Gli antichi insediamenti a Troina dalla preistoria al periodo classico nel libro di Giusy Ragusa

Il lavoro dell’archeologo somiglia molto a quello dell’investigatore. Nessun indizio è trascurato nel loro lavoro di indagine. Per l’investigatore nessun dettaglio della scena del crimine, neppure quello all’apparenza marginale, è da trascurare. Anche l’archeologo non trascura il reperto rinvenuto nello scavo e sul terreno di ricerca, che di primo acchito può sembrare irrilevante. Per entrami vale la teoria dell’ossicino di Cuvier per cui da una particella di un corpo si può ricostruire il corpo intero. La prova che il lavoro dell’archeologo ha forti somiglianze con quello dell’investigatore la si trova leggendo il libro di Giusy Ragusa dal titolo “Insediamenti antichi nel territorio di Troina” stampato dalla Grafiser con il contributo del Comune di Troina. Ragusa descrive minuziosamente le emergenze archeologiche di maggiore importanza del territorio troinese. Tra queste occupano un posto di rilievo le tombe a grotticelle, dette anche “tombe a forno”, risalenti all’età del rame e bronzo (dal IV al II millennio a.C.), e quello che resta della cinta muraria della città costruita negli anni compresi dal V al III secolo a.C. Di queste tombe a forno ce ne sono molte sulle pareti rocciose a strapiombo del monte Muganà e in quelle meno ripide sul versante meridionale della Rocca di San Pantheon in contrada Petramè. Ce ne sono altre sparse sul territorio, ma la maggiore concentrazione di queste tombe a forno si trova a Muganà e Petramé, a ridosso del centro urbano. Questo tipo di necropoli scavata sulla roccia, di cui a Troina se ne contano più di una, fa pensare ad insediamenti antichi simili a piccoli villaggi sparsi sul territorio. C’è da chiedersi chi fossero gli abitanti di questi antichi villaggi, quali fossero le loro relazioni, amichevoli o conflittuali, che lingua parlassero? Non è facile trovare la risposta a queste domande, e tante altre domande, perché vissero nella preistoria e pertanto non ci hanno lasciato documenti scritti. Ma non ce li hanno lasciati neppure quelli che vennero dopo, i greci nel VI – V secolo a.C., che sapevano leggere scrivere e avevano un altro modo di seppellire i loro morti, inumandoli o incenerendoli nelle necropoli dell’Arcirù, dove adesso c’è la scuola media, e delle Tre Croci su cui è stata costruita la Cittadella dell’Oasi. Di queste necropoli greche ne parla Ragusa nel suo libro. E fu con i greci, tra il VI e V secolo a.C. che quei villaggi si accorparono in unico centro urbano. Oltre alle due necropoli sulle quali hanno indagato l’Istituto di archeologia di Catania negli anni 1958-1960, prima che si costruisse la Cittadella dell’Oasi, e il prof. Giacomo Scibona dell’Università di Messina nel 1977, mentre erano iniziati i lavori di costruzione della nuova scuola media, di quel periodo sono rimasti alcuni tratti della cinta muraria a valle del quartiere Corso, dove sorgeva la città antica, e sotto la Chiesa Madre, dove una volta c’era l’ospedale Sant’Andrea. Di quello che resta della cinta muraria, Ragusa ce ne fa una descrizione molto accurata nel suo pregevole libro, che è una rielaborazione della sua tesi di laurea in lettere classiche. Anche qui, leggendo il libro di Ragusa, sorgono delle domande, le quale difficilmente troveranno una risposta: l’arrivo dei greci è stato indolore per quelli che ci abitavano da secoli oppure, come viene da pensare, c’è stato uno scontro cruento, vinto dai greci che hanno sottomesso quelli che già c’erano. I primi abitatori avevano scelto d’insediarsi del territorio troinese perché lontano dalle coste e, non essendo facile da raggiungere per la sua tormentata natura, facilmente difendibile. I greci, dove arrivavano, costruivano, oltre ai tempi per i loro dei, anche un teatro. Ma di questo non c’è traccia nell’antica città. Per la sua pozione geografica, da dove si domina la Piana di Catania, Troina era un luogo adatto per farne un avamposto militare. Ma non era solo questa la funzione di Troina nel periodo greco-romano. Troina era importante anche da un punto di vista economico. Il bosco è stato sempre una risorsa economica importante. Ma lo era in misura maggiore in quel lontano periodo. E chi controllava Troina, collocata sul versante meridionale dei Nebrodi coperti da foreste, che si estendevano un’amplissima superficie fino a lambire, disponeva di questa importante risorsa. Un libro si giudica per come è scritto, per l’argomento che tratta, ma anche per le domande che suscita. E quello di Ragusa sugli insediamenti antichi di Troina è un bel libro per com’è scritto, per l’argomento di grande interesse per la storia di Troina che tratta e per le domande che suscita.

Silvano Privitera