Le cripte sconosciute di Leonforte

La lezione di lunedì pomeriggio, tenuta dal dott. Alfredo Crimì, ha riguardato le cripte della chiesa Madre e di santo Stefano. Le cripte sconosciute ai più sono interessanti per gli ambienti e i resti che ancora vi si trovano. Con l’ Editto di Saint-Cloud del 5 settembre 1806, si regolarono le inumazioni dei cadaveri nei cimiteri e non più nel sottosuolo delle chiese, che avevano ospitato in stanze diverse i cadaveri: del popolo e dei nobili e dei preti e dei confrati. Il cimitero leonfortese nel 1840 funzionava già a pieno regime dunque dal 1610 al 1835/40 i resti mortali dei già tavachini furono sotterrati nelle chiese distribuite su tutto il territorio, molte delle quali andate perdute per l’incuria e l’erosione del tempo. Le cripte della Matrice emerse negli anni 60 del secolo scorso solo in parte, dopo i lavori di restauro del pavimento soprastante, richiamano nella struttura e negli arredi le cripte dei Cappuccini di Palermo e certamente come quelle prevedevano delle nicchie per l’esposizione dei preti vestiti dei sacri paramenti, di cui però non c’è traccia a Leonforte. La chiesa di santo Stefano invece conserva ancora, nei suoi sotterranei, una tomba di cuoio e alluminio con dentro un corpo parzialmente mummificato; interessante per l’abbigliamento di probabile foggia nobiliare. Le cripte di santo Stefano furono depredate anche dai tedeschi, che nel secondo conflitto mondiale le usarono come base e deposito di armi, solo la capacità di un tale Demetrico le salvò dall’esplosione pianificata dai nazisti per impedirne l’occupazione ai canadesi liberatori. Curiosi sono gli scheletri ritrovati su uno scolatoio orizzontale della chiesa madre, assai più alti della norma fanno pensare a discendenze normanne o malformazioni congenite (gigantismo) di cui anche la vicina Assoro ha memoria. L’Università Popolare ha accolto la proposta di restauro delle cripte e a breve invierà una lettera aperta a chi di competenza. La lezione affollata e molto apprezzata si è chiusa con una nota riguardante le indecenti condizioni di un altro bene comune: la Tagliata. Ostruita da rifiuti di ogni genere e già gravemente compromessa nei punti nevralgici, la Tagliata è diventata una discarica a cielo aperto come la maggior parte del territorio extra urbano di Leonforte. La Tagliata interessa un tema taciuto incomprensibilmente: il piano regolatore di cui l’Università Popolare intende discutere anche con l’amministrazione. Lunedì prossimo si continuerà il tema della lezione di cui sopra senza dimenticare la ricorrenza del 10 febbraio: le Foibe perché la conoscenza è doverosa e mai parziale.