Enna. Commissione Ecomafie. Il presidente: “Poca consapevolezza del problema della depurazione delle acque da parte del sindaco Dipietro”

Si è conclusa questa mattina a Enna, con l’audizione dei rappresentanti di Acquaenna, la  missione “Sicilia centrale” della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, iniziata il 12 febbraio, relativa alla depurazione delle acque reflue.
Il presidente della Commissione Ecomafie, Stefano Vignaroli, ha evidenziato in particolare i ritardi storici riscontrati nel funzionamento dei depuratori e le numerose utenze non collegate agli impianti, con la conseguenza che la depurazione delle acque non viene effettuata ma si scarica direttamente in mare. A tal riguardo, ha sottolineato la poca consapevolezza avvertita da parte di alcune amministrazioni dell’importanza di tutelare un bene tanto prezioso come il mare siciliano: “Noto che da parte di alcune amministrazioni non c’è alcuna consapevolezza del problema e mi riferisco al sindaco di Enna, che sostiene di non avere alcuna competenza a riguardo. In realtà ci sono diverse utenze non collegate alla rete fognaria, e soprattutto ci sono delle società che gestiscono gli impianti, che dovrebbero fare degli investimenti per risolvere questo problema”.

Vignaroli ha, inoltre, ricordato il grosso lavoro di indagine delle Procure e degli organi di controllo, come l’Arpa, che tuttavia lamentano sempre la scarsa presenza di personale che, a sua volta. inficia i controlli nonostante un grosso contributo in tal senso sia stato dato dalla legge 68 sugli ecoreati. L’Arpa, in particolare, con un organico sottodimensionato di 350 unità su una pianta organica di 957, riesce ad evadere solo il 30 per cento dei controlli richiesti.
E, ancora, il presidente richiama il buon lavoro del commissario governativo che sta cercando di recuperare terreno, ma gli investimenti da fare sono tanti, considerato che l’80% dei comuni siciliani é in procedura di infrazione nel campo dei depuratori delle acqua reflue.

Il senatore del M5S, Fabrizio Trentacoste, ha precisato che “oltre alle numerose utenze ennesi, ci sono interi agglomerati urbani, come Valguarnera -che, infatti, è stata esentata dal pagamento del canone relativo alla depurazione delle acque- e una porzione importante dell’abitato di Nicosia, che non sono serviti dalla depurazione delle acque”.
“É un problema diffuso”, ha spiegato Trentacoste, “c’è un problema di mancati collettamenti, c’è un problema di non funzionamento di alcuni impianti, o in alcuni casi,  di sottodimensionamento, come nel caso di Enna, dove nonostante il decremento demografico del comune capoluogo, in considerazione delle tante utenze di studenti universitari ed uffici pubblici, ci sono momenti di picchi e quindi di crisi nell’arco della giornata, oltre al fatto che c’è un trattamento secondarie delle acqua reflue che attualmente manca”.

Il senatore Pietro Lorefice, al termine della conferenza stampa, ha sottolineato che “Il sindaco di Enna si è quasi totalmente sottratto ad ogni responsabilità dicendo che né i suoi uffici tecnici gli hanno mai sottoposto delle criticità dal punto di vista ambientale, anche per la carenza della rete fognaria e di collettamenti, né i cittadini o altri portatori di interessi. Acquaenna, la società che gestisce il servizio di depurazione, si dice pronta ad iniziare i lavori ma paradossalmente il mancato passaggio dall’Ato all’Ati blocca tutto”. “Speriamo che il sindaco Dipietro – ha concluso Lorefice – in qualità di massima autorità sanitaria del territorio, si attivi immediatamente per fare ulteriori approfondimenti e per partecipare in maniera attiva alla risoluzione di questo problema, al di là delle sollecitazioni e soprattutto ora che ne è venuto a conoscenza direttamente da parte della Commissione di inchiesta, perché non dimentichiamo che è il Presidente dell’Ati da oltre 4 anni e per  risolvere questo nodo e raggiungere l’obiettivo principale, che è quello di garantire salubrità, anche dal punto di vista ambientale ed ecologico, va fatta una pressione sinergica da parte di tutti”.

 

Di seguito il comunicato stampa della Commissione Ecomafie in ordine alle attività svolte nei giorni del 13 e 14 febbraio 2020, a conclusione della missione.

Enna, 14 febbraio 2020 – La Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (Commissione Ecomafie) ha concluso la sua missione in Sicilia centrale, svolta nell’ambito di un approfondimento dedicato alla depurazione delle acque reflue.

Tra il 13 e il 14 febbraio la Commissione ha sentito in audizione presso la prefettura di Enna i commissari dei Liberi consorzi comunali e i sindaci di Enna, Ragusa e Caltanissetta e il sindaco di Gela. Sono stati auditi inoltre i responsabili e i gestori degli impianti di depurazione di Ragusa, Gela (Macchitella e petrolchimico) ed Enna.

Il sindaco di Gela Lucio Greco ha riferito di non essere a conoscenza di scarichi e allacci abusivi e si è impegnato ad attivare controlli con gli uffici comunali.

Il sindaco di Enna Maurizio Di Pietro ha riferito di non aver mai emesso delle ordinanze per questioni connesse alla depurazione. L’audito ha inoltre dichiarato di non aver mai ricevuto, direttamente o attraverso i propri uffici tecnici, lamentele da parte dei cittadini o segnalazioni da parte degli organi di controllo riguardanti la depurazione delle acque reflue. L’audito ha riferito che a suo avviso allo stato non ci sono elementi tali da far ritenere che ci sia una grave situazione nella depurazione delle acque.

Dalle audizioni dei commissari straordinari dei Liberi consorzi comunali è emersa una diminuzione del numero delle sanzioni amministrative comminate agli impianti. Una tendenza che, secondo quanto dichiarato dagli auditi, sarebbe connessa a una maggiore attenzione per l’ambiente.

Secondo quanto dichiarato dai rappresentanti di Eni Rewind, nel petrolchimico di Gela momentaneamente l’impianto Tas (trattamento acque di scarico) riceve anche le acque in uscita dal Taf (trattamento acque di falda). Secondo quanto riferito, dai controlli non sono al momento emersi superamenti dei limiti. Gli auditi hanno inoltre dichiarato che il costo sostenuto per la depurazione dei reflui biologici urbani è molto superiore all’importo riconosciuto da Caltaqua.

Dalle audizioni degli altri gestori degli impianti di depurazione di reflui urbani è emerso che le criticità riguardano sia la vetustà degli impianti di depurazione, sia lo stato di rete fognaria e collettamento, nonché gli allacci fognari. Dalle audizioni è emersa inoltre una criticità nella gestione dei fanghi di depurazione: ci sono casi in cui il gestore dell’impianto e produttore del rifiuto non stipula il contratto con un impianto di compostaggio o con una discarica, bensì con un intermediario. Dalle audizioni dei gestori di impianti di depurazione di reflui urbani sono inoltre emerse criticità riguardanti la congruità delle tariffe rispetto al servizio fornito dal gestore.

«Da questa seconda missione in Sicilia sono emerse diverse criticità che approfondiremo, a partire dagli agglomerati urbani non collettati e i depuratori esistenti ma non funzionanti, ma anche le storiche disattenzioni ai problemi della depurazione da parte dei sindaci, prima autorità competente per la tutela della salute pubblica dei cittadini. Approfondiremo anche la gestione dei fanghi di depurazione, per capire in particolare la loro destinazione finale», dichiara il presidente della Commissione Ecomafie Stefano Vignaroli.