Possiamo, in generale, dire che fare informazione significa alimentare la cultura e viceversa? E che l’una e l’altra hanno bisogno di dialogare tramite un ulteriore strumento: quello della comunicazione? Possiamo dire di sì se riusciamo a leggere il complesso ed intricato contesto.
Ma chi fa che cosa? Ossia chi sono i fautori e gli attori che dominano, creano e governano i processi di informazione, cultura e comunicazione? Chi sono gli interlocutori ed i destinatari? Un insieme di interrogativi che è lecito porsi e cui proviamo a rispondere.
L’informazione è l’attività diretta a far conoscere ad altri dati, notizie, atti, fatti ed eventi. Essa può essere semplice o complessa, narrativa o cronicistica, economica, finanziaria, culturale, sociale, sportiva etc…. A volte la si può confondere sia con la comunicazione, ma sono 2 parole che racchiudono in sé significati diversi, e con la cultura se riteniamo che informare è come fare un po’ di cultura nel senso che tante informazioni incidono sul processo di formazione culturale.
La cultura è, piuttosto un insieme complesso di informazioni, conoscenze e saperi che si acquisiscono e si elaborano in funzione di un sapere più ampio, approfondito e razionale, costituito da un insieme organico di elementi appresi, ed organizzati, in contesti relazionali, in ambienti familiari, sociali, scolastici, bibliotecari, di arte, di viaggi, scambi culturali, etc.., un insieme di saperi che contribuisce a formare e rafforzare la personalità di ognuno ed il suo patrimonio cognitivo.
Ciò detto, passiamo all’aspetto organizzativo delle politiche preposte, per competenze istituzionali, alla programmazione ed attuazione dei 3 elementi, e alle refluenze che coinvolgono e fanno interagire pubblico e privato. Un aspetto che condiziona l’attività di programmazione esercitata sia sul territorio di un Paese che su parti dello stesso: Regioni, Autonomie locali, Consorzi ed Enti pubblici vari. E ne sono coinvolti anche soggetti ed enti privati vari, fondazioni, associazioni no profit, aziende, operatori culturali ed esperti di comunicazione; nonché fruitori, utenti, cittadini, il mondo della scuola e dell’istruzione e formazione.
Un insieme complesso intercomunicante di attori ed operatori, quindi, che nel fare informazione e comunicazione contribuisce a far conoscere, rafforzare e valorizzare il patrimonio culturale, storico, artistico, naturale ed ambientale di un determinato territorio, nazionale o regionale o locale che sia, ad orientare scelte ed opinioni personali e sociali, nonché ad accrescere i saperi e le conoscenze personali che contribuiscono a migliorare sia il proprio bagaglio culturale che il livello di civiltà, e a promuovere, quindi, lo sviluppo complessivo di un territorio.
Tale processo interrelazionale è logico e tecnico insieme, governato dalla politica e dalla programmazione funzionale, ma caratterizzato dalla presenza di un nesso di causalità che lega il mondo dei dati forniti dall’informazione e quello della cultura. La prima fine a se stessa, non sarebbe mai cultura, se non intervenisse chi crea, organizza, programma e progetta la comunicazione, aspetto questo che è determinante per il raggiungimento di determinati obiettivi e strategie sia pubbliche che private.
La comunicazione costituisce, quindi, l’anello di congiunzione, ossia lo strumento che fa dialogare emittente e ricevente, che utilizza, cioè, il complesso delle informazioni provenienti dalla fonte emittente. E’ il comunicatore quello che elabora e trasmette informazioni e messaggi, e lo fa con competenza, intuito ed abilità comunicativa, sapendo organizzare, orientare, persuadere coloro ai quali si rivolge, promuovere e finalizzare le informazioni, le notizie ed i contenuti di messaggi, agli obiettivi prefissati.
Fini che possono essere propagandistici, commerciali, culturali, per orientare scelte ed opinioni, per creare tendenze di gusti, mode e costumi, e per condizionare e stimolare sentimenti dei destinatari utenti, fruitori e consumatori.
