A Piazza Armerina: meglio i soldi che la salute?

Di solito, nelle emergenze per calamità naturali o come in questo caso, covid19, ci si trova di fronte ad una medaglia a due facce, come tutte le medaglie. Una faccia, rappresenta la parte buona e l’altra quella non buona. L’una che, si sbraccia, lavora in modo indefesso, attua piani organizzativi attenendosi a protocolli ben pianificati, talvolta basandosi su dati empirici, andando alla ricerca di quante più figure professionali possibili e tutti insieme affrontare l’emergenza per il bene dei cittadini. L’altra parte della medaglia, di solito è quella che più si ammira (eufemismo ) che dovrebbe rappresentare, che dovrebbe tutelare, che dovrebbe lotta per i nostri diritti, per poter ottenere quante più risorse economiche, e non solo, servono per coadiuvare chi concretamente sacrifica la propria vita ora per professione ora per passione. Il covid, ha messo a dura prova la provincia ennese, vuoi per i tagli alla sanità, vuoi per una organizzazione a gruviera, seppur con non pochi sacrifici di tutti, vuoi perché in tutte le realtà, si deve dover rispondere alle voci della politica che è come il prezzemolo, sta dappertutto. Anche in questo campo, ci si scontra con le due facce della politica, una che cerca di fare gli interessi del popolo (ossimoro), dei più deboli e l’altra che fa finta ( peggio di un ossimoro), ma in realtà mette in campo tutte le proprie conoscenze ed il proprio potere per ottenere dei ritorni se non a lungo termine almeno quelli che la situazione offre “carpe diem”. Ormai fanno, non per nulla notizia, ma quasi, il numero dei positivi da covid, a preoccupare, ma molti ancora sono da analizzare e chissà. Preoccupa molto, e non senza ragione, quanto sta accadendo fra il connubio organizzato dalla direzione aziendale dell’Asp, la politica ed i privati, sul trasferimento di pazienti in via di guarigione per covid, nella città dei mosaici. Il presidente della regione Sicilia, comunica, di aver firmato una ordinanza, con la quale si potranno effettuare delle convenzioni con imprenditori di strutture ricettive, alberghi per intenderci, i quali, metteranno a disposizione il loro albergo per i degenti della pandemia, “pagherà la regione”, meglio di così, si muore… no no, ora no, dobbiamo campare. Comunque, l’hotel messo a disposizione dall’imprenditore piazzese, risulterebbe in società, voci di corridoio, con altro privato implicato professionalmente e non solo, a livello politico. Alcuni mesi fa, si parlava addirittura di trasformare la stessa struttura ricettiva, in ”campus universitario”. In molti diranno, “magari”, almeno un po’ di economia all’interno della nostra città“. Ora, anche questa operazione, potrebbe essere vista come cosa buona per l’economia della città, ma sotto quali punti di vista? L’eventuale promiscuità con utenti già presenti nella stessa struttura, se di questa si tratta, non fa pensare nulla di buono, i pazienti trasferiti, sono sì in fase di guarigione ma non guariti, chi assicura la non possibile contaminazione? Quale tipo di personale sanitario e non, e quanto personale se ne occupi, non è affare dei cittadini e chissà che garanzie si avranno. Però, se ci fermassimo un attimo a pensare faremo un’analisi di ciò invece che, hanno richiesto ed ottenuto le altre due cittadine, “Nicosia e Leonforte”. Nicosia approfitta di questa emergenza per ottenere e subito attivare quattro posti di terapia intensiva, era una eternità che ci lavorava la politica, finalmente trovata la quadra, terapia intensiva già attiva, tutti zitti; Leonforte, facendo un po’ per finta un po’ per davvero, “rumors sanitario”, ottiene la riapertura di un reparto del nosocomio, per trasferimento di degenti in via di guarigione Covid, da Enna, ma nel frattempo, attraverso una raccolta fondi, comunica l’acquisto di un respiratore, ottenendo, in virtù delle possibili complicanze dei degenti, remote ma possibili, un posto di terapia intensiva… tutto virtuale? No, tutto studiato a tavolino, anche in questo caso quadra chiusa. Che fa Piazza Armerina? A Piazza Armerina, a chi di dovere almeno, di certo non ai cittadini, la “S” di “salute” assume più importanza la “ S” di “soldi”. Già, l’ospedale “Chiello “ con diversi reparti funzionanti, proprio in questa emergenza, con “amicizie regionali” di non poco conto, la possibilità non remota e non virtuale, avrebbe dovuto e potuto chiedere quattro posti di terapia intensiva. Volendo andare indietro con la memoria, al “Chiello “ erano stati istituiti ben sette posti di terapia intensiva, con tanto di macchinari sul posto, mai aperta per mancanza di personale infermieristico, pur in organico ben quattordici anestesisti. Eppure, è stato più semplice destituire il reparto che reclutare personale. Chiusa la quadra? Di allora di certo, e in questo momento di emergenza? No, chiuso il cerchio. A Piazza Armerina non è necessario tutelare la salute di tutti, si ci può benissimo spostare ad Enna, oppure alla Bellia, location con alti cipressi ed aria ben ossigenata. A chi importa cosa realmente accada all’interno del nosocomio piazzese? Quanti dei sanitari sono stati sottoposti al tampone? Quanti sanitari degli altri nosocomi sottoposti a tampone, hanno avuto priorità nel risultato, per permettere loro di lavorare in sicurezza e poter rientrare in famiglia, dopo un giorno di lavoro, senza la paura di mettere a rischio la salute dei propri cari?
Io saprei rispondere, ma purtroppo o per fortuna sto imparando a non agire di stomaco, una cosa ho compreso “siamo solo numeri”.
“Se vuoi avere la vera libertà, devi farti servo della filosofia” ( Seneca)

