Enna. Incremento dell’incidenza tumorale nell’ennese: soltanto panico o serio allarme giustificato?

Mario Alberti

Nell’esperienza comune di chi, sempre con più frequenza, si trova ad affrontare in famiglia (o tra cerchia delle proprie conoscenze) una diagnosi di patologia tumorale, non vi è alcun dubbio sull’inquietante crescita della diffusione di neoplasie tra la popolazione del proprio centro abitato. Eppure – fino a qualche anno fa – per alcuni comuni dell’ennese le rilevazioni ufficiali non sembrano avere indicato una maggiore incidenza di tumori rispetto alla media nazionale (quasi seicento casi accertati su centomila abitanti), a parte un’anomala diffusione di patologie tumorali tra la popolazione femminile di Villarosa.

Fonte: Registro Tumori Integrato (Accreditato AIRTUM- IARC) Catania –Messina-Siracusa-Enna
La crescita più o meno diffusa dell’incidenza tumorale purtroppo non emerge nelle rilevazioni ufficiali, poiché i registri finora accreditati operano su campioni di popolazione di grandi dimensioni e su territori con sedi di rilevamento decentrate. Inoltre esse impattano con delle criticità reali: la mole di dati da esaminare e le informazioni desunte tra le varie fonti. Le fonti primarie sono le SDO (Scheda di Dimissione Ospedaliera), i referti di Anatomia Patologica e i Certificati di morte, Le fonti secondarie sono invece le cartelle cliniche, l’anagrafe delle esenzioni tickets e le informazioni provenienti dai medici di famiglia.
l’Archivio delle SDO e quello dei certificati morte sono le uniche fonti informatizzate di cui i Registri possono disporre, essendo queste raccolte nei database centralizzati dei Dipartimenti epidemiologici delle Regioni. Per quanto riguarda invece i referti di Anatomia Patologica e gli archivi clinici di oncologia e radioterapia, bisogno purtroppo notare che la digitalizzazione varia a seconda delle realtà locali. Pertanto si devono ancora fare i conti con diversi metodi di informatizzazione, non considerando soprattutto l’universo di coloro che si sottopongono a cure, diagnosi o accertamenti in centri specializzati fuori dalla propria provincia o, addirittura, dalla propria regione di appartenenza.
Come se ciò non bastasse a compromettere l’attendibilità delle rilevazioni ufficiali, le certificazioni di morte ai fini ISTAT sono state attribuite – almeno fino all’ultimo ventennio – ad arresto cardiaco o scompenso cardiocircolatorio, anche per una questione di riservatezza di dati sensibili. Pertanto – rispetto al passato – dalle rilevazioni ufficiali emerge paradossalmente che il decesso per malattie tumorali è in netta diminuzione; ma le cose non stanno affatto così ed i cittadini ne sono ben consapevoli.
Come ovviare a tale inconveniente e fare in modo di rilevare l’esatta dimensione del problema ai fini della prevenzione e il controllo dei fattori di rischio?
Gli amministratori dei comuni del territorio – essendo i primi tutori della salute dei propri cittadini – dovrebbero far sentire a pieno la propria voce a favore dell’istituzione di registro dei tumori dell’ASP (popolato da dati, provenienti da fonti secondarie, a cura di appositi registri comunali) per la rilevazione dell’incidenza delle malattie tumorali. A tale scopo, attraverso il trattamento organizzato e sistematico delle informazioni provenienti dai medici di famiglia si potrebbe meglio analizzare e descrivere l’entità del fenomeno rispetto ai costosi e poco attendibili rilevamenti campionari su grandi dimensioni.

Mario Alberti
(Sociologo, esperto in studi sulla popolazione)