Aidone e San Filippo ai tempi del Coronavirus

Quando è arrivata la Settimana Santa e poi Pasqua e pasquetta pensavamo di aver visto tutto quello che si potesse vivere di assurdo, irreale, fuori dal tempo. Le feste religiose sono soprattutto feste comunitarie; nelle chiese, nelle processioni ti trovi spalla a spalla con persone sconosciute, ma sai di vivere gli stessi sentimenti, lo stesso dolore, la stessa gioia, la stessa fede. Quando ti ritrovi nella stessa piazza e vivi la Giunta di Pasqua, tra lo scampanio festoso, l’abbraccio di Maria e il suo Figlio Risorto e gli Apostoli-Santoni che ballano e saltano per la gioia, è un continuo abbracciarsi, baciarsi, stringere mani anche a perfetti sconosciuti e in quel momento sei felice di farlo. Le feste pasquali sono passate nella mestizia, molti fedeli si sono ritrovati a casa davanti ad un telefonino per sentire e vedere il proprio parroco, gli altari conosciuti e la piccola consolazione di essere quasi presenti. C’è un prete a Bari, Don Giovanni Ladiana, che ad ogni messa che si prepara a celebrare, dal profilo facebook avvisa i suoi parrocchiani “anche oggi vi porterò a messa con me; mi preparerò leggendo i vostri nomi”, il loro nome risuona nella chiesa vuota ma è come se tutti banchi fossero pieni delle loro presenze…

E poi è venuta la volta di San Filippo: la novena, i vespri e oggi anche la messa solenne sono state seguite in streaming con una buona partecipazione di devoti. La messa solenne è stata celebrata, a porte chiuse nella cappella del Santo, dal Vescovo mons. Gisana e da tutti i tre parroci di Aidone, Don Carmelo Cosenza, Don Giacinto Magro, Don Angelo Ventura, alla presenza del Sindaco, dell’assessore Ciantia in rappresentanza della nostra cittadina, dei comandanti dei vigili urbani e dei carabinieri di Aidone e della bellissima voce di una corista. Alla fine della celebrazione i presenti, insieme a due ragazzi che sostenevano una gigantografia di San Filippo, con il Vescovo che reggeva il secentesco reliquiario, hanno percorso in processione il breve tragitto che si fa, alla stessa ora tutti gli anni, con la partecipazione di una folla enorme di pellegrini e devoti. I fedeli, i devoti che hanno potuto, si sono uniti virtualmente ed inispirito a questa celebrazione, e i fortunati abitanti in quelle strade hanno potuto assistere alla processione dai balconi.
Ma San Filippo per Aidone non è solo la festa religiosa è la festa per antonomasia. Una festa attesa, e a volte subita, a partire già da molti giorni prima, quando le vie principali vengono chiuse al traffico per fare posto alle numerose bancarelle, e subito le strade si riempiono del profumo fragrante del torrone di mandorle lavorato dai vari turrunari, dell’odore invitante della salsiccia e cipolle e wurstel dei tanti venditori di panini, delle musiche a volte assordanti di chi invita a comperare le ultime novità, una volta di dischi, ora dvd, o di quella che accompagna le “giostre”, quando i proprietari di ciascuna delle attrazioni suonano la propria musica e ciascuno cerca di superare in volume il vicino; dei colori delle bancarelle di vestiti, cappellini, foulard e le tanto amate zagarelle che ragazzi e adulti, venditori all’impronta, vi propongono per tutta la salita di via Cavour e sui gradini della chiesa.

E da tutte le strade di ingresso in Aidone arrivano per giorni, ma ancora di più per tutta la notte della vigilia, pellegrini a piedi, per sciogliere voti, impetrare grazie, fare semplicemente il viaggio perché così si è fatto da sempre; per alcuni sofferto pellegrinaggio, per altri gita, festa a mò di scampagnate, per i più moderni occasione per un percorso da trekking. Da qualche anno, ad esempio, un gruppo di camminatori del Sentiero Siculo vengono da Barrafranca per fare il Viaggio a San Filippo di Aidone “attraverso campi e foreste”, senza mai usare le strade statali se non per attraversarle.
E tutto questo si è ripetuto uguale per secoli! Non sappiamo quando iniziò in Aidone il culto del santo taumaturgo il cui sepolcro, a Hierapolis in Frigia, fin dai primi secoli dell’era cristiana era meta di pellegrinaggi da tutto il medio oriente. Non è un santo comune in Sicilia dove è molto più venerato san Filippo di Agira. Una delle poche chiese esistente è quella della Giudecca ad Ortigia più conosciuta per il bagno rituale ebraico, il miqweh, che è stato trovato nei sotterranei e dove a quanto pare non c’è neppure un’immagine di San Filippo.
Lo troviamo citato negli atti del Vicario Capitolare Francesco D’Amico, era il 10 maggio 1631 e una delegazione di aidonesi avevano portato a Regalbuto, dov’era in visita il vicario, un prezioso reliquiario di argento perché vi fosse benedetto. Era lo stesso portato oggi in processione e allora, quando lo riportarono in Aidone, si fecero grandi feste. Perché venisse fatto un un reliquiario così prezioso e costoso, il suo culto doveva essere già presente, e le reliquie, in effetti piccole scaglie di ossa, sono dei santi Filippo e Giacomo, chiamato il Minore o il Giusto. Le reliquie più consistenti, il piede di Filippo e un pezzo di femore attribuito a Giacomo giunsero a Roma nel VI secolo, da Costantinopoli, per volere di Pelagio I (Papa dal 556 al 561) che li volle custodite nella basilica che lui stesso fece costruire, intitolandola ai Santi Apostoli. (La reliquia due anni fa sono state in visita ad Aidone condotte dal parroco della basilica Don Agnello Stoia, ed è stato un evento indimenticabile per la nostra piccola comunità).

Ora il mio pensiero va anche alla delusione di tutti i forestieri che avrebbero voluto intraprendere il viaggio quest’anno, ma va specialmente a tutte quelle persone, i venditori ambulanti, i giostrai, gli installatori delle luci, i fabbricanti di fuochi di artificio, i produttori di cera, che in questi mesi primaverili passavano da un paese all’altro, da una festa all’altra e ora sono costretti nelle loro case a chiedersi quando potranno ricominciare a lavorare per mandare avanti la baracca. Penso anche a tutti i commercianti, i ristoratori aidonesi e al loro guadagno perso. Mi immedesimo nella loro sofferenza, a volte diamo tutto per scontato e non pensiamo quante famiglie vivono intorno ad una festa, ad un evento, ad una sagra. Tutte occasioni ormai perse e chissà ancora per quanto tempo. Non ci resta che affidarci a San Filippo che in questi mesi ha tenuto sotto il suo ombrello protettivo il nostro paese. dove non si è verificato neppure un caso di contagio.

Franca Ciantia


*Si ringrazia Angelo Gugliara per le foto