Anna Zagara

 
Riceviamo e pubblichiamo
Al Sindaco della città di Piazza Armerina
La cronaca ci offre notizie di Case di riposo in isolamento, di strutture dove il contagio del coronavirus non si è fermato e di Paesi isolati proprio a causa di questo.
Dall’inizio dell’epidemia, si è sempre parlato del pericolo nel quale incorrevano gli anziani. Le notizie degli ultimi giorni ci mostrano come questo rischio sia diventato sempre più reale e quanto la morte sia vissuta in solitudine, lontano dagli affetti.
E’ notizia di oggi la possibilità che si crei un centro specializzato COVID 19 presso una nota struttura alberghiera di Piazza Armerina all’interno della quale sorge una Residenza Sanitaria assistenziale per anziani.
La sola possibilità desta in noi sgomento ed enormi perplessità in quanto a parere di chi scrive si ritiene una decisione scellerata e pericolosa in grado di mettere seriamente a repentaglio la salute degli anziani ricoverati presso la stessa struttura alberghiera e di generare un focolaio in un luogo non distante dal centro abitato.
Riteniamo fermamente necessario dover individuare luoghi appositi in cui accogliere i positivi al Coronavirus ed è assolutamente doveroso dar loro la migliore assistenza ma creare questi posti presso una RSA, o nello stesso edificio, non è la soluzione!
Non dimentichiamo, invero, che tali soggetti seppur in via di guarigione risultano essere assolutamente contagiosi pensiamo, dunque, a chi in questa struttura è ricoverato e a chi nella stessa lavora in condizioni già particolari da quando è iniziata l’epidemia.
Nello specifico presso le RSA le visite di parenti sono inibite già da più di un mese gli anziani inquilini sono, giustamente !!, in una campana di vetro sottilissima e fragilissima ma tutto per il loro bene. I familiari possono vedere i propri cari con le videochiamate che il personale effettua giornalmente.
Se una ipotesi del genere divenisse realtà, verosimilmente, si vanificherebbe ogni precauzione osservata negli ultimi mesi.
Basti pensare a quanto è accaduto in provincia di Brescia, in una struttura per anziani, si è consumata una vera e propria strage di ospiti che le autorità sanitarie attribuiscono a un “contagio portato dai parenti ” dei medesimi. Questo nonostante i parenti non entrino da settimane nelle Rsa lombarde, come in molte altre strutture nazionali.
Premesso ciò
lungi dal voler creare allarmismo, in quanto non ci ergiamo a tecnici, vogliamo solo sottoporre delle riflessioni che siamo sicuri vengano prese in dovuta considerazione.
Gli scriventi sono per primi consapevoli della fondamentale necessita di assicurare ai contagiati le migliori cure e attenzione, e siamo altresì consci che vi è un bisogno disperato di liberare posti in ospedale e che bisogna trovare una sistemazione consona a tutti quei soggetti che sono contagiati ma chiediamo alla S.V. che il protocollo sancito dal comitato tecnico scientifico trovi applicazione.
Rispetto a questo sorgono forti perplessità in quanto questi luoghi non hanno strutture separate, non hanno dispositivi di protezione individuali e non hanno personale formato per gestire questo tipo di pazienti.
Quindi ci chiediamo:
sulla base del protocollo e delle linee guida dettate dall’OMS saranno previste, nella eventualità, tutta una serie di precauzioni che ineriscono all’abbigliamento protettivo e totalmente isolante del personale, alla sanificazione dei luoghi ecc..
Come si individuerà il personale che gestirà questi pazienti?
il personale della RSA e con ciò intendiamo anche gli addetti alle cucine ed alle pulizie saranno gli stessi che nell’eventualità verranno utilizzati nel centro Covid 19?
Ciò posto ci auguriamo vivamente che nell’eventualità che tale possibilità diventi concreta chiediamo alla S.V. di vigilare che da parte dell’Asp , da parte di chi ci lavorerà in qualsivoglia mansione e del proprietario privato della struttura venga adottata ogni sorta di precauzione ai fini di scongiurare possibili contagi all’interno della struttura alberghiera, nella RSA che ivi sorge ed all’esterno; ciò chiediamo non solo a tutela dei ricoverati ma anche dell’intera collettività.
Certi della sensibilità e comprensione della vicenda da parte della S.V. speriamo in un sollecito riscontro.
Piazza Armerina lì 03/04/2020
I presidenti dei Quattro Quartieri Storici di Piazza Armerina
Canali: Salvatore Arena
Casalotto: Aldo Arena
Castellina: Massimo Di Seri
Monte Mira: Filippo Rausa
Priore del magistrato dei Quartieri: Stefano Di Dio.