Sicilia. Anagrafe delle imprese nel 2019: Enna nella top dieci

Tra aperture e chiusure, la Regione Sicilia ha registrato una saldo positivo dello 0,78 per cento. È uno tra i più alti del Paese. Trainano le società di capitali, soffrono gli artigiani. I dati di Unioncamere. E’ quanto emerge da un articolo di Paolo Fiore per Focusicilia.

Solo tre regioni (Sardegna, Puglia e Lazio) hanno fatto meglio in termini percentuali. Il Mezzogiorno (pur confermandosi l’area più brillante del Paese) ha frenato, con una crescita passata dallo 0,92 allo 0,71 per cento. Il tasso di crescita della Sicilia è superiore anche rispetto a quello medio italiano, che si è fermato allo 0,44 per cento, il più basso degli ultimi cinque anni. La relativa salute dei dati dell’isola si mostra anche in un altro dettaglio: nella classifica delle dieci province con la crescita maggiore del saldo netto, due sono siciliane. Palermo è ottava (+1,18 per cento), Enna è nona (+1,11 per cento). E nella top 15 ci sono anche Siracusa e Messina. Certo, un conto è fondare un’impresa e un altro è costruirne una di successo, in grado di produrre ricchezza. Ma chiudere il 2019 in positivo nonostante le tensioni internazionali e, nel caso della Sicilia, un Pil in calo è un “un segnale importante”, secondo il presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli. Perché significa che “c’è voglia di fare impresa”.
A trainare la crescita sono, come ormai succede da tempo, le società di capitale. Il loro salto positivo in Sicilia supera le 4600 unità, che equivalgono al 4,42 per cento. Cala invece (anche se meno rispetto alla media italiana) sia il numero delle società di persone (ovunque tranne che a Enna) sia quello delle ditte individuali (soprattutto a Ragusa). Le imprese artigiane, categoria trasversale alle precedenti, continua a soffrire: nel 2019 se ne sono perse quasi 700. Il saldo negativo sfiora l’1 per cento, resta più severo rispetto alla media italiana ma è meno nero rispetto al 2018, quando (con un calo dell’1,66 per cento) era stato il peggiore del Paese.