Commercianti di Valguarnera, un centinaio circa, abbassano per tutta la serata le saracinesche, manifestando sulle vie principali, per il caro tasse

Valguarnera. I commercianti di Valguarnera, un centinaio circa, hanno abbassato per tutta la serata di ieri le saracinesche, manifestando lungo le vie principali, per protestare contro il caro tasse. E’ stata una protesta pacifica nata quasi per caso, spontaneamente, sulla scia della manifestazione delle partite Iva che si è tenuta ieri a Roma e alla quale ha partecipato una folta delegazione provinciale. Esercenti di varie attività di via Sant’Elena, via Garibaldi, via Matteotti: titolari di bar, abbigliamento, calzature, ristoranti, articoli sportivi, da regalo, mobili, gioiellerie, generi alimentari e di tante altre attività, intendono dire basta all’alta imposizione fiscale che sta strozzando la già fragile economia locale. Una vera e propria serrata come mai si era vista quella di ieri sera. Da registrare che negli ultimi anni sono state tante le attività che hanno abbassato le saracinesche per via dello scarso giro di affari.

Le grosse catene di distribuzione nate nel circondario, l’outlet di Dittaino, unitamente ad una imposizione fiscale altissima e ad una farraginosa burocrazia, hanno dato un colpo mortale ai piccoli commercianti, non solo a Valguarnera. Alle 18,30 si sono riuniti tutti in piazza Garibaldi e subito dopo hanno percorso via Garibaldi per fermarsi in piazza Garibaldi davanti la sede del Comune. Per loro è una prima volta ma da quello che hanno in mente, non sarà sicuramente l’ultima. “Non ce la facciamo più – ci riferisce Giacomo Vitello commerciante di abbigliamento in via Garibaldi- quei pochi che siamo rimasti, vogliamo guadagnarci da vivere dignitosamente, ad una certa età non possiamo andarcene più all’estero. Siamo letteralmente tartassati dalle tasse, riusciamo a malapena a coprire le spese e parecchi di noi forse non riescono neanche a questo. Ogni mattina quando alziamo le saracinesche diventa un incubo. Abbiamo un’imposizione che va oltre il 60% del ricavato, ci facciano sapere come dobbiamo tirare avanti. Non solo, recentemente abbiamo dovuto acquistare i nuovi registratori fiscali del costo di 600- 700 euro.” In più- gli fa eco Giuseppe Pelligra contitolare di una trattoria in via Mazzini- dobbiamo munirci di pos per consentire ai clienti il pagamento con moneta elettronica, con il costo delle transazioni bancarie, nonostante le promesse del governo che a tutt’oggi sono a nostro carico. Tenga inoltre conto- riferisce Pelligra- che se voglio assumere un collaboratore, i contributi costano tanto quanto è lo stipendio del lavoratore. Assolutamente impossibile- conclude- andare avanti in questo modo”. I commercianti valguarneresi hanno detto a chiare lettere che non intendono fermarsi qui. “Intendiamo – riferisce Vitello andare avanti assumendo altre importanti iniziative, coinvolgendo anche gli altri commercianti della provincia. I Comuni, le Regioni e lo Stato centrale dovranno ascoltarci, se non vogliono che quei pochi che siamo rimasti abbassiamo le saracinesche. Ci devono dire di che morte dobbiamo morire. Siamo padri di famiglia che intendono portare un tozzo di pane a casa alla stregua di tutti gli altri, ma così come stanno le cose, non sappiamo quando potremmo resistere”.

Rino Caltagirone