Caso Arnone, l’avvocato esce dal carcere di Enna per impegni di lavoro

Giuseppe Arnone martedì pomeriggio è uscito dal carcere di Enna, dove era stato trasferito in seguito a un breve periodo di reclusione al penitenziario di contrada Petrusa. A spiegare la vicenda è Gerlando Cardinale sul Giornale di Sicilia in edicola questa mattina: Il 18 aprile, il tribunale di Sorveglianza di Palermo gli ha concesso la semilibertà: in sostanza di giorno potrà esercitare la professione di avvocato, con mille divieti (mai più manifesti dal balcone del suo studio di fronte al tribunale, stop all’uso di Facebook e piattaforme di vario tipo) e la sera dovrà tornare in cella. La decisione era arrivata tre giorni dopo l’udienza nella quale i suoi difensori, gli avvocati Arnaldo Faro e Raimondo Tripodo, avevano chiesto al tribunale di concedere nuovamente l’affidamento in prova ai servizi sociali mentre il sostituto procuratore generale Rita Fulantelli aveva proposto che scontasse le due condanne per calunnia e diffamazione, con fine pena fissato per il 12 luglio del 2021, in carcere. Alla fine i giudici hanno deciso una soluzione intermedia. Il magistrato di Sorveglianza e l’Uepe (Ufficio esecuzione penale esterna, che cura proprio l’esecuzione delle pene alternative al carcere) hanno elaborato il cosiddetto «programma di trattamento». Arnone, in sostanza, dovrà comunicare i suoi impegni lavorativi – il presupposto del lavoro è indispensabile per i condannati in semilibertà – e, compatibilmente con la sua attività, gli verrà concesso, nelle ore che trascorrerà all’esterno del carcere, di coltivare le proprie relazioni familiari.