Negli ultimi decenni il contesto di tali aspetti è cambiato e continua a cambiare. Da un lato il potere pubblico che prova a fare cambiamento nella comunicazione ed informazione, per essere più competitivo nell’innovazione, ed i tradizionali poteri della carta stampata che cercano di percorrere nuove vie e di agire su nuove frontiere.
Dall’altro, i nuovi signori dell’informatica e telematica, le aziende innovative proiettate verso il mondo digitale, di internet e dei social, tramite i quali, oltre ad aver creato oligarchie di imperi economici, e poteri informatici, hanno rivoluzionato, anche, il sistema economico e finanziario mondiale, le relazioni sociali ed i rapporti interpersonali, modi e contenuti di fare informazione, cultura e comunicazione.
Tutto ciò ha rivoluzionato l’organizzazione funzionale degli enti pubblici ed i rapporti tra questi, le aziende ed i cittadini, coinvolgendo anche gli aspetti dei comportamenti, dei diritti e dei doveri, della morale e dell’etica pubblica e privata, della privacy, della trasparenza e pubblicità, dell’informazione e comunicazione. Un processo in continua evoluzione monitorato e regolamentato da un complesso normativo non solo nazionale ma anche comunitario ed internazionale.
Il potere della informazione/ comunicazione, se esercitato con lungimiranza, veridicità, efficacia, obiettività e professionalità, deve poter costituire un valore aggiunto per il patrimonio culturale di un Paese e di parti di esso. Può considerarsi uno dei pilastri del sapere e del progresso umano, sociale e civile, perché concorre a produrre saperi ed apprendimenti generali, tematici e specifici, storici ed attuali, proiettando la società verso il futuro.
Un enorme numero di operatori affolla il campo dell’informazione che tende a farsi cultura: ideatori, programmatori, autori, registi, attori, scenografi e coreografi, giornalisti, scrittori e poeti, artisti, cantautori e musicisti, conduttori, creatori di moda, pubblicitari, bibliotecari, galleristi, storici e scienziati, intrattenitori vari, cronisti e telecronisti, cameramen e fotografi, organizzatori di eventi e spettacoli, operatori economici e non.
Un mondo variegato di soggetti che partecipano allo sviluppo socio-economico e alla crescita culturale di un Paese, in cui il potere dell’informazione e comunicazione esprime tutta la sua potenzialità e capacità di incidenza nella vita dei cittadini, nelle loro relazioni umane e sociali, e nel livello culturale.
Tra gli asset strategici delle politiche dell’Unione Europea rientrano gli aspetti dell’informazione e comunicazione, ritenuti essenziali per contribuire a dare stimoli di sviluppo, crescita e competitività al territorio europeo, soprattutto ai territori regionali a ritardato sviluppo, in cui rientra la Sicilia.
Tra i territori italiani, la Sicilia costituisce, per tali aspetti, un caso specifico ed emblematico di un contesto periferico-insulare ed euro-mediterraneo, che richiede una reale politica di supporto programmatorio lungimirante, che sia frutto di interessi comuni e convergenti con lo Stato e l’Unione Europea, rivolta a valorizzare il territorio regionale. Una Programmazione che, pertanto, nel perseguire le sue strategie, deve potere utilizzare le risorse finanziarie previste per “l’Agenda Digitale”, strumento proteso a rafforzare l’innovatività e competitività, anche, attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie informatiche e telematiche per fare informazione e comunicazione, in modo più appropriato, efficace ed efficiente.
