Siamo fortunati: governo ha messo in prima linea l’essere umano rispetto all’economia

Quello che sta accadendo in questo periodo è una malattia o una guarigione? Da un lato, sicuramente è una malattia perché ci porta in una empatia profonda con la sofferenza. C’è tanta gente che sta morendo sola (un dolore oceanico) ma c’è, soprattutto, la lontananza, la rabbia, l’impotenza, il senso di solitudine, un rifiuto mentale. Dall’altro lato, questo momento lo potremmo considerare come una sorta di gratitudine, perché probabilmente era l’unico modo per poterci fermare; fermare e ascoltare quel ritmo che avevamo perduto da tantissimo tempo, che è il ritmo della natura. A pensarci bene, non ci hanno fermato i roghi dell’Australia, non ci hanno fermato i roghi della foresta amazzonica in Brasile, non ci hanno fermato le immagini dei ghiacciai che si sciolgono, non ci ha fermato il dolore degli animali. Solo quando è iniziato il dolore che sta facendo bruciare i nostri polmoni, abbiamo incominciato a riflettere. Vediamola da un punto di vista positivo: questo è un momento di enorme gratitudine perché ci sta dando la possibilità innanzitutto di comprendere che bisogna elevarci a un livello superiore di interconnessione, interdipendenza, di empatia, di rispetto verso l’altro. Perché stiamo comprendendo che dalle azioni di ognuno di noi dipende la salute degli altri e che ci fa dire che il destino degli altri è legato profondamente al nostro. Questo ci sta facendo veramente avvicinare, ci sta facendo comprendere e riflettere su come stiamo vivendo. In questo passaggio storico particolare ci stiamo rendendo conto che siamo un organismo unico e che deve prevalere il “noi” rispetto all’io”. E non sarebbe male se ci interrogassimo anche sulla nostra identità biologica, sul fatto che nel nostro corpo abbiamo più virus e batteri che cellule. Dovremmo incominciare a interrogarci sul fatto che siamo ospiti in questa terra e a comportarci come dovrebbe comportarsi un ospite rispettoso. Forse non siamo neanche padroni del nostro corpo, è più probabile che lo abbiamo in affitto, così come la mente, l’energia vitale, le emozioni; e in questa favola esistenziale dovremmo chiederci, in questi giorni soprattutto: ma cosa stiamo facendo con questi strumenti? Li stiamo trasformando in valori al servizio degli altri così come ci sono stati dati, oppure stiamo perseverando nelle abitudini quotidiane? E allora in questi giorni di obbligato riposo sarebbe bene raccoglierci e meditare, entrare all’interno della nostra anima e per la prima volta ascoltarci. Ci sono tante cose dentro di noi che non ci piace sentire perché quando ti fermi e ascolti inizia a venir fuori rabbia, impazienza, fretta, ansia, senti il turbinio della mente e devi decidere cosa fare con queste sensazioni. Da tutto ciò deve venir fuori una parola chiave che si chiama pazienza e cioè la capacità di rimanere imperturbato osservando gli stati interiori del turbinio del mondo. La capacità di restare in uno stato di equanimità nonostante tutto ciò che accade. Altra parola fondamentale è l’umiltà, cioè la capacità di relazionarsi con l’infinito costantemente e di comprendere che tutta la potenza dell’essere umano, del nostro sistema economico, della finanza canaglia che ci governa, è stato messo in ginocchio da una piccolissima porzione di RnA con poca sostanza organica. Ci rendiamo conto di quanto siamo fragili da questo punto di vista e quanto ci dobbiamo ridimensionare di fronte alla vita e di fronte al rapporto con la terra. C’è tantissima gente arrabbiata contro il governo, e verrebbe da dire: ma ci rendiamo conto che siamo stati fortunati? Il nostro governo con tutti gli errori che può aver commesso è il solo che ha deciso di mettere in prima linea l’essere umano rispetto all’economia. Non sta succedendo in Olanda, in Inghilterra, in Germania, in Francia e, dunque, smettiamola con le critiche e le lamentele. Questo è il tempo di tirare fuori il meglio che abbiamo e mettersi a disposizione degli altri. Questo è il tempo di servire più che di criticare, lo sappiano in particolar modo certi ciarlatani della politica buoni solo a remare contro.

Giacomo Lisacchi