Piazza Armerina. Denunciato pensionato per maltrattamento animali con arma da fuoco

Un 73enne pensionato di Piazza Armerina è stato denunciato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Enna dai militari della locale Stazione per aver ferito un cane randagio che si trovava nella sua proprietà, colpendolo con numerosi colpi di arma da fuoco. Al pensionato, immediatamente sono stati ritirati precauzionalmente dai militari ben cinque fucili e numerose cartucce calibro 12 regolarmente possedute, oltre che il libretto personale per la licenza di porto di fucile per tiro a volo.
Nello specifico l’uomo, disturbato per la presenza dell’animale, decideva di colpirlo, ma il rumore provocato dagli spari attirava l’attenzione dei passanti che allertavano il 112. Immediatamente veniva inviata una pattuglia della Stazione Carabinieri della città dei mosaici, che congiuntamente a personale del servizio veterinario dell’ASP di Enna, constatavano l’accaduto e prestavano le prime cure all’animale ferito. un incrocio di razza setter.
Dunque massima è l’attenzione delle forze dell’ordine nel delicato settore delle armi, tenuto conto di possibili impropri usi delle stesse con conseguenze gravi a volte anche per le persone. In tale ambito, le attività di controllo su coloro che a vario titolo detengono armi diventano determinanti per la verifica dei presupposti alla base del rilascio da parte delle Autorità di P.S. delle licenze secondo la normativa vigente in materia.

Il WWF Sicilia Centrale esprime profonda indignazione e deplora questo orribile fatto: non è assolutamente accettabile che ancora oggi accadano simili barbarie! Il WWF, inoltre, ringrazia l’Arma dei Carabinieri per l’immediato intervento, esprimendo viva soddisfazione e compiacimento per l’impegno profuso a soccorrere l’animale così crudelmente ferito e, nel contempo, individuare e fermare il responsabile di questo gesto gravissimo e disumano. “Abbiamo già dato mandato al nostro ufficio legale di predisporre tutti gli atti necessari affinché l’Associazione si possa costituire, presso il Tribunale di Enna, come parte civile nel processo che dovrà giudicare le penali responsabilità dell’uomo – dichiara Anna Schirò, vicepresidente del WWF Sicilia Centrale -; ai cittadini più sensibili chiediamo di segnalare sempre ogni abuso e maltrattamento sugli animali”.
“Nel nostro ordinamento anche gli animali sono soggetti alla tutela penale garantita dallo Stato, per cui non assumono rilievo solamente le condotte offensive del sentimento di ‘pietas’ umana nei confronti degli animali, ma anche quelle in grado di incidere sulla stabilità e serenità fisiopsichica di questi esseri senzienti. Nel caso di Piazza Armerina – precisa l’avv. Salvatore Patrì di Caltanissetta, responsabile dell’Ufficio legale del WWF Sicilia Centrale – sono ravvisabili il tentato delitto di uccisione di animali previsto dall’art. 544-bis del Codice penale (punito con la reclusione da tre a diciotto mesi) o, quantomeno, il delitto di maltrattamento di animali previsto dal successivo art. 544-ter (punito con la reclusione da tre mesi a un anno o con la multa da 3.000 a 15.000 euro)”.
Purtroppo non è la prima volta che anche nell’Ennese si registrano simili delitti (tali sono secondo il codice penale, dopo le modifiche della Legge 189/2004): vi è ancora un’allarmante arretratezza culturale in ampie fasce sociali, infatti, che considerano gli animali come meri oggetti. Le Guardie zoofile del WWF, ad esempio, riscontrano continuamente arcaiche ed inaccettabili condizioni di detenzione dei cani padronali: animali tenuti perennemente a catena corta; cani lasciati senza acqua, cibo e in condizioni igieniche pessime; ripari di fortuna come bidoni di metallo o baracche fatiscenti; totale assenza di cure ed assistenza anche minima; tutti i parametri minimi di benessere palesemente violati ecc. Per non parlare, poi, del quotidiano abbandono di intere cucciolate di cani: cittadini senza scrupoli non sterilizzano i propri animali nè controllano il loro ciclo riproduttivo, per cui tutte le nascite “indesiderate” dei cuccioli si trasformano in occasioni di abbandono e, quindi, di incremento del randagismo.