Nicosia. Ginevra Sofia Avella: la vita nell’arte

Aprendo la mail, dopo giorni che non lo facevo, tra le tante pubblicità, spam e porcherie varie, trovo un invito a scrivere un articolo corredato con saluti da Bologna. Subito mi chiedo sul che cosa ne dovrei fare di un invito proveniente da Bologna. Prima di cestinarlo e metterlo tra tutta la massa informe di cui siamo un po’ tutti giornalmente sommersi, lo apro e chiedo subito venia di questa mia impulsività leggendo che questo invito consta nello scrivere un qualcosa su una ragazza Nicosiana, Ginevra Sofia Avella, giovanissima ragazza (classe 1999) che, scrive, è “nata e cresciuta all’ombra del castello Nicosia”. Essendo Nicosiano mi scatta nella mente l’indovina chi e quella sorta di ufficio anagrafe che si apre a nostro piacimento ogni volta che sentiamo di qualche nostro compaesano. Ma neanche il tempo di mettere ordine nel guazzabuglio di pensieri che mi affollano la mente, leggo un curriculum artistico di tutto rispetto.
La ragazza si definisce “poeta e viaggiatrice”. Per il termine “poeta”, precisa, la parola è “declinata al maschile per via di una precisa rivendicazione lessicale di genere ; seguendo l’esempio di Anna Achmatova, ritengo che il suffisso “essa”, legato alla parola poeta, sia stato ingiustamente usato come diminutivo per secoli, discriminando e relegando la letteratura fatta da donne a una nicchia. Ecco il perché di questa scelta linguistica”. Ovviamente già questa precisazione, che finalmente in maniera intelligente e colta si allontana da quelle stupide frivolezze di boldriniana memoria, fa capire il temperamento forte di questa ragazza. Ma aldilà di qualunque speculazione sintattico-filosofica, addentriamoci nel curriculum: scrive come redattrice per la Federazione Nazionale Arte di Strada, su Buona Strada.net, e attualmente studia all’Alma Mater Studiorum di Bologna. Ha passato gli ultimi anni vivendo fra Toscana, Emilia Romagna e Spagna. E come i trovatori francesi, lavora da anni con la poesia scritta e visuale: è possibile trovarla nelle piazze e nelle strade delle principali città italiane con il progetto “Poesia Nomade Malastrana”, che coinvolge il pubblico nella creazione di poesie spontanee con tecniche dadaiste e situazioniste, unendo l’arte di strada alla poesia.
Nel maggio 2019 le sue poesie sono state esposte al Fabra I Coats di Barcellona, in occasione del Festival di poesia visuale Nudo.
Successivamente ha pubblicato su riviste della penisola iberica come Agua, revista de poesia liquìda e sul settimo numero di Guacamayo, entrambe di Madrid.
Vanta pubblicazioni oltreoceano, su riviste sudamericane come Revista Innombrable ( Colombia), Patibulo (Guadalajara,Messico) e Apera ( anch’essa messicana).
Scrive in italiano e spagnolo, sua lingua d’adozione a seguito di lunghi soggiorni nel sud della Spagna, fra Granda e Siviglia.
Un esempio, quindi, innanzitutto di uno spirito libero che ha fatto dell’arte uno stile di vita e spicca il volo librandosi nell’iperuranio dell’idee e del bello. Ma non solo: una ragazza che è ambasciatrice di Cultura, spingendo gli altri a vivere e assaporare dell’arte e della potenza vivificatrice e liberatrice del verso. Senza inutili giri di parole o inutili retoricismi, siamo di fronte a un miracolo contemporaneo, uno spirito che a testa alta fronteggia il freddo presente amorfo e lo illumina con il sentimento umano, unica vera nostra arma per non morire nel nichilismo di questa società. Abbiamo bisogno di emozioni, di afferrare una penna e scrivere. Di librarci e di esprimere noi stessi. Abbiamo bisogno di questi esempi. Di questi ragazzi, trovatori, cantastorie, spiriti magni come direbbe l’Alighieri, che come una bella malattia contagiano tutti con il loro entusiasmo e ci salvano da un futuro arido nell’animo.

Alain Calò