Occorre fare dell’informazione lo strumento essenziale per stimolare cultura, e viceversa, e della buona ed efficace comunicazione il mezzo per diffondere informazioni e cultura, quali valori aggiunti necessari per dare visibilità ed attrattività al territorio e al suo patrimonio, per rendere fruibili le sue bellezze, farne conoscere le storie, i paesaggi e quant’altro ancora sia attrattivo ed oggetto di cultura. Ovunque è così, ma in Sicilia deve potere avere un peso specifico e incisivo, il nesso che coinvolge i predetti aspetti, per agevolare la conoscenza e fruizione delle sue ricchezze, risorse e bellezze, e per l’accrescimento della cultura in genere.
Un contesto, quello siciliano, che è, sicuramente, tra i più ricchi di storia, di cultura, arti ed architetture, paesaggi, tradizioni, gusti e sapori di prodotti tipici, di bellezze naturali ed ambientali, tutti elementi che negli ultimi anni stanno riscuotendo grande successo, sia a livello nazionale che internazionale, grazie alla loro straordinaria e meravigliosa storia ed attrattività, per valorizzare i quali contribuiscono notevoli risorse pubbliche e private impiegate per fare promozione, informazione e comunicazione, il cui obiettivo programmatico e funzionale è proprio quello di creare cultura, conoscenze e saperi, rafforzarli e diffonderli.
La specificità della Sicilia emerge, in quanto la stessa possiede uno storico ed immenso patrimonio informativo-culturale notevole e poliedrico, che la politica regionale sta valorizzando e lo vuole comunicare al mondo, ampliando l’eco e la sfera di fruibilità della sua offerta quali-quantitativa e visibilità. E l’informazione culturale può essere veicolata solo in presenza di un efficace e lungimirante programmazione e gestione della comunicazione.
Esemplare appare l’eco internazionale suscitata dal recente riconoscimento Unesco di Palermo Capitale della Cultura Italiana per il 2018 che ha riscosso uno straordinario successo di presenze di visitatori e viaggiatori, grazie anche all’effettuazione di un’efficace comunicazione.
Ciò è stato il frutto non solo di un’ottima programmazione pluriennale che sa utilizzare nuovi strumenti informativi e comunicativi per la conoscenza e fruizione del territorio, ma anche del dialogo e confronto, dell’accoglienza, della cooperazione, e degli incontri con popoli, genti, viaggiatori e turisti provenienti da tutto il mondo. Un’esperienza che fa progredire la Sicilia e la pone in competizione con altri territori non solo nazionali ma anche internazionali, che produce non solo informazione e comunicazione, ma anche cultura, saperi, conoscenze ed esperienze di dialogo interculturale e di vita comunitaria, cui concorrono gli interventi pubblici e privati.
E le potenzialità di sviluppo e crescita della Sicilia sono enormi. Basta pensare ai siti preistorici, a quelli archeologici di Siracusa, Agrigento, Taormina, Segesta, Selinunte e Tindari, che, se ulteriormente valorizzati, possono produrre non solo cultura, ma creare anche nuove opportunità di lavoro; agli eventi e manifestazioni che potrebbero ruotare intorno ai siti, ai castelli, alle dimore nobiliari, ai centri storici che possono rinascere a nuova vita e consentire ai borghi antichi di continuare a fregiarsi di riconoscimenti e premi, a mostre, feste e tradizioni popolari. E senza tralasciare bellezze naturalistiche e paesaggistiche.
Tutti aspetti che stimolano informazione e cultura, e viceversa, cui contribuiscono non solo enti pubblici, ma anche quelli privati, agenzie ed operatori turistici, l’editoria con i giornali, i libri e le riviste specializzate, gli editori dei siti on-line, gli edicolanti, gli organizzatori di mostre e gallerie, di spettacoli, di feste religiose e sagre paesane, di “street food”, imprenditori alberghieri, bed & breakfast, ristoratori e bar.
Una cultura che è fatta non solo di informazione e comunicazione, di insegnamenti ed apprendimenti, di ascolti, di letture e visite, ma anche di vissuto tra viaggi, assaggi e degustazioni di prodotti tipici siciliani, di conoscenze, incontri e partecipazione.
Silvio Di Giorgio
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