L’eroe è caduto?

Antoci da simbolo è diventato feticcio? La commissione Antimafia dell’Assemblea Regionale Siciliana sul fallito agguato all’ex presidente del parco dei Nebrodi, nella notte fra il 17 e il 18 maggio 2016, ha affermato: ”Non c’è nessuna certezza che l’attentato all’ex presidente del parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci sia di natura mafiosa e anzi delle tre ipotesi il fallito attentato mafioso con intenzioni stragiste appare la meno plausibile”. Non c’è speranza per questa terra disgraziata, l’attentato fu dunque una messa in scena? A insaputa di Antoci? La Sicilia ha bisogno di eroi da sbandierare per zittire gli avversari e portare avanti idee e interessi. Così usa da noi e poi si scopre che l’eroe è poco eroico. Antoci è stato usato? Secondo la relazione della commissione regionale siciliana le ipotesi sono tre: “l’attentato mafioso fallito, l’atto puramente dimostrativo e la simulazione”. Antoci probabilmente è stato messo in mezzo dagli agenti della scorta che hanno dato versioni contrastanti e incompatibili e sul numero degli aggressori e sul numero degli spari e sulla fuga e sulle misure messe in atto dalla scorta. La scorta ha finto l’attentato? “Non è plausibile che, sui 35 chilometri di statale a disposizione, il presunto commando mafioso scelga di organizzare l’attentato proprio a due chilometri dal rifugio della forestale, presidiato anche di notte da personale armato” si legge , tra la altre cose, nella relazione. “Indagini più estese e soprattutto più coinvolgenti rispetto ad altri apparati di forze dell’ordine avrebbero potuto contribuire a fornire alcune risposte che mancano. Su altri punti, tutti dirimenti, la non plausibilità dei comportamenti resta invece senza spiegazioni…su questa vicenda si torni ad indagare (con mezzi certamente ben diversi da quelli di cui dispone questa Commissione) per un debito di verità che va onorato. Qualunque sia la verità”. Ca quale verità? In Italia la verità è relativa a chi la racconta e all’uso che se ne deve fare per aiutare questo o quello relativamente all’aria che tira. Dispiace per Antoci che ci aveva creduto, come tanti.

Gabriella Grasso