presto tutte le azioni necessarie a ripristinare lo status quo e ad impedire che, ancora una volta, a Enna si assista allo scempio dell’abbattimento di un edificio dal valore storico a favore degli interessi economici di chi preferisce cancellare un pezzo della memoria della comunità locale”.