Aidone: cerimonia per la riapertura delle due cappelle restaurate nella chiesa di Santa Maria La Cava

Aidone. Affollata cerimonia, quella che di fatto ha riaperto le due cappelle: Eucaristica e di san Filippo apostolo nella chiesa di Santa Maria La Cava – Santuario di san Filippo apostolo, dopo i restauri, che hanno interessato anche una tavola dipinta raffigurante San Filippo, durati cinque mesi. “Mesi di attesa e di intenso lavoro impegnativo – ha detto padre Carmelo Cosenza, che ha voluto fortemente i lavori – che hanno restituito due cappelle in tutto il loro splendore”. Un intervento realizzato con le forze economiche della parrocchia e grazie alle offerte dei fedeli. Lo ha sottolineato anche don Paci, direttore dell’ufficio diocesano beni culturali ecclesiastici, che ha detto:”Nella mia esperienza di responsabile di beni ecclesiastici nessuna comunità (riferendosi a quella aidonese ndc) si è accollata una tale somma per il restauro di un bene religioso”. Antonina Foti, direttore tecnico dei lavori ha spiegato: ”E’ stata una programmazione di un progetto abbastanza articolato (due cappelle e una tavola) che in accordo e sotto la sorveglianza della competenza della Soprintendenza di Enna non ha mai perso di vista un principio fondamentale: quello del rispetto dell’opera d’arte, del minimo dell’intervento, del rispetto dell’esteticità e dell’istanza storica del bene. Nel particolare, le problematiche che hanno interessato la cappella dell’Eucarestia sono state le discrasie lineari con sopra missioni di malta cementizia che ne deturpavano la superficie mentre la cappella di san Filippo era caratterizzata da discromie con le intonazioni sbagliate dovute agli interventi precedenti utilizzando materiali non idonei. L’esecutrice del restauro Rossella Caporale della ditta Restart ha spiegato, passo passo, le fasi del lavoro di restauro con i vari livelli e le tecniche di intervento. Lo storico dell’arte Giuseppe Ingaglio ha dato poi una lettura interna all’opera restaurata. Le conclusioni del vescovo Rosario Gisana il quale, affrontando in generale il problema delle fruibilità dei beni culturali che portano economia e producono economia, ha dichiarato: ”La vita ecclesiale non inizia e finisce solo con la nostra partecipazione di natura orante ma anche nella nostra compartecipazione a rendere belle le cose che abbiamo ereditato, che noi dobbiamo saper fruire e trasmettere ai nostri giovani che dovranno imparare a custodire e che noi abbiamo custodito”.

Angela Rita Palermo